L'esordio registico della Stambrini non sarebbe nemmeno malaccio (il talento narrativo, comunque, affiora), se non prendesse a prestito certi stilemmi "enfatici" e "finto-trasgressivi" da
Baise-Moi (che per certi versi, sesso e violenza esclusi, le somiglia), con un insopportabile terzetto di balordi che gira con una Peugeot 205 GTI bianca, a bighellonare tutta la notte, con fastidiose riprese con la telecamera, che procurano nausee e mal di testa, tra voyeurismo lesbo e ridicola trasgressione -le slinguazzate a tre-)
Non comincia male, con una sexy e bravissima Mariella Valentini (dove la Stambrini punta ossessivamente l'inquadratura sulle sue sensuali scarpe col tacco) biancovestita, in viaggio, in un afosa e torrida estate romana
Per poi arrivare al distributore dove lavora la figlia (Regina Orioli di stralunata e "nichettiana" presenza) che convive con la propietaria mascolina (Maya Sansa di ficcante personalità mascolina) e scoppia la lite nonchè il dramma...
Un viaggio on the road femmineo (e molto lesbo) sulle strade notturne italiche, tra surrealismo (l'incontro con il prete, la Orioli che continua a udire la voce assilante della madre-benchè sia morta e occultata nel bagagliaio dell'auto-stile Norman Bates), spizzichi da noir americano (la stazione di servizio, i ventilatori, le tendine abbassate dove filtra la luce del sole, il malloppo nascosto nella borsetta), fughe lesbo "dannate" alla
Butterfly Kiss, situazioni e incontri bizzarri alla Peter Del Monte (su tutti mi veniva alla mente
Invito al Viaggio), per finire poi in assedio (il trio di balordi che sfascia il distributore) e chiudere con un esplosione (in tutti i sensi) che fà tanto
Zabriskie Point (mancava solo la musica dei Pink Floyd). Non manca l'inquadratura finale "emblematica"
Nonostante un potenziale "pulp" tra le mani nemmeno malaccio e una regia quasi "fumettosa", Monica , però, pare non andare fino in fondo , ma restare in superficie
Non morde, non affossa, si ferma sempre al limite, non varca mai la soglia del "pugno nello stomaco", e tutto pare quasi indolore e incolore
Nei bagni della discoteca le due ragazze vengono aggredite dal trio di delinquentelli in Peugeot (due fessi e una mignottona che gira con una telecamera), ma , a parte qualche strattonata e un gratuito filmato rubato lesbo (scena identica a una situazione che c'è in
Black Symphony), non si và oltre
Così come poteva essere trattata meglio la fuga notturna e stralunata delle due ragazze, che si risolve con qualche inseguimento "poliziottesco" (sarà un omaggio della Stambrini al suo produttore Galliano Juso?), e all'assedio (carpenteriano?) al distributore.
Piuttosto bizzarro l'occultamento del cadavere della Valentini nella discarica (che e poi la parte migliore del film), dove la figlia le dona il grottesco look della Madonna, così come e apprezzabile la fotografia in notturna di Fabio Cianchetti
Per il resto sembra un occasione sprecata, uno scimmiottamento di generi su generi (il pulp, Tarantino, Lynch, Dennis Hopper, il finto "maledettismo" di certo coevo cinema francese) che non fà male, non picchia duro, ma resta tutto nel limbo, e alla fine lascia l'amaro in bocca per l'occasione mancata e rimane un fastidioso sentore di superficialità
Detestabile l'audio in presa diretta (a volte faticavo a capire i dialoghi, soprattutto quelli deliranti del prete) e comunque ottime la Sansa e la Orioli, davvero brave e intense
Molti dubbi per questi esperimenti "pulp" italici di inizio millennio, e ben pochi entusiasmi.