Thriller d'altri tempi di una certa fama ma decisamente compassato, costruito senza la necessaria suspence e che poggia su buone location spagnole discretamente valorizzate dal bianco e nero di Erwin Hillier. Tutto ruota attorno all'indiscussa protagonista Kimberley Prescott (Ann Baxter), un'ereditiera che vive nella sua lussuosa villa a Barcellona dove riceve la visita di un uomo (Todd) che di dice di essere suo fratello Ward. Ma il fratello era morto in Sudafrica un anno prima, quindi chi è davvero l'uomo? E come fa a sapere tutto di loro, ad avere lo stesso tatuaggio sul polso, a prepararle i cocktail proprio come piacevano a lei, a guidare veloce sulle strade proprio come faceva lui? Dovremmo forse...Leggi tutto credere, come egli sostiene, che la sorella è malata e sragiona? D'altra parte al commissario Vargas (Lom) l'uomo presenta credenziali credibilissime, passaporti, autentiche di ogni genere... Si capisce insomma che la storia si concentra sul dramma di Kimberley, la cui disperazione cresce di minuto in minuto senza che riesca a dimostrare - almeno al commissario - che l'uomo stabilitosi in villa non è il vero Ward. Diciamo che il difetto principale (piuttosto comune, in film costruiti soprattutto in funzione del colpo di scena finale, che una voce sui titoli di coda prega di non svelare ad amici e parenti!) sta nella scarsissima credibilità del tutto, con una soluzione che dire forzata è dir poco e che tende a svilire l'intreccio riducendolo quasi a un gioco per ragazzi; per non dire che chi volesse davvero dimostrare come una persona non sia quella che afferma di essere non farebbe gran fatica a escogitare qualche trappola per indurla in errore. Mancando poi alla trama sviluppi che la possano deviare dal suo corso naturale, non si può non notare la stanca ripetitività accentuata da una tensione che non sale praticamente mai, con la Baxter nemmeno troppo brillante in un ruolo lagnoso. Lom interpreta il commissario con la dovuta gravosità ma non può incidere più di tanto, Todd è piuttosto anonimo a conferma di un cast che recita correttamente ma svogliato. E' vedendo film così che si può capire la grandezza di registi come Hitchcock, che aggiungevano ai loro lavori un tocco personale in grado di elevarli rispetto alla media. CHASE A CROOKED SHADOW si fa comunque seguire, incuriosisce e grazie all'attesa di un finale finalmente rivelatore non annoia.
Insolita (per l'epoca) ambientazione spagnola, per questo buon thriller diretto da un regista piuttosto poliedrico, che nel genere farà ancora meglio con il successivo Il dubbio. La breve durata viene in soccorso di un ritmo non proprio frenetico ma la costruzione, nella sua semplicità, è apprezzabile e il colpo di scena finale, non così imprevedibile per lo spettatore odierno, conserva comunque la sua efficacia. Splendido bianco e nero e bravi interpreti, in particolare la Baxter e Lom.
Ereditiera viene raggiunta nella sua villa in Spagna da un uomo che dice di essere suo fratello. Peccato che la donna non lo riconosca e che lo stesso fratello sia morto un anno prima in un incidente d'auto. Ma nessuno sembra crederle... Anderson certo non è Hitchcock, ma questo è un thriller teso e ben girato che forse meriterebbe di essere più conosciuto. Non mancano alcune sorprese, di cui una, nel finale, oggi risulterà forse meno inaspettata ma è sempre un bel colpo di scena. Ed Anne Baxter, non nuova a questo genere di cinema, è brava.
Buon thriller con una brava Anne Baxter vittima di un gruppo di persone che la tengono prigioniera nella sua casa, ma le sorprese fioccheranno. La bella ambientazione spagnola risulta evocativa e va citato il compianto Lom ispettore di polizia. Non manca la suspense (la scena col bicchiere per vedere le impronte) e il colpo di scena finale non è affatto male. Merita.
Magnifico thriller psicologico diretto con mano sicura da Michael Anderson, che in 83 minuti racconta magistralmente il labirinto claustrofobico nel quale entra, senza apparentemente via d’uscita, l'ereditiera Kimberley Prescott. Grande perizia tecnica, scenografie lussuose e sperdute che schiacciano gli attori, segno stilistico distorto, fabula geniale e senza sbavature, ritmo tranquillo ma saturo di ansie, personaggi astratti che, come segni grafici, disegnano i solchi e le curve di una vicenda allucinata che sfocia in un finale che mozza il respiro.
