Mauro • 10/08/12 00:22
Disoccupato - 11996 interventi CASA E BOTTEGAPrincipale location del film,
la tipografia di Olindo Fossati (Cervi), che risulterà essere quella colpevole delle stampe antifasciste ma che Ulisse (Delon), dopo averla scoperta, rifiuterà di denunciare (anzi, si licenzierà dai Fasci di combattimento per farsi assumere come apprendista dal Fossati) non si trova in
Via dei Funari, come lascerebbe intendere la targa posta accanto all’ingresso, bensì nella confluente
Via dei Delfini, al
civico 5 (ossia la casa natale del poeta Giggi Zanazzo, il cui monumento s’intravede nel primo fotogramma, lettera
C). Nello stesso edificio vi è anche la casa della famiglia Fossati.
LA TIPOGRAFIAIl primo fotogramma (gli altri sono tutti in sequenza, senza stacchi) riprende
il momento dell’arrivo di Delon, che proviene da Via dei Funari transitando davanti alla chiesa di Santa Caterina dei Funari (se ne vedono le gradinate,
A) mentre la freccia sullo sfondo, dipinta sulla parete della casa natale di Zanazzo, indica la direzione dell’ingresso alla tipografia
(D)Per non sbagliarsi Delon chiede informazioni al “vicino di casa” della tipografia, il parrucchiere filofascista Giuseppe Gorgolano (Stoppa), che gli risponde con un sorrisetto ironico prima di rintanarsi nella sua bottega (
B).
Poi, seguendo la freccia,
Delon raggiunge l’ingresso della tipografia:
Ecco come appaiono oggi gli stessi scorci visti nei quattro fotogrammi, radunati in un’unica inquadratura:
Zoom sulla targa: nonostante sia sfuocata si intuisce che su di essa non è scritto “Via de Funari”, ma “Via dei Delfini”
LA CASANello stesso edificio abita la famiglia Fossati: qui vediamo
Rosa (Morelli), la moglie di Olindo, affacciarsi al terrazzo dell’abitazione quando il marito la avvertirà di aggiungere un posto a tavola (in seguito all’assunzione di Ulisse). Il terrazzo si trova proprio sopra il negozio di parrucchiere e a fianco della chiesa. La porta arcuata che si vede alle spalle della Morelli è quella dell’appartamentino nel quale “dal 9 giugno 1907” si è ritirato a vita quasi eremitica Meo (Pisacane), l’anziano – e un po’ rimbambito – padre di Olindo.