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Tutti i commenti e le recensioni di Huesera - The bone woman

TITOLO INSERITO IL GIORNO 7/04/23 DAL BENEMERITO SCHRAMM
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Schramm 7/04/23 17:47 - 4033 commenti

I gusti di Schramm

Quando la si usa per reprimere ciò che si è (state), la maternità un livido ci dà. Le gravidanze diventano danze gravi, contrappuntate da incalzanti nefasti presagi disagi contagi sibillini, fanno salire sul ring, sono margherite e regrudgescenze che costringono al continuo m'ama non m'ama, col non a uscirne trionfante anche quando perde contro la magia grigia. Brava Cerveza a sottrarci al nostro agio tenendo sempre indistinte sfera psichica e suggestione metafisica, magia e pazzia, narrazione e allucinazione. Non sempre e non tutto convince, ma la fluidità non perde mai un colpo.

Max dembo 24/04/23 13:29 - 427 commenti

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La Garza Cervera ha un buon talento visivo e impagina alcune belle sequenze visionarie. Peccato il tutto sia un veicolo per l'"Orrorificazione" sotto forma di orrore corporeo della maternità, delle relazioni eteromatrimoniali, sottile veicolo di positivizzazione delle relazioni lesbiche come nelle due protagoniste. Negativizzazione della religione come idolatria vuota e basta, positivizzazione dei riti pagani e magici... ed è un film latino di una cultura un tempo positivista e non materialista, spirituale e non secolarizzata. Peruviano-messicano. Figurarsi se era un film americano...
MEMORABILE: La sequenza nella foresta con i corpi senza volto e disarticolati a ragno, dalle fratture. Forse debitrice de Il paese incantato, di Jodorowsky.

Herrkinski 10/04/24 04:55 - 8730 commenti

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Il morbo di certo progressismo di stampo americano contagia anche il Messico, in questa metafora sociale mascherata da horror soprannatural-esoterico; gli elementi fantastici sono solo un contorno che rappresenta la psiche turbata della protagonista, novella madre che realizza di non essere tagliata per la parte. Tra presunte pressioni sociali e cliché di genere, si scade nella solita propaganda femminista a senso unico man mano che il film procede verso il finale, quasi a voler far credere che l'orrore sia la famiglia tradizionale; il finale conferma la presa di posizione registica.

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