Nel 1914, agli albori della Prima Guerra Mondiale, un gruppo di giovani artisti si insedia a Capri fondando una comunità hippie che è tutt'uno con la natura; Lucia, una pastorella analfabeta, ne verrà in contatto e comincerà un percorso di trasformazione che la libererà dalla segregazione di genere tipica di quel periodo. Film interessante, ma limitato, che lascia pochissimo spazio alla situazione politica, sociale e militare del periodo, soffermandosi eccessivamente all'interno del movimento hippie. Nel complesso comunque non male.
Ispirandosi alla vera comunità hyppie che si installò a Capri, suscitando scandalo, ad inizio del XX secolo, Martone gira un film che alla fine sembra rivelarsi, per più di un motivo, abbastanza incompiuto. Non che non sia una pellicola che manchi di motivi di interesse, tutt'altro, ma come spesso accade nelle pellicole di questo
regista le intenzioni non sono sempre chiarissime e la fruizione del film è senza dubbio piuttosto difficile, a causa di ritmi molto pacati. In ogni caso il risultato finale è buono e forse merita più di una visione.
Capri, un secolo fa e non solo in senso figurato. Il contrasto dialettico tra il medico portatore dell’idea rivoluzionaria materialista, di “classe”, che considera la guerra come levatrice di nuovi equilibri sociali e il rivoluzionario spiritualista, vegetariano, pacifista, che predica la rivoluzione interiore attraverso l’arte, il rispetto della natura, prende corpo nel percorso di emancipazione femminile dal patriarcato maschilista della pastorella istintivamente contestatrice. Filosofico.
Martone persegue con commendevole disciplina il suo progetto di un cinema "adulto e consapevole", sfidando a cercare nel recente passato (qui l'alternativa comune isolana come altrove i moti indipendentisti o il favoloso poeta) chiavi di lettura di uno sfuggente presente. Ma se i temi intrigano (la dualità scienza rivoluzionaria/utopie spiritualistiche, il percorso di emancipazione di Lucia), la narrazione pecca di sintesi perdendosi in blocchi didascalici, in cui discorsi e immagini piovono dall'alto. Ottima Fontana ma sacrificatissima la Finocchiaro.
Utopie in rotta di collisione nel microcosmo della Capri pre-bellica: la comune libertaria, il socialismo interventista e l’impulso di una donna verso l’emancipazione. Martone prosegue nei suoi affreschi storico-emblematici individuando intelligentemente luogo, tempo e personaggi per proporre una grande riflessione sull’ieri che si riverbera sull’oggi e spinge a una profonda riflessione culturale politica e sociale. Il film sarebbe perfetto e importante, con bellissime immagini, ma manca il tocco dell’emozione per una vera partecipazione.
Guardiana di capre entra in una comune di nudisti. Doppio binario per un film ideologico quando riguarda il gruppo e di formazione per la protagonista. Gli scambi di vedute tra il medico e i naturalisti sono sufficientemente profondi e il percorso della pastora evita scene madri (anche se risulta frammentato). Immagini suggestive dell'isola e qualche buona idea registica presente specie nella prima parte. L'utilizzo delle lingue originali è funzionale alla storia, anche se complica la visione.
MEMORABILE: La canzone cantata dal gruppo; La protagonista che fluttua nel vuoto; Il rituale col cervo.
Nella Capri pre bellica una ragazza di umili origini è attratta da una comune di giovani artisti. Un affresco storico e sociale sospeso tra modernità e tradizione, per un regista che rifugge lo sguardo superficiale ma approfondisce il tema prendendosi i tempi necessari. Esperienza cinematografica non per tutti, ma appagante per la bellezza delle immagini e per l’affascinante contrasto narrativo descritto. Fotografia di grande livello e attori in parte.
Per un'ambientazione di grande suggestione, un'opera per lunghi tratti onirica, in cui le musiche si fondono ai meravigliosi paesaggi, fotografati al naturale, per costruire suggestioni senza tempo. Ma con i tempi infausti i protagonisti fanno i conti: la guerra bussa alle porte e si scontrano opposte ideologie, qui rappresentate nella contrapposizione tra il leader carismatico di una comune e lo spirito pratico di un medico, dedito alla scienza. La regia si asterrà dal dare ragione a materialismo o spiritualismo rimanendo a distanza, appagante nei temi ma senza trasmettere pathos.
