Il fastidio maggiore che danno certe pellicole è l'imitare canoni prestabiliti senza il benchè minimo sforzo, diventando un noioso coacervo di luoghi comuni (con riprese velocizzate da videoclip, cieli che si annuvolano in velocità koyaanisqatsiana, vermi, bambole, rose che foriscono, polle di sangue, pullulanti formicai che nemmeno
Il mucchio selvaggio o
Phase IV, subliminalità d'accatto ormai propinata in tutte le salse)
Internet come male assoluto, regole dettate e mutuate da
Saw (che comincio a credere che abbia fatto più male che bene al cinema), spizzichi snuff (il gioco virtuale COSE CATTIVE che diventa virale, seguito sugli smartphone e sui PC di tutto il mondo o da due imbecilli davanti al computer, da una ragazza darkettona-giappo e da una squinzietta che si lacca le unghie dei piedi), stantie derive nel torture porn (cheppoi sono poco torture e men che meno porn), virata nello psycho thriller più risaputo e banalizzato (pazzoide sociopatico che ha massacrato i genitori a randellate-che nemmeno
Pensione Paura-, timorato da Dio e da una madre fanatico/religiosa che vede il peccato ovunque (non poteva mancare nemmeno
Il collezionista di occhi), che si crede la mano sinistra di Dio-Gabriel nome omen, lacerandosi a suon di frustate come il monaco del
Nome della Rosa, per poi purgare i suoi pensieri impuri cospargendosi di sale le ferite aperte, che mette una maschera etrusca e gioca a fare il Jigsaw in rete, proponendo il blog COSE CATTIVE, che se più sei bastardo dentro, più ti avvicini al premio di "più cattivo del web", in una versione gotico/snuffosa del Grande Fratello, e dove internet diventa l'oggetto infernale per giocare al gatto col topo (niente, i film dove il web è l'anticamera dell'inferno proprio non funzionano, vedi i pessimi
Paura.com o
Il cartaio)
Quattro ragazzi (un nerd hacker che ha incolpato il bidello della scuola-innocente-di dilettarsi con la pedopornografia infestandole il PC, un bullo violento che si diverte a pestare e a dar fuoco ai barboni, riprendendo tutto per metterlo in rete, una bonazza che mignotteggia rea di essersela fatta leccare da una compagna di scuola ritardata nei bagni delle scuole, per poi pubblicarlo sul blog (
il mio video è il più eccitante, sono la più cattiva)e una ragazza emo taciturna e misantropa e zeppa di sensi di colpa (ha perso la sorella gemella
per colpa sua, morsa da una vipera-sic!-), che beve una teca di vermi e passa tutto il film ad autolesionarsi mordendosi a sangue o a tagliuzzarsi i polsi con una lametta (ovvio che sarà la final girl , nonchè l'eroina prescelta) vanno in "finale" e si recano nella provincia di Cuneo (dove Gandolfo ha tempo di citare le passeggiate boschive alla
Strega di Blair) per partecipare alla sfida, in un casolare dove vive il master, cioè l'arcangelo Gabriel, quello che ha creato il blog COSE CATTIVE (naturalmente luogo allo sfascio di desolazione mortifera e degrado, tra bambole rotte, stanze putride, monitoraggi vari e trappole mortali) e dove le gente del luogo vive come i bifolchi cajun dei
Guerrieri della palude silenziosa (macellando un maiale, defecando agli angoli della strada, facendo i minacciosi nell'unico fognoso bar del paesello, spiando e inseguendo i ragazzi, e qualcun'altro che li pedina filmandoli in stile POV-ecco, mancava-).
Da quì comincia il "gioco" e il master punisce i quattro ragazzi per la loro cattiveria (
purificatevi dei vostri peccati immondi) con torturette all'acqua di rose (la sedia elettrica, legato con fili di ferro che manco
Hellraiser, alla catena come una cagnolina circondata da...piccioni!-la vittima in questione ha la fobia dei piccioni, quindi...-e la quarta incomoda (la ragazza emo sempreincazzata e musona) costretta a guardare in stile cura Ludovico (o come Betty in
Opera, non fa differenza), legata ad una sedia, dove il master cattivone gioca sulle sue fobie (è nictofobica, quindi, per purificarla, le spegne la luce!) e , poco prima, c'è altro tempo per Gandolfo di citare le scene al buio e sparata in verde al visore notturno del
Silenzio degli innocenti
Indi per cui, sotto la ferrea egidia del masterone, i quattro devono farsi fuori tra loro (a scelta: sepolti o arsi vivi-la prima che omaggia lo spaghetti western, la seconda presa di peso dal raiminiano
The Gift-, o con trappole meticolosamente congeniate, come l'acido che devasta e corrode la carne), finchè il master/jigsaw trova la sua prescelta nella ragazza emo che c'ha tanta rabbia dentro ed è diversa dagli altri, arrivando ad un finale dal fiato cortissimo, che cita addirittura
Blade Runner prima dei titoli di coda (anche se c'è la sorpresina post, con cameo luciferino di Luca Argentero che c'azzecca poco o nulla) con canzone "sofferta" interpretata da Violante Placido
Insomma, vien voglia di rivalutare
Il Siero delle vanità (almeno Infascelli giocava sul terreno del grottesco), di fronte a questo filmetto che copia (malissimo) certo cinema americano (già poco entusiasmente di suo)fatto di teenager maledetti (ben poco simpatici), torture via web, carnefici mascherati con voce sfalsata , body count slasheriano dei più loffi e stabili decadenti come dimore del male.
Poco o nulla funziona (anche se la regia dell'attore di fiction Simone Gandolfo non e poi da buttare alle ortiche) dove le uniche trovate gustose sono la cameretta di Gabriel (con i poster dei Profeti e le riviste pornografiche delle ORE e immagini cristologiche a fare da pendant) e le porcaggini della bonazza del gruppo (Giulia, Jennifer Mischiati) e la sua dipartita a base di acido, il resto è solo noia, scoppiazzatura senza personalità e asfittico sentore di deja vù stantio che si imprime già dal primo fotogramma
Imperdonabili, poi, certe scelte registiche che sconfinano nel trash (il serpente tatuato sull'avambraccio della ragazza emo-la Gastini di draculesca argentata triste memoria-che si anima e le si illuminano gli occhi di rosso, che nemmeno nei
Cavalieri dello Zodiaco, realizzata, poi, con un effetto in CG che manco l'Asylum e frenetiche immagini distorte videoclippose che fanno tanto figo, esteticamente brutte e inutili. Non ultimo le fughe boschive in campo lungo che tolgono ogni tipo di tensione e immedesimazione)
La realizzazione tecnica non sarebbe nemmeno malaccio, i giovani attori si impegnano, la poco ospitale provincia cuneese ben si presta come location dando l'idea di luogo sperduto e minaccioso tra boschi e campi dall'atmosfera plumbea che fa tanto
Frontiers, Gandolfo ha un certo gusto estetico per le immagini (anche se derivate dai modelli oltreoceano) e lo score di Matteo Curallo ha ottime potenzialità. Ma quello che manca totalmente sono le emozioni e di conseguenza il film, mera fotocopia di mille altre pellicole
Vero che è come si racconta e non cosa, ma quì Gandolfo la racconta proprio male, non trovando un benchè minimo appiglio di originalità (o quantomeno di personalità registica) se non quello di scimmiottare a destra e a manca
Cameo di Simone Gandolfo (è l'autista dell'autobus che dice ai quattro ragazzi, una volta arrivati a destinazione, di scendere)
Produce (con un budget di 106 mila euro) Luca Argentero (ebbè, essì)
E tu quanto sei cattivo?