Emilio Estevez e il suo
Boogie Nights, o meglio, il ragazzo della 56ma strada rivisita la golden age del porno.
La prima cosa che balza agli occhi è l'inquietante nemesi parentale che unisce i fratelli Emilio Estevez e Charlie Sheen con i Mitchell (oltre che , grazie a un make up "posticcio" della pelata, di una notevole somiglianza), quasi come se fosse un gioco di rimandi quasi autobiografico (nel film si sniffa cocaina in quantità a dir poco industriale, e Charlie ne sà qualcosa, fino a toccare il baratro e il punto di non ritorno)
Per quanto riguarda la tracciatura della vita (e del lavoro) dei Mitchell brothers, Estevez comincia dall'adolescenza (da antologia il ghigno stepfatheresco del grande Terry O'Quinn nel ruolo di pà Mitchell, che insegna ai figli a farsi rispettare nella vita, portandoli ad una "spedizione punitiva" in una notte di tregenda, con tanto di fucile, a minacciare un debitore di papà), per poi immergersi alla fine degli anni 60 (tra ragazze hippie che ballano a seno nudo e l'atmosfera rivoluzionaria di quegli anni) dove Jim scopre l'arte del porno (notevole la lezione di cinema del professore Peter Bogdanovich-in un cameo inaspettato-che smonta Jim con un discorso di quello che è vero cinema e mera pornografia).
Ed ecco finalmente il trionfo dei Mitchell dopo loops porno/horror (con tanto di gorillone , in gabbia, alla
Slok e scienziati pazzi stile Al Adamson che ci danno giù come ossessi) con
Behind the green door, tra la lavorazione sul set (le parti migliori del film, con Artie ai giornalieri che si rende conto di aver ripreso un'ora di buio e la fedele ricostruzione dell'orgia femminile con al centro Marilyn Chambers e l'entrara sul palco del mandingo pittato-con pene barzotto in bella vista-) e il successo della prima (con Jim impaziente e in preda al panico perchè le pizze del film sono in ritardo, per poi infervorarsi perchè il proiezionista ha scambiato i rulli durante la proiezione, con ludibrio menefreghista di Artie).
Il porno e la sua industria è trattato con intensità da Estevez (il mafioso-ridotto un pò ad una macchietta, che rimarca con doppiaggio maccheronico "è il bisseness"- che fa le copie del film e le distribuisce in alcuni stati prendendosi i frutti degli incassi, violando i diritti d'autore, tra le ire dei fratellini che non cedono alle minacce), per sfociare sulle divertenti riprese sul set di
Sodom and Gomorrah (uno dei loro primi insuccessi commerciali).
Poi la cocaina ( sniffando come se non ci fosse un domani, da far invidia a Tony Montana), le violenze domestiche (di grande impatto Artie che minaccia la moglie Karen con una pistola, dopo averle gettato in faccia una lattina di birra davanti ai due figlioletti, sospettando che se la faccia con il maestro di tennis, piombando nella paranoia e nel delirio indotto dalla continua assunzione di stupefacenti), Artie che sprofonda sempre di più nel baratro dell'autodistruzione-il tiro a segno nella piscina vuota ne è un fulgido esempio, o quando, per la strada, si mette a vaneggiare in stato quasi alluicinatorio-, fino a delirare e sproloquiare minacce di morte al fratello.
Finale dai notturni tratti quasi thriller, con le minacce telefoniche di arti che chiama a destra e a manca (ma soprattutto verso il fratello Jim), la pioggia battente, l'entrara di Jim a casa di Artie armato di fucile, le inquadrature sghembe, e il resto è triste storia di cronaca della fine dei pionieri del porno.
Come in
Lovelace (visto di recente) l'industria del porno è trattata nella prima parte (e chi pensa di vedere qualcosa di "scabroso" se lo sogni, nel cinema porno, e dietro le sue quinte, non c'è quasi mai erotismo o pruriginosità, ma solo la meccanicità, spesso fredda, di un lavoro come un'altro, che toglie tutto l'appeal di eccitazione o voyeurismi vari), mentre Estevez si concentra sul rapporto tra i due fratelli e la loro corsa verso la rovina (professionale e personale), con tanto di disintossicazione autodidatta di Jim a casa della cognata.
Tracy Hutson è una perfetta Marilyn Chambers (il provino quando Artie la scopre, la pubblicità del detersivo, il suo red carpet tra i flash dei fotografi) e la ricostruzione d'epoca (dalla fine degli anni sessanta, tutti i settanta, fino ai primi anni novanta) è ben resa dal figlio di Martin Sheen (di grande contributo la fotografia di Paul Sarossy, che apre il film in chiaroscuri quasi horror, la villa di Jim in una notte buia e tempestosa e le telefonate stalkerizzanti di Artie che nemmeno
Quando chiama uno sconosciuto)
Un biopic vitale, sincero, appassionato , forse limitato dalla destinazione per la tv via cavo, ma coinvolgente quanto basta e (im)pietoso ritratto di due autori che sognavano di coniugare la pornografia al più puro concetto di cinema.