Bugsy - Film (1991)

Certo di gangster movie migliori di questo ce ne sono, eccome! Ma comunque Bugsy si può vedere, soprattutto per il bravo Warren Beatty che interpreta Bugsy Siegel, gangster megalomane, energetico (parlantina inarrestabile) e esagerato in tutto (vuole, fra l'altro, andare di persona in Italia a uccidere Mussolini) che, quando è stressato, recita ossessivamente uno sciogli lingua (venti nani in fila indiana facevano a turno la verticale sul tappeto). Bravi come sempre Ben Kingsley e Harvey Keitel.

Magniloquente ricostruzione della vita di Bugsy Siegel, il gangster che progettò di construire una città nel deserto (Las Vegas), il film di Levinson è una raffinata biografia nonchè l'ennesima divagazione sul tema del grande sogno americano. Il ritratto che deriva dalla buona sceneggiatura del film è forse un po' agiografico e ruffiano ma il film appare molto ben realizzato, con grande cura per la ricostruzione scenografica ed ottimi interpreti come Beatty, la Bening e Keitel.

Piccolo gangster con la passione per Hollywood e un grande sogno: quello di fondare una città interamente devota al gioco d'azzardo. La storia vera delle premesse di quella che sarà poi Las Vegas rivive in un film ben realizzato, che si addentra nelle torbide relazioni tra l'apparenza luccicante dell'entertainment e gli affari sporchi della mala. Un po' troppo patinato e romanzesco per essere un film di denuncia o almeno drammatico, finisce per essere una comunque piacevole commedia (il gangster è descritto con simpatia) con tinte noir.

Ispirandosi alla vera storia del gangster che, senza saperlo, diede inizio alla futura città di Las Vegas, Levinson realizza un film che alla grande raffinatezza ed eleganza formale (merito di una confezione davvero eccezionale) non fa corrispondere una storia degna di questo nome. Poca tensione narrativa e parecchia noia. Visti i mezzi a disposizione ed il regista era lecito attendersi molto di più. Non a caso ebbe 10 noinations all'Oscar e portò a casa solo due statuine minori (costumi e scenografie).

L'ideuzza che giustifica il film è rappresentare lo stile di vita praticamente anti-mafioso del gangster Ben Siegel, totalmente controcorrente poiché si concede uscite mondane, abboccamenti con lo star-system e strampalate idee come quella ridicola di uccidere Mussolini o l'altra, vincente, del Flamingo. Per il resto la narrazione è sonnolenta, soprattutto nelle scene familiari e in quelle (molte tremende) con l'amante, concedendo pochi sprazzi di buon cinema. Beatty si impegna tanto ma senza entusiasmare; gradita sorpresa Keitel mafioso vecchio stampo.

Patinata e stilisticamente accurata ricostruzione della scalata al successo del gangster che inventò Las Vegas. Beatty crede nel progetto e ci si butta a capofitto (trovando quì pure moglie) regalando un'interpretazione riuscita e gigionesca al punto giusto. Ottimo il cast da Gould a Kinglsey, ma tutto appare un po' didascalico e volutamente romantico. Morricone non si impegna e fotocopia qui le arie di Untouchables.