Girato in 5 giorni dal magnate del trash Fred Olen Ray, ne costituisce uno dei suoi lavori più noti, anche grazie alla presenza di Hansen (il Leatherface originario) e di alcune scream-queens ottantiane, su cui svetta la mitica Quigley. Il film è una folle presa in giro di Non aprite quella porta e dei film sulle sette sataniche, narrato dalla voce fuori campo del protagonista (un gustoso e macchiettistico Richardson) e infarcito di nudi gratuiti e secchiate di sangue a buon mercato. Buona la fotografia; il ritmo, discreto e leggero, lo rende godibile.
Classico "so bad that it's good", un film talmente delirante che risulta divertente. Basti dire che al centro delle scena c'è una setta di adoratori della Motosega (!), antico culto egizio (!!), capeggiati da Gunnar Hansen - Leatherface (di un'inespressività leggendaria). Il gore rimane fuori campo ma il buon Olen Ray pensa bene di impepare il tutto con abbondantissimi nudi (integrale quello di Michele Bauer...). Non mancano duelli con la suddetta motosega tra amazzoni seminude e un divertente Jay Richardson simil Chandler.
MEMORABILE: Il geiser di sangue che investe la Bauer nel primo omicidio.
Parodistico e divertito, offre una interessante galleria di donne accaldate e devote a un santone guardone. Notevoli i primi sacrifici, in un tripudio di motoseghe impazzite e arti smembrati. Mano a mano che procede la cosa si fa ripetitiva, i dialoghi non trovano sfoghi più di tanto e anche il fatto di girare tutto in pochi ambienti si fa sentire. Sguardi allucinati e strizzatine d'occhio la fan da padrone ma quel che il film doveva dire (e mostrare) si limita alla prima parte.
Fra i titoli più noti del sarcastico exploiter Fred Olen Ray, che costruisce addosso a una parodia scollacciata del noir classico (spassoso Richardson nei panni del "private dick" donnaiolo, con tutti i giochi di parole annessi) una folle commedia horror a base di riti segreti e prostitute sanguinarie che venerano le motoseghe (!). Nel cast si fanno notare, per ragioni molto diverse, una Linnea Quigley particolarmente sexy e un autoironico Gunnar "Leatherface" Hansen nei panni del capo spirituale della setta (chi se non lui?). Nudità, sangue a secchiate e arti di gomma in gran copia.
MEMORABILE: I clienti fatti a pezzi dalle meretrici; Il tempio egizio; La danza della Quigley con due motoseghe nelle mani, evidentemente troppo pesanti e fumose.
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