Curiosamente, proprio alla vigilia del cambiamento radicale di look e stile che produrrà il controverso “Renaissance” (il disco di “5 O'Clock in the Morning”), i Village People si ritrovano nel cast di un film musicale che ne racconta la storia e le origini romanzando il tutto per arrivare a un prodotto in linea coi tempi, lontano dal documentario e che ha come protagonista il loro “scopritore”. I Village People, come noto, sono infatti dotati performer e ottimi cantanti (in particolar modo Ray Simpson, la voce principale), ma l'autore dei loro pezzi è sempre stato il francese Jacques Morali, non a caso qui produttore nonché autore unico della colonna sonora. Nel film è interpretato...Leggi tutto da Steve Guttenberg, che nei panni del deejay Jack Morell (si noti l'americanizzazione evidente del nome autentico) sogna di sfondare nel mondo della musica. Una sera, in discoteca, fa ascoltare un pezzo che ha dedicato alla coinquilina ex-modella, Samantha (Perrine, modella pure nella vita): l'apprezzamento generale lo spinge a sognare d'intraprendere la carriera di compositore, ma c'è da farli cantare a qualcuno i brani, e per questo la stessa Samantha, inventatasi manager, recluta amici e semplici conoscenti per un party in giardino dove i prescelti dovranno per l'appunto mostrare di essere in grado di esibirsi al meglio. Curiosamente il leader diventa un poliziotto entrato per altri motivi in casa pochi istanti prima (Simpson), lasciando che si giustifichino così tutti i costumi “ufficiali” dei Village People (poliziotto, indiano, cow-boy, operaio edile), in attesa che gli ultimi due futuri membri (il motociclista in giacca di cuoio e il militare) si aggiungano in un secondo tempo. Le cose sembran funzionare per il meglio, il party diventa un felice happening al tempo di “Magic Night”, ma tra il dire e il fare... ci deve andare di mezzo proprio Samantha, che dopo essersi vista sbatter la porta in faccia dai troppi non interessati a dare una chance al gruppo accetta controvoglia di tornare a parlare con un ex lasciato da tempo, produttore celeberrimo al quale lascia immaginare notti bollenti in cambio d'un ingaggio (e anche a 37 anni il fisico della Perrine mozza il fiato). Aggiuntasi ai nostri pure la vispa madre di Morell e una potente manager ossessionata dall'idea di far tornare nel business Samantha, ritiratasi dall'attività pubblicitaria, cominciano le traversie del gruppo, che naturalmente non perde occasione per interpretare qualche cavallo di battaglia (ma di quelli più celebri sentiamo solo “YMCA”, oltre ovviamente a “Can't Stop The Music” in chiusura). La parte musical e quella da allegra commedia disimpegnatissima sono piuttosto ben dosate a dire il vero, ma l'entusiasmo travolgente di Guttenberg dopo un po' stanca e la Perrine all'acqua di rose funziona giusto per sfiorare il primo Razzie Award della storia (che invece il film si guadagna sbaragliando la concorrenza). Sull'onda forse dei ben più brillanti primi film dei Beatles (TUTTI PER UNO), la regista Nancy Walker si diverte a raccontare l'origine del nome del gruppo (“Quello siamo, gente del villaggio!”, dice uno di loro con riferimento al Greenwich Village di New York), a mostrarcene qualche esibizione ma lasciando che a fare la storia siano sempre Guttenberg e la Perrine, i quali stranamente mantengono un certo distacco senza mai azzardare una relazione che oltrepassi quella amicale. La dance-music tipica del gruppo aiuta a tenere in vita il ritmo (si superano le due ore!) e, considerato che si suppone che gli spettatori la apprezzino, si riesce ad accettare anche una sceneggiatura non certo brillantissima, che cresce a forza di stereotipi (il discografico schiavo del telefono, la bella dolce e tenera, il deejay perennemente su di giri, la mamma vivace e saggia...) e si sviluppa nel modo più banale che si possa immaginare. Nessun aggancio nemmeno vago all'omosessualità, abbastanza sorprendentemente considerata l'immagine dei Village People.
L'atmosfera gaia di quegli anni, la voglia di divertimento e l'ironia di fondo di dialoghi e situazioni al centro di questo musical targato Nancy Walker. Un film che non deve essere considerato come biografia dello storico gruppo dei Village People, anche se si presuppone contenga qualche spunto reale, ma come puro intrattenimento, con punte di trash e dialoghi pungenti. Genuino.
MEMORABILE: Le coreografie dei balletti dei Village People, che mixano il trash con il fashion.
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