Cosa dirà la gente - Film (2017)

“Che cosa dirà la gente” è un’espressione molto nota a pachistani e indiani, usata spesso nelle famiglie dove la tradizione e l’onore sono valori importanti, tali da condizionare atteggiamenti e rapporti sociali. E' un film, in parte vero, che vuole raccontare il difficile rapporto tra gli immigrati di prima generazione e i loro figli, tra chi è legato agli usi e costumi del paese di provenienza e chi invece queste abitudini non le accetta proprio. La regista evidenzia che un cambiamento sarà possibile solo quando le donne finiranno di essere vittime e carnefici al tempo stesso.

Guizzi non ce ne sono, ma forse non è questo che si deve cercare in un film del genere che fa perfettamente il suo lavoro. Racconta una triste realtà, molto attuale e sotto gli occhi di tutti. C'è anche un buon pathos, nonostante tutto scorra su binari prevedibili, per forza di cosa visto quanto detto prima. In certi momenti monta la rabbia e si vorrebbe entrare nello schermo con propositi poco pacifici verso alcuni personaggi. Duro, ma con un finale che rilancia la speranza.

Una famiglia pakistana trapiantata in Norvegia porta con sé tutto il retaggio di valori inconciliabili con la cultura dell’occidente. A farne le spese è la giovane Nisha, ”colpevole” di desiderare una vita di libertà e di libere scelte. Storia molto didascalica e ultraprevedibile con diverse lungaggini distribuite tra Europa e Pakistan e un finale che vorrebbe salvare capre e cavoli. Nell’insieme non è sgradevole (salvo cenni di melò), con momenti di quasi incredulità e di rabbia; può insegnare qualcosa a spettatori di opinioni magari opposte.

Indubbiamente il credo pakistano, tipico di molte situazioni in Europa, emerge nella sua becera violenza che si racchiude in questa pellicola didascalica ma coerente nel racconto. Il desiderio di una giovane di vivere all'occidentale, viene represso dalla famiglia con azione più o meno lecite. Tristissima la trasferta pakistana, finale che mostra una labile speranza di salvezza.

L’imposizione con la forza alla figlia delle regole culturali del proprio paese da parte di una famiglia pakistana in Norvegia è un fatto di assoluta gravità e attualità, che merita tutto l’atto di denuncia che il film rivendica. Peccato per l’impostazione troppo scolastica che rende la visione alquanto soporifera, fino all’attesa svolta finale fin troppo conciliante.