Beatrix la schiava del sesso - Film (1974)

Censura italiana sorprendentemente disattenta: il filmetto regalava scampoli hard in anticipo sulla sua diffusione nazionale. Qui assistiamo al passaggio da collegiale (e studentessa di filosofia) a puttana in casa chiusa parigina, da compagna di un debosciato a redenta monaca buddista, in un finale tanto sorprendente quanto ridicolo... La Matton ha poi fatto un film con Fellini... Sorpassato.

Il soggetto - le avventure di una ragazza sessualmente libera e disinibita tra bordelli e rapporti occasionali - poteva dar luogo all'ennesimo porno più o meno soft, ma il regista (tecnicamente non disprezzabile) ha un tocco piacevolmente ironico e leggero, alieno dal maledettismo dei prodotti similari odierni e in grado di rendere briose e naturali scene pure spintarelle. Adorabile la protagonista, qualche banalità tra i dialoghi, svolta finale tutt'altro che inedita, ma qui dotata di un piglio strambo e suggestivo che la salva dal ridicolo.

L'orribile e fuorviante titolo italiano, partorito dalla misoginia dei distributori nostrani, non rende giustizia allo spirito del film e alla sua protagonista, che non è affatto una schiava del sesso ma una ragazza che vive in piena libertà e con consapevolezza le sue scelte, comprese quelle più problematiche. Anche se le scene erotiche sono decisamente spinte, soprattutto nella versione originale francese, il film di Jouffa è lontanissimo dagli stilemi del porno. Permeato dallo spirito libertario di quegli anni, trova nella giovane Sylvie Meyer un'interprete fresca ed efficace.