il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

LE "APPARIZIONI" DI HITCHCOCK
(nei suoi film)
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360837 commenti | 68545 titoli | 27005 Location | 14232 Volti

Streaming: pagine dedicate

Location Zone

  • Film: Napoli - New York (2024)
  • Luogo del film: La prigione dove viene detenuta Agnese (Pierro)
  • Luogo reale: Varco principale del "Porto Vecchio", Corso Camillo Benso Conte di Cavour, Trieste, Trieste
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  • Film: Tutto per mio figlio (2022)
  • Luogo del film: La società "Santa Chiara" gestita dal clan dei camorristi
  • Luogo reale: Via Lungo Fibreno, Isola del Liri, Frosinone
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ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Antonio Guerra

    Antonio Guerra

  • Paola Mori

    Paola Mori

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Siska80
Una giovane un po' fuori di testa che indossa orecchini che scottano viene sequestrata da una scalcinata banda, ma in seguito... Film della serie "buona la prima" che solo in rare occasioni riesce a strappare un sorriso: il cast non è affatto malvagio, ma nulla può fare contro una sceneggiatura approssimativa e piuttosto banale, mentre la fotografia televisiva assesta un altro poderoso colpo all'insieme già di per sé precario. Perlomeno, comunque, il ritmo abbastanza lesto aiuta ad arrivare sino al prevedibile epilogo e alcuni personaggi strampalati risultano nel complesso simpatici.
Commento di: Reeves
La regia è firmata da Anthony Quinn ma si sente eccome, la mano di suo suocero Cecil B. deMille, che aveva impostato il film. Le scene di massa sono infatti grandiose ma un po' troppo esibite, ci sono sentimenti forti e una trama complessa ma al tempo stesso facile da seguire. Ovviamente la parte del leone la fanno le scene d'arrembaggio, in cui si esibiscono mezzi e comparse, mentre le parti sentimentali sono statiche e troppo lunghe. Woody Stroode è a inizio carriera, farà di molto meglio.
Commento di: Siska80
Un potente stregone che ce l'ha a morte con Tokyo (!) cerca di evocare lo spirito di un potente samurai, ma per riuscirci deve... Talmente strampalato da meritare almeno una visione, se non altro per l'impegno del cast, che pare crederci davvero: a conti fatti, l'azione regolare garantisce una visione scorrevole e le sequenze d'azione sono decorose (discorso a parte meritano gli effetti speciali, davvero ridicoli) al pari del trucco, mentre la colonna sonora genera la giusta tensione, specie nelle scene clou. In sostanza, una pellicola non eccelsa ma non priva di un certo stile.
Commento di: Dave hill
Cult anni 80! Ispirato dallo Squalo e Piranha, il produttore Corman pensa bene di far assediare la gretta e provinciale cittadina costiera da uomini pesce cattivissimi e sessuomani. Molto gore, vanta la celebre sequenza del parto ispirata ad Alien. C'è pure l'antagonista Vic Morrow conciato come Quint del cult di Spielberg. Le creature di Rob Bottin sono un po' goffe ma la regista sa giocare col vedo/non vedo creando anche momenti di tensione.
Commento di: Trivex
Più temi in un’unica pellicola, quindi un “ibrido” di genere che potrebbe risultare davvero interessante, per lo specialista. “Sessantottino” birbante, quando si tratta di “droga party” con orgia incorporata, ma anche “noir” legato a usi e costumi di quel tempo e in quel luogo. Gli attori adeguati, con una sorprendente Benussi, bellissima ma anche molto brava, sono guidati da una regia attenta a non "esagerare", ma anche decisa a sottolineare i momenti importanti. Visto l’andazzo, il finale lo si può trovare anche inaspettato. Un po’ d’ansia la può mettere, dopotutto.
Commento di: Reeves
Il primo, l'originale, il migliore. Un'avventura che ancora oggi è mozzafiato, l'interprete principale Heston che sa essere credibile e i vari scimmioni che ci raccontano una possibile evoluzione della società. E poi c'è un finale che sorprende, ed è la vera grande trovata del film. Insieme al quasi contemporaneo film di Kubrick, propone una fantascienza adulta e capace di trattare problematiche importanti del presente.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

Due occhi osservano, da dentro un'auto, una casa bruciare. A chi appartengono? Bisogna aspettare ventidue anni per saperlo, dal momento che quello era solo il prologo. E ventidue anni dopo siamo in casa con la Lucy di E.R. (Martin) e il Dylan di BEAUTIFUL (Neal). Qui si chiamano Nina e Stuart St. Clair e sono una coppia apparentemente più o meno felice, con due figli. Lui è medico e se la spassa un po' con le infermiere carine, lei lo sa ma crede nel...Leggi tutto suo ravvedimento. Soprattutto ha altro a cui pensare, in quel momento, perché dopo quindici anni di lontananza si rifà vivo suo fratello Drew (MacDonald), il quale fin da piccolo aveva manifestato chiara instabilità psicologica. Ora sembra cambiato, ma intanto, per risalire a dove abita sua sorella, ha appena preso per il collo l'addetta al noleggio delle auto, che è stata costretta a trovargli la pratica di Nina - venuta da Chicago a New York per salutare la nonna malata - e fornirgli l'esatto indirizzo di casa di lei.

