Note: Edizione originale curata dal regista di 165 minuti, ridotti dalla Universal a 140. L'edizione italiana dura 120 minuti. Aka: Freud: The Secret Passion.
Biotopic sul padre della psicoanalisi, non privo delle ingenuità e facilonerie tipiche del genere, ma interessante e particolare, dato che si concentra su un limitato periodo (il quinquennio 1885-90) e sulla doppia indagine condotta da Freud riguardo il proprio rapporto col defunto padre, verso cui provava una segreta (ed apparentemente inspiegabile) avversione, e le psicosi che tormentano Cecilia, una giovane donna gravemente malata. Clift tratteggia una figura tormentata, alle prese con sensi di colpa inconfessabili al pari dei suoi pazienti
MEMORABILE: Clift osserva sconvolto McCullam sotto ipnosi che spoglia il manichino dalla divisa militare del padre, per abbracciare il simulacro della madre
Un quinquennio della vita del padre della psicoanalisi condensate da John Huston in un film che non riesce ad evitare una fuori luogo patina hollywoodiana, probabilmente dovuta in parte alla scelta di Montgomery Clift, attore decisamente poco europeo per la parte. Per il resto, il film presenta una decorosa ricostruzione ambientale ma rimane decisamente troppo freddo e poco coinvolgente emotivamente.
Film un po' didascalico sulle esperienze di Freud negli anni 1885-1890, di sicuro interesse per gli appassionati della psicoanalisi o argomenti simili. Le possibilità aperte dall'ipnosi vengono ben sfruttate con immagini oniriche sfocate ai bordi. Bella l'interpretazione di Montgomery Clift.
Riuscita biografia (parziale e romanzata) di Sigmund Freud e delle sue teorie più famose, con scene simboliche ben fatte (la chiave che apre la stanza del ragazzo che rivela desideri infantili che turbano lo psicologo, il quale richiuderà la stanza a chiave). Ottimi anche i sogni e ricordi d'infanzia. La fotografia e l'atmosfera da thriller rendono il film facile da seguire. Montgomery Clift non ha lo sguardo severo dell'autentico Freud ma impersona bene il personaggio, dal volto sorpreso e sofferente per le sue scoperte inaspettate.
Con quel che ne rimane (20' tagliati dall'edizione italiana, 25' da quella originale, sceneggiatura di Sartre abortita) il film di Huston è una dignitosa opera divulgativa che all'uomo Freud antepone le sue teorie psicoanalitiche, dagli studi sull'isteria all'elaborazione del complesso edipico. Concettoso, ma interessante: calato in un clima sonnambolico (l'ipnosi è somministrata come l'aspirina…) trova in Clift un interprete diligente e in Susanna York una sentita esemplificazione della schizofrenia (in anticipo su Images). Notevole score di Goldsmith che riciclerà alcuni brani per Alien (!).
Buon film sul padre della psicoanalisi. A tratti surreale e con ritmi abbastanza lenti. Descritta bene però la figura del protagonista, ottimamente interpretata da un Montgomery Clift in parte. Regia al limite del perfetto di John Huston.
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CuriositàDaniela • 6/12/09 16:01 Gran Burattinaio - 5945 interventi
La sceneggiatura originale, scritta da Jean Paul Sartre appositamente per Huston, si rivelò impossibile da trasporre, in quanto troppo prolissa (oltre 1100 pagine).
Venne allora rielaborata e notevolmente ridotta da Charles Kaufman e Wolfgang Reinhardt.