Antiborghese, antimorale, antisociale: iconoclasta, in perfetto stile buñueliano. Bigas Luna realizza con Caniche una delle sue migliori regie mettendo in campo turbe psicologiche convergenti e destinate ad annullarsi a vicenda, sfociando nella morte. Zoofilia e incesto accarrezzano le menti di fratello e sorella: mentre lei si affeziona morbosamente alla razza canina, lui sposta l'attrazione che nutre verso la consanguinea apprezzando un cane lupo. Eccezionale la lunga e suggestiva sequenza finale, con il barboncino in fuga - spaventato dalla morte della padrona - ripreso in totale dall'alto.
Bravo Luna quando pesca nel torbido, raggiungendo buone vette di disperazione ma senza mai abusarne per descrivere le aspirazioni emotive di una coppia di fratelli che le cose materiali (naif ma efficace la carrellata sulla loro trasformazione post eredità) non hanno appagato. Tipica del periodo la contrapposizione tra l'arrivismo di lei e l'infantilismo di lui. Il regista ha il merito di non esasperarla e di innestarci la giusta dose di perversione e toni ferrero-depalmiani. Un po' lento a ingranare, ma il finale feroce/poetico è da ricordare.
MEMORABILE: Le avances di Bernardo al cane lupo, preludio alla scena forte. Il finale a parti invertite.
Storia di una passione perversa nei confronti della razza canina e allo stesso tempo di una morbosa attrazione tra consanguinei. Due sole scene erotiche sono sufficienti per sollevare il velo sui temi più scabrosi, ma per il resto il film procede su binari ordinari fino a scaturire anche un po' di noia. Di buon livello la regia di Bigas Luna.
La quintessenza del cinema corrosivo e provocatorio del grande Bigas, che fa sembrare La chiamavano Bilbao un film quasi "tradizionale" e i futuri Uova d'oro e Prosciutto prosciutto dei giochi per ragazzini. Immerso in un clima di follia allucinata perenne, disperazione, depravazione, con devianze e abomini mentali che vanno dall'incesto alla zoorastia sino al finale senza nemmeno una fioca luce di positività. Tutto è marcio e squallido, mortifero e opprimente. Bigas firma il suo film più estremo in assoluto. Non per tutti i gusti. Cult.
MEMORABILE: La Tura e il suo barboncino con furiose leccate di pussy; Jovè lega in cortile la sua cagnetta di pastore tedesco, si cala le braghe e...
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Grazie di cuore Buio! Il tuo racconto del film in questione me lo ricorderò per tutta la vita. La tua passione viscerale per il cinema è da apprezzare.
Purtroppo non credo di riuscire a farmi carico di una visione così "particolare"...
Grazie a te (e anche al resto della combriccola Davinottiana) per sopportare i miei deliranti "cineracconti".
Effettivamente ci andrei con le pinze prima di consigliare Caniche a tutti.
Lo vidi una trentina di anni fa al cinema da giovincello: ricordo poco (per questo non l'ho voluto commentare qui), ma la scena in cui lei si fa leccare, beh, che dire... da allora ogni volta che vedo una con una faccia da zitella che porta a spasso un barboncino..........
Kanon ebbe a dire: 'Sta cosa del barboncino/padrone appare anche nel film di Zedd "They eat scum".
Io ho visto invece un cane molto più grosso fare la stessa cosa ad un prete...
Ma era un film giapponese su cui non ho ancora trovato parole e coraggio per scrivere un commento...
DiscussioneGugly • 11/10/11 22:30 Archivista in seconda - 4712 interventi
Pigro ebbe a dire: Lo vidi una trentina di anni fa al cinema da giovincello: ricordo poco (per questo non l'ho voluto commentare qui), ma la scena in cui lei si fa leccare, beh, che dire... da allora ogni volta che vedo una con una faccia da zitella che porta a spasso un barboncino..........