Drew, partito così per Chicago, lì si è stabilito in un appartamento di fronte alla villa della sorella, dove ha cominciato a spiarla. Prima di farsi vedere da lei ha però agganciato Stuart in un bar riferendogli di essere il fratello di sua moglie. "Mia moglie non ha fratelli", gli aveva replicato lui. Ma deve ricredersi e Drew sembra un tipo brillante, educato, capace di farsi benvolere. Spiega che Nina non ha mai parlato di lui per via del suo passato turbolento (14 mesi di carcere per averla difesa uccidendo il tizio che la stava molestando). Stuart decide di aiutare Drew e lo invita a casa, dove questi rivede Nina e conosce i due nipotini, della cui esistenza nulla sapeva. Nina è l'unica a non essere affatto tranquilla; e infatti, come prima cosa, ingaggia un detective privato (Pla) per far luce sul passato di Drew. Apparentemente tutto sembra in regola, ma quello potrebbe pure aver cambiato nome, nel frattempo...

Il film è impostato sul rapporto tra Nina, di specchiata onestà, e il suo misterioso fratello, che non capiamo quanto si sia davvero ravveduto: campa scommettendo sui cavalli e le partite di ogni sport, dice, si comporta bene, sfrutta il proprio fascino per sedurre chi gli capita a tiro (dalla domestica dei St. Clair alla collega di lavoro di Nina), e questo a sorpresa conduce a qualche scena di nudo, che comprenderà pure un "freddo" amplesso televisivo del medico con la sua assistente. Si tenta insomma di rompere il rigido schema dei film per la televisione e si lavora molto di regia: quella del canadese Philippe Gagnon è particolarmente vivace e i ritmi sono buoni.

La tensione che ogni thriller dovrebbe garantire latita per gran parte del tempo, ma almeno la recitazione è discreta e - pur lavorando sul suo stereotipatissimo Drew, Adam MacDonald si prende facilmente la scena anche quando inevitabilmente mette in luce il suo... lato oscuro. C'è buona varietà nella scelta dei diversi personaggi e la sceneggiatura li assiste decentemente. La storia è però troppo imperniata su un movente poco credibile, che si rivelerà l'unico vero mistero da svelare (a parte la ricostruzione dell'incendio iniziale, del quale ormai non interessava niente a nessuno). Per fortuna il film procede piuttosto sicuro e spedito verso il finale (sbrigativo) in attesa della immancabile, inutile scena pre-titoli di coda...

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Perché aggiungere altro, nel titolo, se effettivamente l'unica parola che può venire in mente guardando il film, oltre a quella, è forse solo "sangue"? Prendi un treno, ce li metti tutti dentro e cominci a far turbinare la mattanza. KILL sta tutto qui e non servirebbe in fondo spiegare altro. Non i motivi per cui Amrit (Lakshya) decide di prendere lo stesso treno sul quale è salita la sua amata Tulika (Maniktala), non quelli per cui il cattivissimo Fani (Juyal) sta lì insieme a una nutritissima banda di criminali che comprendono pure un ampio numero...Leggi tutto di suoi familiari...

D'accordo, diciamo che è sufficiente aggiungere che il primo vuole convincere la sua donna a non sposare l'uomo alla quale è promessa (secondo costume paterno) e che il secondo è sul treno con la sua banda per una bella rapina a mano armata (nel senso di pugnali e lame di ogni tipo, giacché le pistole sono prevedibilmente bandite o tutto finirebbe troppo presto). Così, dopo un'offerta di matrimonio (con tanto di anello) consumata non troppo romanticamente nella toilette mentre fuori si sente sferragliare, si arriva ben presto al rendez-vous tra i due antagonisti e le loro diverse fazioni folte di padri, fratelli, sorelle, cugini, amici...

Scelti (non è certo la prima volta) gli angusti scompartimenti come teatro dell'azione, si comincia un po' a basso regime, anche se già cominciano a volare calci e pugni tra i corridoi e le poltroncine (cuccette sovrapposte senza alcun separatore che le isoli dal corridoio comune). I contendenti rimbalzano da una parte all'altra gridando e già non troppo si capisce di quello che sta accadendo, anche perché perfino i volti di Amrit e Fani rischiano di confondersi tra loro. Non parliamo di chi tenta di mandare a memoria qualche nome...