MEMORABILE: L'ambientazione catalana allo stesso tempo misteriosa e barocca; L'episodio al cardiopalma dell'impronta digitale; Il finale completamente inaspettato.
Buon thriller vecchi tempi il cui merito principale è quello di saper celare bene dall'inizio fino alla fine le intenzioni dei personaggi, creando così una bella tensione che si mantiene costante per tutta la sua durata. Buone anche le
sorprese che non mancano nel corso della pellicola. Qualche flebile appunto si può fare al finale che, forse, allo spettatore odierno non sarà poi così imprevedibile: ma per l'epoca la sorpresa era più che riuscita. Buono il cast
su cui spicca la Baxter ma anche il bravo Lom.
Ann Baxter, perfettamente a suo agio nel ruolo di una ricca ereditiera dal passato torbido e dal presente dubitativo, riempie lo schermo in questa storia di ricatti e ritorsioni che ha come sfondo la soleggiata costiera spagnola. La trama va in un'unica direzione (quella contraria all'eroina), ma il finale inaspettato (per chiunque) dà una brusca sterzata in senso opposto. Quasi in odore di "classico".
Il regista Anderson crea fin dalle prime battute un’atmosfera senza uscita di inquietudine e angoscia, tutta centrata sull’intensa protagonista; mantenendo fino all’ultimo i più importanti segreti dei personaggi, accresce la tensione e l’attenzione col passar dei minuti. Le ben sfruttate ambientazioni spagnole e gli attori fanno il resto (in particolare Anne Baxter, molto espressiva nel ruolo di una donna fragile, e Herbert Lom, inappuntabile commissario). Un thriller da manuale.
MEMORABILE: "Non è mio fratello!"; La folle corsa in automobile sulla strada tortuosa che costeggia il mare; Le impronte digitali; Il finale.
Thriller psicologico, privo di omicidi in corso, incentrato su uno scambio di identità (o forse no). La ricca orfanella è vittima o carnefice? Pazza o per tale la si vuole far passare? Sentimentale o terribilmente avida? La sceneggiatura è scorrevole, il film ben fatto e piuttosto hitchcockiano (pur non raggiungendone i livelli). Meno acqua alla gola della Baxter, sul finale, avrebbe giovato, ma erano gli anni 50 e per le grandi dive il melodramma era d'obbligo.
Gran bel thriller, come si facevano un tempo. Il regista strizza l'occhio a Rebecca di Hitchcock, con una sceneggiatura ispirata. Se avete gradito Ritratto in nero questo film è quello che fa per voi. La Baxter offre un'interpretazione godibile. Ambientato in una villa da mille e una notte, il film trascina lo spettatore verso un finale fantasioso e apparentemente irreale, ma non importa: è la magia del cinema. L'intero svolgimento merita gli encomi più lodevoli. Da non perdere.
Mentre si trova in vacanza nella sua villa in Spagna, una ereditiera sudafricana orfana di un magnate di miniere diamantifere viene raggiunta da un tizio che si presenta come suo fratello... lei però sostiene che il vero fratello è morto mesi prima in un incidente automobilistico. Buon thriller, stringato nella durata ed interpretato da un discreto cast, che tutto punta sulla rivelazione finale, disseminando però durante la visione indizi e tracce che possono lasciar intuire l'inghippo. In altri termini, le carte sono tenute nascoste, alimentando la tensione, ma senza barare con lo spettatore
Anderson gioca sugli stilemi hitchcockiani (compresa la folle corsa in auto sulla Costa Brava in stile Caccia al ladro) imbastendo un ottimo thriller in cyui una ricca ereditiera viene intrappolata in un imbuto claustrofobico nel quale realtà e finzione vengono confuse nella sua mente tramite gaslighting. Oppure no? Chi è la vittima? Chi il carnefice? Chi finge? Chi dice il vero? Le carte vengono scoperte una alla volta con grande proprietà tenendo lo spettatore in un costante stato di tensione, mentre in sottofondo un indolente arpeggio ispanico pare irridere la nostra ansia.
Veramente un thriller degno di nota, per nulla invecchiato se si eccettuano lo stile recitativo e il doppiaggio. Non mancano trovate alla Hitchcock; diverse sono le scene tensive e notevolissimo è il colpo di scena finale. Il tutto è raccontato senza lungaggini, con uno stile secco e in una durata potabile per qualsiasi spettatore e la storia cresce d'interesse man mano che il tempo passa. Molto buono il cast, brava Anne Baxter (forse la migliore) e molto interessante la fotografia, con frequente scelta dei toni scuri. Assolutamente consigliato, una visione di cui non ci si pentirà.
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