Impostato sulla coppia di attori protagonista, BAD INFLUENCE è un thriller venato di noir e molto Anni Ottanta nella sua scintillante confezione. James Spader è il prototipo di giovane finanziere rampante, Rob Lowe il classico “bello e dannato” destinato a trascinare l’ingenuo amico nel vortice della violenza della follia al prezzo dell’agognata promozione sul lavoro (il “Faust” è dietro l’angolo). Girato da Curtis Hanson a ritmi piuttosto bassi, che lasciano spazio alle riflessioni, procede secondo uno schema abbastanza prevedibile preferendo lavorare sulle immagini notturne (gli interni ultramoderni delle abitazioni, scenografati con la dovuta cura), sull'eleganza dei costumi, sui...Leggi tutto sorrisi beffardi insistiti di Lowe contrapposti allo stupore post-adolescenziale di Spader (emergente di sicuro successo, dotato di una recitazione calibrata piuttosto insolita). La coppia funziona, anche se il personaggio interpretato senza troppa inventiva da Rob Lowe è stereotipato e non intriga quanto dovrebbe. E in fondo non è nemmeno chiaro cosa spinga il secondo a “deviare” la retta via sulla quale scorre l'esistenza del primo. A testimonianza di una sceneggiatura modesta, che la regia monocorde di Hanson lascia trasparire senza riuscire a coprire i buchi. Ne è nato un thriller superficiale, proprio come sono stati etichettati gli Anni Ottanta cui fa deciso riferimento. Non privo di fascino, con atmosfere cupe a volte molto indovinate, musica rock che non stona col contesto, poggia in definitiva su una confezione corretta ma troppo simile a mille altre. Comunque l'evolversi sempre più tragico della situazione consente di non perdere l'interesse, almeno per capire dove si vuol finire.
Uno dei due migliori film diretti dal regista a tutt'oggi (l'altro è L. A. Confidential ovviamente). Ben scritto, con qualche colpo di scena ben assestato, un buon ritmo e un cast azzeccato nei rispettivi ruoli. James Spader è uno yuppie credibile che viene circuito dal malvagio Lowe. Il quale, dal canto suo, regala una performance mai più ripetuta successivamente (almeno al cinema). In definitiva, un thriller da riscoprire.
A differenza di Spader, il cui faccino ceffonabile è però adatto al ruolo di yuppie ipocrita che ricopre nel film, Rob Lowe, oltre ad essere bello, dava allora l'impressione di poter essere anche bravo, se si fosse impegnato un po' di più. Qui ha forse l'occasione migliore della sua poco esaltante carriera: cattivo ragazzo, diavolo tentatore, intreccia con la sua vittima "consenziente" un rapporto ambiguo e reticente, velatamente omosessuale. Peccato che gli sviluppi della storia riescano ad essere al tempo stesso poco credibili e prevedibili.
Insomma. Nulla di troppo originale. Crowe e Spader non sono malaccio, ma il film risulta troppo prevedibile, per i miei gusti. Pellicola che non risulta neanche eccessivamente spinta come si potrebbe pensare (Crowe mostra le natiche e le attrici i seni, ma praticamente nulla di più). Si può vedere ma non è nulla di nuovo.
Tra i primi film del regista Curtis Hanson (L.A. Confidential), Cattive compagnie sfrutta il non originalissimo tema delle amicizie pericolose che sconvolgono vite tranquille e talora monotone in un vortice inarrestabile. Proprio per questo l'opera risulta piuttosto prevedibile anche se a ravvivarla concorrono qualche buon colpo di scena e la buona interpretazione del "bad guy" Rob Lowe.
Entra nelle vite degli altri, si finge amico e ottiene l'impensabile dai poveri malcapitati. Della serie fidarsi è bene non fidarsi è meglio, un thriller memorabile per l'epoca, costruito su di una sceneggiatura solida. Il tessuto del film è permeato da colpi di scena e il rapporto ambiguo che si instaura tra i due è stato spesso al centro di polemiche. L'ultima spiaggia è l'omicidio.
Invece che "Strangers on a train", "Strangers in a bar"! La formula è quella, collaudata e sempre efficace, di
Delitto per delitto, solo che qui non è palese fin dall'inizio quello che Alex (Lowe) chiederà a Michael (Spader) in cambio dei suoi... servigi. Però, anche se non è palese, riusciamo ad immaginarlo, si capisce che Alex non è un missionario laico, perciò anche la suspence è debole e, nell'insieme, il film è solo la rivisitazione di un cliché costruita attraverso altri clichès. Lowe bello e malefico, ma se penso al Conte Tiepolo...
MEMORABILE: L'edonismo e il materialismo anni ottanta di cui è verniciato il film: sesso, carriera, soldi, abiti, macchine... buon look!
Si è sempre parlato di Cattive compagnie come di un film dell'anima anni '80: niente più sbagliato. Basta sentire le musiche pseudo-alternative di bassa lega che si sentono quando i protagonisti entrano nei locali. Questo fa capire come Curtis Hanson avesse già capito che le cose erano cambiate da Cocktail, purtroppo. Tuttavia il film è molto interessante con la coppia Spader/Lowe complementare e a proprio agio nei meandri di questo incubo metropolitano.
Santo Patrono degli abuse-movies, Hanson ne modella il paradigmatico prototipo per gli epigonali modelli a venire formanti un vero e proprio excursus dell'enemy next door; ma se allora certe pretestuosità e sottotesti (l'edonismo vincente, la yupperie rampante) funzionavano o colpivano, la formula sembrava trasudare freschezza e alcune dinamiche financo suspance, rivisitato oggidì quel che sembrava un bijoux si rivela essere nulla più di buona bigiotteria e se ne esce con l'impressione che con simili spunti e tanto di attori si sarebbe potuto lambire qualcosa di simile a una pietra miliare.
Film figlio dei suoi tempi, incarna alla perfezione tutto ciò che di negativo hanno rappresentato gli anni 80: yuppismo, edonismo, arrivismo e un tocco di sano cinismo. Peccato che come al solito Hanson non riesca a dare un'impronta precisa al film che ondeggia e, a volte, divaga passando per tempi morti francamente evitabili. Buone le location, con una ricercatezza particolare per gli interni. Il duo non sembra particolarmente affiatato e mentre Spader dimostra di essere abbastanza credibile, Lowe rimane quasi un oggetto sconosciuto.
Un perfido Rob Lowe, tanto bello quanto demoniaco, instaura un patto d'amicizia con un giovane yuppie, rampante ma insicuro e con poca stima di sé. Ne deriva un bel contrasto di personaggi che non esita a rovesciarsi e che viene reso bene nella sua caratterizzazione, seppure con quella esasperazione tipica dei thriller. Ambienti chic, architetture d'epoca, look high class chiudono definitivamente quel tipico mondo anni 80 che il film riesce a trasmettere, anche su un piano culturale.
MEMORABILE: L'interpretazione di Rob Lowe e i suoi sorrisetti mefistofelici.
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Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (giovedì 9 aprile 1992) di Cattive compagnie:
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