Fire of conscience - Film (2010)

La macchina da presa non si ferma un secondo lungo tutti i 100 minuti conferendo al film un dinamismo che fa la differenza, perché pur senza inventare nulla Dante Lam dimostra di sapere molto bene come si gira un film d'azione capace di tenerti incollato allo schermo. Uno spettacolo tirato a lucido sicuramente più vicino ad una certa estetica hollywoodiana che alla tradizione cinica e violenta di HK, ma se dicessi che per questo non mi è piaciuto sarei uno spudorato bugiardo.

Dall'autore dell'ottimo The beast stalker, un altro bel poliziesco/noir basato sulla contrapposizione tra bene e male, incarnato dai due protagonisti principali, caratteri molto differenti egregiamente interpretati da ottimi attori. Vicenda densa di avvenimenti, girata con un ritmo impeccabile e con eccellenti scene d'azione. Suggestiva caratterizzazione ambientale. Non esaltante il doppiaggio italiano.

Mentre cerca di far luce sulla morte di un collega, il poliziotto Manfred si ritrova invischiato nella corruzione che contamina le forze di polizia. Storia di bene e male visti come una scala di grigi, girata con uno stile iperbolico che punta a stupire. Sebbene l'aspetto morale sia più ricercato rispetto ad altre pellicole dello stesso genere, spesso passa in secondo piano rispetto alle scene d'azione e ai manierismi tecnici. Comunque un prodotto valido, con un buon cast e senza cadute di tensione.

Poliziotto sporco e violento, incattivito dalla tragica morte della moglie, vs. collega solo apparentemente più corretto in quanto, frustrato nelle sue ambizioni di carriera, è passato dalla parte del crimine. Teatro del confronto una Hong Kong piena di luci, colori, suoni, una babele in cui si dipana un intrigo complesso, inizialmente di difficile comprensione. Lam non rinuncia a premere il pedale del melodramma (il morte del poliziotto, il parto fra le fiamme) ma dà il meglio di sé nelle scene d'azione, inseguimenti mozzafiato e sparatorie impaginate con gran ritmo e perizia tecnica.