Quello che ben presto si capisce è come a fare la differenza sia l'estrema violenza degli scontri, caratterizzati da pugnalate in ogni dove e sangue che scorre a fiumi, con vittime anche giovanissime e nessun rispetto per chi dovrebbe far parte della cerchia di protagonisti. Si muore a grappoli e chi c'è c'è, mentre, in sottofondo, una colonna sonora rumorosissima contribuisce a dare ritmo e regalare al film parte di quell'originalità alla quale non può consapevolmente puntare. Se infatti l'unica differenza è data dall'aumento della ferocia con cui si combatte, dobbiamo sorbirci sventramenti e sbudellamenti di ogni genere senza che siano accompagnati da dialoghi minimamente interessanti. Non che si potessero immaginare grandi scambi, né qualche tocco ironico che infatti è del tutto assente (a meno che non si voglia considerare tale qualche accoppamento grottesco in cui si testa l'inventiva degli autori)...

Ad attutire in parte l'impatto devastante di alcune scene di lotta girate in pochi metri quadrati c'è però una fotografia piuttosto buia che a lungo andare stanca e che, unita al prevedibile montaggio serratissimo, rende talvolta poco comprensibile quanto accade. Botte da orbi, insomma, moltiplicate dall'enorme quantità di persone stipate tra i vagoni e spesso impossibilitate a muoversi o quasi lungo gli stretti corridoi del treno. Una specie di THE RAID indiano, senza però la stessa raffinatezza stilistica e inventiva e invece votato a una visione puerile della lotta, mortificata da dialoghi insignificanti. Qualche scontro è comunque piacevolmente selvaggio, la tecnica c'è, il sangue non manca, la regia coglie bene la frenesia dell'azione e siamo dalle parti di quel cinema orientale al quale, per contenuti ed elementarità dello script, idealmente ci si avvicina.

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A soli otto anni di distanza dalla prima volta in cui venne trasposto sullo schermo in una serie, il romanzo di Harlan Coben “Just One Look” torna a riempire altre sei puntate spostando l'azione dalla Francia alla Polonia. L'avventura, qui, è quella di Greta Rembiewska (Debska), moglie di Jacek (Lukaszewicz) con due figli, la quale un giorno trova, tra le foto portate a sviluppare, quella di un gruppo di amici; tra questi le pare di riconoscere il marito, benché molto più giovane. La foto deve...Leggi tutto necessariamente risalire a prima del loro incontro, pensa, anche perché legata a un tragico incendio in cui perirono molti giovani durante il concerto di tale Jimmy (Stramowski). Lei era presente, allora; anzi, le hanno detto che fece di tutto per salvare chi poteva (tra questi anche il figlio di un potente poco di buono, che negli anni ha sempre dimostrato di esserle grato) e che venne strappata alle fiamme per miracolo, ma di quei giorni non ricorda nulla.

La memoria se n'è andata e con essa probabilmente qualche dettaglio molto importante, legato a una lenta riapertura del caso in seguito alla scomparsa di Jacek, rapito da un sicario che ama contattare donne nelle app di incontri per andare a casa loro, legarle e installarsi lì per compiere le sue missioni. Lo fa anche questa volta, ma la vicina della vittima, che amava osservare dalla sua finestra la dirimpettaia mentre si spogliava portandosi a letto un buon numero di uomini, si accorge che alla donna è successo qualcosa. Solo un caso che la voyeur sia anche un'ottima amica di Greta?

Gli intrecci della trama sono al solito studiatissimi e complicati, spiegati non sempre senza lasciare, in questo caso, qualche buco. Non troppi però, e mai tra le risposte necessarie a completare una soluzione complessa e affascinante. Rispetto alla prima versione la storia – naturalmente molto simile nei suoi sviluppi  - presenta qualche cambiamento, soprattutto nella scelta di privilegiare alcuni personaggi a sfavore di altri (vedi il padre del ragazzo morto nell'incendio nonostante il tentativo di salvataggio di Greta, qui decisamente sullo sfondo), rendendo più snello il racconto: tutti i flashback dell'incendio e l'incendio stesso sono ad esempio ridotti a pochi minuti seminati qua e là con scarsa convinzione; l'interesse è su altro.

La semplicizzazione di molti snodi aiuta la comprensione globale (al contrario dell'uso dei nomi polacchi, davvero difficili da memorizzare, in alcuni casi) e nel suo insieme la serie si segue più facilmente; è meno charmant nei personaggi, meno convinta nella recitazione (comunque valida) e le manca il colpo di scena notevole dato dalla scoperta del filmato di Greta con i ragazzi della band (sostituito da un molto più anonimo flashback). Si conferma però la qualità del soggetto - capace in sei puntate di raccontare una vicenda interessante - e quella di una sceneggiatura che, alle prese con un groviglio gigantesco di sottotrame, riesce a distenderle con abilità e discreto senso dello spettacolo. Insomma, al momento il nome di Harlan Coben rimane una garanzia; non solo per la creatività nello strutturare le storie ma anche per la professionalità con cui esse vengono rese su piccolo schermo.

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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