Arancia rosso sangue - Film (1997)

Arancia rosso sangue
Locandina Arancia rosso sangue - Film (1997)
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Titolo originale: The Blood Oranges
Anno: 1997
Genere: drammatico (colore)

Cast completo di Arancia rosso sangue

Note: Tratto dal romanzo di John Hawkes.

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Tutti i commenti e le recensioni di Arancia rosso sangue

TITOLO INSERITO IL GIORNO 1/06/19 DAL BENEMERITO BUIOMEGA71
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Buiomega71 1/06/19 00:40 - 3109 commenti

I gusti di Buiomega71

Libertà sessuale in afose atmosfere messicaneggianti. Logorroico fino allo sfinimento, quartetto pseudo teatraleggiante con innesti intellettualoidi da farlocco cinema d'autore. Haas occhieggia a Henry Miller, piazza cene sensuali a base di piccione che manco Tom Jones, mostra la Lee (bellissima e spregiudicata) che si pastrugna sul divano all'aperto che nemmeno la ninfetta di Emmanuelle e azzarda il piacere dell'impiccagione (onanistica) stile Impero dei sensi, ma quello che rimane è la noia. Restano il bellissimo score di Badalamenti, le esotiche location e la Lee.
MEMORABILE: La libido della Lee (anche con i piedini sporchi); L'evidente arrapamento di Dance davanti alla Lee; La cintura di castità; I baci alla ragazzina.

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  • Discussione Buiomega71 • 1/06/19 10:08
    Consigliere - 27156 interventi
    La libertà sessuale (o meglio, le gioie dello scambismo) sullo sfondo di un Messico esoticheggiante (nel film un posto immaginario, tipo la Garma delle Orme) e dalle atmosfere torbide e afose.

    Peccato però che Haas si creda Henry Miller, e con la spocchia da regista intellettuale e "raffinato", metta in piedi un quartetto teatraleggiante fatto di dialoghi infiniti, elucubrazioni mentali e teorie sull'amore libero che prendono per sfinimento.

    Indeciso se fare un film prettamente erotico o seguire la linea del Paul Schrader di Cortesie per gli ospiti (ma più che altro le riescono i patinatismi degni di uno Zalman King), Haas si impantana in una farloccata d'autore, che spesso sfiora il ridicolo involontario (su tutti la cintura di castità fatta indossare alla Robins, che mano nei decamerotici), dispensando noia e conversazioni degne del nostro cinema settantiano sulla "borghesia annoiata".

    Quindi ci piazza citazioni "colte" letterarie (non manca il Shakespeare di Sogno di una notte di mezza estate), e derive più "basse" (la cena sensuale a base di piccioni tra Dance e la sua domestica messicana sul modello Tom Jones, la Lee che si pastrugna sul divano all'aperto-con tanto di visibile eccitazione erettile di Dance, in una sequenza stracult-come la ninfetta di Emmanuelle sulla foto di Paul Newman, i piaceri proibiti dello strangolamento alla Impero dei sensi, quì risolta con il piacere onanistico dell'impiccagione-che avrà tragiche conseguenze-, la pagliacciata "pagana" con le bambine conciate che nemmeno La pelle di satana)

    I baci dati alla ragazzina indigena, le foto fatte alla contadinella messicana imbronciata, il gioco dell'uva (sembrano capezzoli cit.), la stanza da letto cosparsa di mele, Dance che si mangia le arance sull'amaca, nelle grotte a cercar cinture di castità, l'odore di pipì (grande teoria di Dance, che afferma che gli odori forti sono segno di umanità), continui e repentini flashback tra passato e presente che sfumano in un rosso vivo che invade lo schermo, eppoi chiacchiere, tante chiacchiere, troppe chiacchiere (e pochi fatti) che rendono la visione il trionfo del tedio e del pleonastico (Haas fa della sessualità il punto nevralgico del film, ma le scene di sesso vero, alla fine, in tutto il film, sono due e durano una manciata di secondi)

    Resta, però, una bellissima e spregiudicata Sheryl Lee, deliziosa e insaziabile dea dell'amore, concentrato di ninfomania e sensualità (le mutandine, l'autoreggente , l'incipit sulla spiaggia dove lei mostra il seno e Dance le chiappe), che regala una sequenza con i piedini sporchi, dove risulta irresistibile anche in pigiama. Haas già a inizio film, fa una carrellata su di lei, mentre legge un libro sul letto-ammirata da Dance-cominciando dai piedini avvolti dalle infradito.

    E visto che Haas prende la Laura Palmer lynchiana, si piglia anche Angelo Badalamenti, che firma uno score suggestivo e penetrante, la cosa migliore del film insieme alla Lee (e alle location messicane)

    Il resto viaggia su pruderie d'accatto, look da tv movie patinato, intellettualismo da quattro soldi e schermagliette amorose degne di un Harmony.

    D'effetto il titolo, ma che di rosso sangue ha ben poco o nulla.
    Ultima modifica: 1/06/19 15:21 da Buiomega71
  • Homevideo Buiomega71 • 1/06/19 10:26
    Consigliere - 27156 interventi
    Buono il dvd della Red Spot (Dolmen)

    Formato: 1.33:1

    Audio: italiano (2.0)

    Sottotitoli: italiano per non udenti

    Nessun extra, solo il menù con i capitoli

    Durata effettiva: 1h, 30m e 10s

    Immagine al minuto 00.33.49. Il gioco delle coppie, o meglio, il gioco di baciare una ragazzina indigena avvistata dalla scogliera (dei desideri)

    Ultima modifica: 1/06/19 13:30 da Buiomega71
  • Discussione Raremirko • 1/06/19 22:11
    Call center Davinotti - 3863 interventi
    Il cast però è interessante; grande Buio, parli sempre bene di film e registi che non conosco.
    Ultima modifica: 1/06/19 22:11 da Raremirko