È un enorme peccato che non esista srt in lingua alcuna per questo film rimasto vergognosamente cassato anche dalla circuitazione italiana, perché siamo probabilmente di fronte al più severo, infero, livido prison movie mai concepito. È l’orizzonte degli eventi del genere, il baratro che accoglie oltre l’orlo il peggio di tutti i prison movie fatti, quello che più midollarmente di ogni altro fa sentire nelle ossa e nell’animo quanto ammontare di concentrato odio inutile e di degrado vermina sotto il termine “correzionale”, in nome del quale si deumanizza il peggiore dei criminali con un distillato di multiforme sopruso, fiele, umiliazioni, torture e percosse che scatta e detona a ogni minimo cenno fatto dal destinatario, ridotto a muselmanner senza possibilità resistenziale alcuna che non sia la risacca della follia più lucida e sottile possibile: chi pensa che quelle di
fuga di mezzanotte siano iperboli e licenze poetiche, e chi pensa che con ylmaz guney si sia toccato il fondo, aspetti di ascoltare i veri volumi dell’inferno testimoniando cosa accade, anzi cosa è accaduto a onta di ogni rispetto dei diritti umani, dato che siamo a un estratto da storia realmente vissuta, nei blocchi di certe carceri giudiziarie australiane, e si faccia i suoi conti pensando che rispetto al vero il regista si è molto contenuto (il pestaggio di umiliante iniziazione, che qua è sintetizzato in 5 insostenibili minuti, nella realtà è stato un tour de force di oltre 7 ore) e che i prigionieri sono stati così deumanizzati al fine di farne poi prezzolati sicari statali.
oltre a ciò, la prospettiva estetica dell’autore è di quelle che sanno essere mirabolanti, in una rigorosa sublimazione con grandangoli dall’alto che paiono essere la soggettiva del silenzio di dio, e un b/n magistralmente fotografato come se si stesse dirigendo l’
eraserhead dei prison-movies, che accorre a dare alla pellicola una dimensione da incubo a occhi aperti, iper-realistico e a un tempo trasognato, ma che malgrado ciò non offre perimetri di sicurezza o salvacondotti catartici in chi osserva, e che fa capire che il vero inferno non è quello idealizzato dalle religioni e dalle arti, ma è qua in terra. La rivolta da camera della mezzora finale ne fa inoltre il primo prison-movie il cui impianto si commuta in forza teatrale.
in definitiva, chi se la intende quel minimo con la lingua albionica non se lo lasci assolutamente scappare.
Ultima modifica: 19/11/15 16:12 da
Schramm