Ispirato a una vicenda realmente accaduta, il film narra di una comune di artisti insediatasi a Capri per scoprire le gioie della natura senza condizionamenti e di Lucia, giovane pascolatrice di capre, alla scoperta della vita. Il film è tutto qui, incentrato sulla diversità di due mondi, quello artistico che chiede aiuto alla luna e quello dominato dalla norma e il capitale. Nonostante le premesse, l'opera però non raggiunge del tutto i livelli di profondità che avrebbe meritato, ingolfato in una sceneggiatura a volte convenzionale.
Martone ci porta nelle atmosfere di una Capri rurale di inizio '900 soffermandosi sulla storia di una giovane contadina interessata a un gruppo di uomini liberi che vivo in una comune a contatto stretto con la natura. Oltre all'interessante dibattito tra spiritualità e scienza che si crea tra il dottore e l'artista, il regista napoletano non aggiunge grandi spunti a un racconto che sostanzialmente non fa crescere troppo i personaggi e si incarta in idealismi poco sensati. Comunque la bellezza delle riprese naturali e la fotografia donano all'opera quel quid in più.
La rappresentazione dei personaggi si basa su archetipi (il Maestro, il medico, la pastorella...) e questo è forse il maggior difetto del film, che tradisce in tal modo un intento didascalico. D'altra parte tale l'intento ha portato l'autore ad esporre in modo chiaro le forze in gioco: quelle sociali, economiche, spirituali. Raccontando una vicenda piccola e di gente umile e filtrandola con un occhio intellettuale, fa emergere sia la portata di queste forze sia il modo in cui impattano sulle persone che vivono in un ambiente in cui la natura è dominante e mostra le proprie leggi.
MEMORABILE: L'incontro al vertice fra scienziato e artista; La capraia orgogliosa del proprio lavoro; Il "calore": forma di evoluzione di una comunità in azione.
Capri a inizio del ventesimo secolo stretta tra tradizione e patriarcato da una parte, scelte di vita alternative e chiamata alle armi dall'altro. Un quadro ambizioso dal quale Martone, come suo costume, non si tira certo indietro. Il tutto si traduce nell'incontro tra la giovane pastora Lucia (una bravissima Fontana) e la comune di hippie, incontro che cerca di mediare il dottore illuminato (Folletto) più che la famiglia iretrograda della ragazza. Le pause non mancano e non tutti i dialoghi vanno a segno, anzi. Fotografia e musiche, invece, non deludono.
Ben prima dei mitici anni Sessanta, a inizio Novecento si era formata nell'isola di Capri una vera e propria comunità di figli dei fiori, che ovviamente creò grande scandalo nella comunità. Come sempre, Mario Martone parla del passato senza ricorrere agli orpelli del cinema in costume e ci parla invece della modernità. Una storia originale supportata da ottimi attori.
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Anche la grotta cattedrale sarebbe una location centrale del film, ma solo uno di Capri potrebbe individuarla.. Chissà mai se qualcuno si occuperà prima o poi pure delle location de "Il mare"...
DiscussioneZender • 29/04/20 19:12 Capo scrivano - 48839 interventi
OK, allora possiamo cancellarla direi.
DiscussioneRaremirko • 8/12/21 21:02 Call center Davinotti - 3863 interventi
Il solito Martone di qualità, con un'opera al solito dedicata alle proprie terre meridionali, molto ben musicata, più arty e ricercata del solito, idealizzata e fortemente omaggiante un certo modo, liberale, di vivere.
Buona fotografia, buone interpretazioni; è ormai chiaro come Martone abbia un proprio, riconoscibile e spesso fortemente erotico, stile.
Cameo finale di un baffuto Roberto De Francersco.
PS: le sequenze arty con i corpi nudi a contatto con la natura mi han portato alla mente quelle, consimili, presenti in Subconscious cruelty...