Note: Titolo per il mercato anglosassone: "Bitter Years". Dagli anni del liceo fino alla prematura morte, la vita di Mario Mieli, intellettuale legato al marxismo rivoluzionario che nei primi anni '70 fu tra i fondatori del movimento omosessuale italiano.
Di famiglia benestante e numerosa, Mario non fa mistero del suo orientamento omosessuale, ama vestirsi da donna ed usa la provocazione come forma di contestazione intellettuale, mentre i genitori interpretano i suoi comportamenti come frutto di un disturbo psichico... Lodevole l'intento di far conoscere una figura di pensatore poco nota al di fuori della comunità LGBT, ma film inferiore alle attese, anche se curato nella messa in scena: freddo, didascalico, stenta a suscitare interesse e anche la prova del protagonista appare rigida nella sua impostazione teatrale. Occasione persa.
Una vera occasione poter riparlare, all'interno di una cornice dialettica opportunamente problematizzata, della controversa e poliedrica figura di Mario Mieli, sfortunato intellettuale situazionista tra i protagonisti assoluti della stagione di militanza marxista dei primi movimenti omosessuali italiani. Quasi frustrante per dimensioni è invece il buco nell'acqua: regia pedissequamente didascalica (la vita di Mieli è ridotta ad una serie di episodi monodimensionali in fila uno all'altro), sfondo storico mai messo a fuoco, artefatte e impostate le prove attoriali. Grossa delusione.
MEMORABILE: La tormentata scrittura de "Il risveglio dei faraoni".
Storia di Mario Mieli, provocatorio attivista precursore di tante istanze attuali; personaggio scomodo difficilmente inquadrabile fra ribellioni estreme e disagi, tanto che la regia si limita a mettere in fila segmenti della vita (politica, amori, rapporti con la famiglia) sino al tragico finale; accompagnano il mimetico protagonista validi comprimari, anche se la Ceccarelli sarebbe meglio parlasse e non bisbigliasse. Per chi vuole avvicinarsi a una personalità dimenticata e complessa, i cui saggi sono ancora oggi difficilmente reperibili.
MEMORABILE: Il vitalismo provocatorio di Mario che si trasforma gradualmente in angoscia.
Cinquant'anni dopo l'illuminismo di Mario Mieli, l'Italia non sembra avere imparato granché, vista la disamina che questo coraggioso iniziatore del movimento omosessuale italiano promuoveva, indomito, agli albori degli anni 70. Si ripercorrono le varie fasi del suo successo, costellato da umiliazioni ma anche da attenzioni mediatiche. Un film dallo stile brillante, mai volgare, che evita di proporre Mieli come figura clownesca e sorretto da attori capaci, in primis Nicola Di Benedetto, maschera tragica ma gentile.
MEMORABILE: La sigla finale affidata ad Ivan Cattaneo con la sua "Polisex".
Biopic privo di volgarità ma anche di anima, basato su fatti e fatterelli più che sui tormenti interiori del giovane attivista (i quali avrebbero dovuto essere i veri protagonisti della vicenda); anche poco coraggioso, se vogliamo, e comprensibilmente: il film mostra un Mieli colto, affabile, spesso cinico con i genitori (ma solo per nascondere profondi sensi di colpa), tralasciando però i lati più oscuri e perversi del suo carattere (i disturbi psichici sono accennati, mentre viene del tutto omesso il suo pensiero aberrante in merito alla pedofilia). Di Benedetto però è incantevole.
MEMORABILE: L'assalto al poliziotto; Mario allo specchio.
Controversa biografia (venne chiesta un'interrogazione parlamentare dalla Lega sull'utilizzo dei fondi pubblici) dell'attivista per i diritti civili Mario Mieli da parte di Andrea Adriatico; purtroppo ripiega sullo stile della "fiction" televisiva, dello sceneggiato contemporaneo Rai in esterni, latita lo spazio del Cinema. C'è però una nota di valore: la prova attoriale notevole di Nicola di Benedetto, trasfigurato nei movimenti e nella voce. Il resto è una semplice celebrazione divulgativa di una figura storica scomoda, a volte strumentale, a volte addirittura sciocca.
MEMORABILE: "Piccole Anime" di Faust'O durante la lunga preparazione al suicidio.
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