Note: Soggetto dal romanzo omonimo dell'inglese James Hadley Chase che è stato già portato sullo schermo con lo stesso titolo nel 1962 da Joseph Losey, protagonisti Jeanne Moreau e Stanley Baker.
Largamente deludente anche in lingua originale, questo dramma vede la Huppert nel ruolo di una escort agée, cui regala un'interpretazione raffinata, altera e bisbetica. Il giovane Ulliel (un Keanu Reeves francese) tenta invano di domarla, infilato in un personaggio che parte interessante ma finisce per rovinare, collassando, assieme al resto del film, su una serie di imperfezioni e storture che vi faranno storcere il naso. In due parole, scritto male.
MEMORABILE: Pensiero stupendo; l'inquadratura sul letto con gli specchi, con una musica che pare condurre altrove
L’inizio è sicuramente promettente, degno dei migliori thriller. Poi, a poco a poco, tende ad accartocciarsi su sé stesso, risultando per lunghi tratti tedioso, con un ritmo tendenzialmente pachidermico e una storia che fatica a decollare. Ed è una vera disdetta perché aveva tutte le carte in regola per farsi ricordare benevolmente (notevole la fotografia e alcuni sprazzi di pura tensione); ma serviva una sceneggiatura più ruspante e meno incline all’autorialità. Ottima la Huppert, inquietante Ulliel. Imperfetto, ma può valere una visione.
Un giovane uomo che ha raggiunto il successo rubando il testo di una commedia intreccia una relazione con una prostituta d'alto bordo sperando di trarne ispirazione per una nuova opera... Huppert è tanto affascinante da risultare credibile come femme fatale anche ultrasessantenne, ma la trama, dopo un promettente inizio hitchcockiano tutto giocato sull'ambiguità dei protagonisti, entrambi bugiardi per interesse o per amore, gira a vuoto e finisce per trascinarsi stancamente verso un epilogo moscio. Nel resto del cast, modesto Ulliel, professionale Berry. Film perdibile.
Thriller psicologico che sa osare con uno script che vede la Huppert in un ruolo coraggioso, quello di una squillo professionista di mezza età (ma sempre avvenente) apatica dal punto di vista dei sentimenti umani (per lei gli uomini sono puro lavoro); con lei un altrettanto ispirato Ulliel. L'incipit è da brividi (a livello di Being at home with Claude), il resto cadenzato, ma con spessore filmico. Tra ossessione e desiderio, due personaggi dannati si incontrano per scontrarsi in un'esistenza ai limiti della sopravvivenza. La psicanalisi la fa da padrona.
Film di irrisolti sull'irrisolto, con isolati e illuminanti lampi narrativi - eccellenti i primi 10' e il confronto a tre alla baita - che faticano tuttavia a inserirsi in un unico corpo comunicante (non aiuta il crescente ricorso al fade out, che alimenta una strana sensazione di bozzettismo). Stranamente incoerenti e sfilacciati i personaggi di Caroline (Roy) e Regis (Berry), elementi solo apparentemente centrali nell'economia del racconto, ma a ben vedere poco più che evanescenti marginalia. Piuttosto anticlimatico anche il finale, che soffoca tutta la tensione pregressa.
Davvero poca cosa. La storia non riesce mai a interessare veramente; dopo un inizio che promette qualcosina, si prosegue invece senza nessun sussulto, mettendo in scena fatti non solo poco credibili, ma anche assai noiosi. La vicenda del ladro di un romanzo, che ottiene successo, poteva essere svolta molto meglio, ma qui si paga pegno per un interprete principale poco espressivo, non aiutato molto dal resto del cast (la Huppert non convince nel suo ruolo, meglio di tutti Richard Berry). Non raggiunge **.
Benoît Jacquot HA DIRETTO ANCHE...
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DiscussioneRaremirko • 27/09/18 00:17 Call center Davinotti - 3863 interventi
Di Jacquot trovai discreto Sade, con Auteil, dagli una chance.
DiscussioneDaniela • 27/09/18 02:51 Gran Burattinaio - 5944 interventi
Raremirko ebbe a dire: Di Jacquot trovai discreto Sade, con Auteil, dagli una chance.
Non conoscevo questo titolo ma adoro Auteuil, quindi colgo al volo la dritta. Grazie!
DiscussioneRaremirko • 27/09/18 20:28 Call center Davinotti - 3863 interventi
Daniela ebbe a dire: Raremirko ebbe a dire: Di Jacquot trovai discreto Sade, con Auteil, dagli una chance.
Non conoscevo questo titolo ma adoro Auteuil, quindi colgo al volo la dritta. Grazie!
Si trattiene poi molto, il film, visto i temi...
Per dirti, di defecazione ce n'è una sola, vista pure di sfuggita, e non c'entrava neanche a fini filmici!
Per il resto, i temi Sadiani, come mentalità, son esposti bene.
DiscussioneDaniela • 28/09/18 17:01 Gran Burattinaio - 5944 interventi
Raremirko ebbe a dire: Per dirti, di defecazione ce n'è una sola
Meglio, se le 120 giornate di Sodoma sono il libro più noioso che abbia mai letto lo si deve anche al grande spazio dedicato alla coprofagia: i possibili risvolti erotici di questa pratica sono sempre stati al di là della mia comprensione e questo è uno dei casi in cui non ci tengo ad ampliare gli orizzonti ;oP
beh danyta, superfluo aggiungere che se vuoi vedere il biopic definitivo sul divin marchese, devi dirottare su quills e lasciar stare i maldestri tentativi calligrafici di auteil. che a giudicare dal tuo monopalla persiste in un'idea di cinema piccina picciò. ah, ovviamente, se il ciobar è un tuo punto debole, stai alla larga dalla saga del centipede, specie dal 2 che pure è il migliore.
DiscussioneDaniela • 29/09/18 13:31 Gran Burattinaio - 5944 interventi
x Schramm
Quills mi manca, rimedierò, mentre col centipede ho già dato (e pure apprezzato, nonostante il voltastomaco).
PS il regista calligrafico della presente Eva è Jacquot, il povero Anteuil non c'entra :o)
Quills mi manca, rimedierò, mentre col centipede ho già dato (e pure apprezzato, nonostante il voltastomaco).
PS il regista calligrafico della presente Eva è Jacquot, il povero Anteuil non c'entra :o)
auteil è effettivamente il protagonista di sade, ho chiasmato di brutto.
DiscussioneRaremirko • 29/09/18 20:30 Call center Davinotti - 3863 interventi
Schramm io il Sade di Auteil lo trovai discreto, un punto di vista diverso sul personaggio; ovvio che Kaufman trovò più mezzi, cast, ecc., ma, ripeto, di Jacquot ho ricordi positivi.