Fuori dalla Hammer quel che rimane è la paura Per più di metà film la sarabanda della convenzionalità (tanto che pareva di assistere ad sonnacchioso un tv movie) con un personaggio più detestabile che nemmeno sgradevole (non male però il ritratto familiare, dove Neilson tratta come pezze da piedi moglie succube e soprattutto figlia-la forchetta sporca e chiamandola continuamente "stupida"-rivelandosi un simpaticissimo uomo di merda), noiosissime pianificazioni criminose con cartine, mappe e strumenti fai da te, banali rapine notturne ( che poi , a dirla tutta, i rapina movie non mi fanno impazzire) e uccisioni alquanto tirate via e mal gestite-una fucilata, un pò di succo di pomodoro et volià, le jeux sont fait-anche se l'autoaccecamento con l'ammoniaca, da perfetto imbecille, ha il suo perchè)
Per tutto il primo tempo ci si chiede dove sia tutta questa brutalità e questa violenza, tanto da domandarsi il perchè della sua fama (immeritata) di film ruvido e "sporco", dove praticamente succede poco o nulla (Neilson che sviscera e scuoia una lepre per pranzo?) e si scoppiazza quà e là da certi b-movie americani (buona comunque la fotografia del futuro regista di
Neon Maniacs), dove le cose più interessanti sono il grigiore e lo squallidume ambientale e certe immagini del proletariato britannico in stile kenloachiano (il ragazzino pestato dal branco al parco, l'apatia coniugale, un certo realismo nel sottolineare la quotidianità).
Purtroppo il film manca di sale, cioè di sex and violence, due ingredienti fondamentali per questo tipo di cinema "exploitation" (tipo il nostro poliziottesco o quello d'oltreoceano, e c'è pure chi tira in ballo
Forced Entry, ma dove, ma quando) e il tutto si limita a Neilson che gioca a prendere la mira, con il suo fuciletto a canne mozze, in un boschetto, su una coppietta che amoreggia contro un'albero.
Dopo il rapimento della giovanissima Leslie (con inaspettato nudo integrale della ragazzina), il film pare prendere quota, tra passaggi e nascondigli nelle fognature, la ragazza che perde una ciabattina e le trattative per il riscatto, che assumono i tratti da commedia rancida (le continue sfighe di Neilson alla cabina telefonica, con due sgallettate che fanno le scemette, il fratello di Leslie che non trova la strada sterrata, la coppietta in auto scambiata per il fratello della vittima, un ispettore di polizia inetto che assomiglia a Giorgio Bracardi,), finalmente qualche tocco crudele (il destino di Leslie) e un finale (la prontezza di riflessi del poliziotto in auto, l'arresto di Neilson che si comporta come una belva in trappola sotto gli occhi di un gruppo di persone) di certo effetto.
Le ossessioni militaresche del killer davanti allo specchio, un omaggio a
Taxi Driver, il commuoversi davanti ad un film in tv (
Intimate reflections), il rottweiler nell'auto durante il mancato furto, il tampinamento di Leslie prima del rapimento, la prima, disastrosa, aggressione notturna, la visita allo zoo con la gabbia delle pantere (la pantera di Londra che, da noi, diventa misteriosamente una iena) l'irruzione silente a casa di Leslie, tutti tasselli che se, gestiti meglio, potevano comporre un piccolo cult movie.
Merrick, inglese espatriato che veniva dal cinema "grindhouse" americano, cerca di dare un'impronta exploitativa al tutto, ma dimentica gli ingredienti salienti per questo tipo di film, e le riesce (in parte) la radiografia della sua patria sull'orlo del colasso prima del pugno di ferro di Margaret Thatcher.
Ritratto freddo e distaccato di un killer solitario non esente da banalità, che si salva in corner dopo il rapimento della giovane ereditiera, dove però si avverte il sentore di occasione mancata.
Sequenza cult quando la figlia di Neilson (Sylvia O'Donnell) domanda al padre se può uscire per andare a casa da un'amica. Lui, naturalmente, da padre simpatico e amorevole qual'è, la cassa con un ferreo NO, tirando fuori una spataraffiata sui soldi e sul suo futuro da perfetto taccagno. Poi si rivolge alla moglie dicendole che starà fuori per alcuni giorni e in questo stesso istante la figlia scoppia a ridere (non si capisce bene se all'attrice scappa una risata involontaria o è la felicità di sentire che il padre si levi dalle scatole).
Risibile il divieto ai minori di 18 anni.