The program - Film (2015)

The program
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: The Program
Anno: 2015
Genere: biografico (colore)
Note: Basato sul libro biografico "Seven Deadly Sins: My Pursuit of Lance Armstrong" del giornalista sportivo irlandese David Walsh.
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Una vita avventurosa, quella di Lance Armstrong, talmente fitta di contraddizioni da meritare indubbiamente anche più di un film. Stephen Frears dirige THE PROGRAM partendo dal libro di David Walsh (O'Dowd), il giornalista che ancora prima delle condanne ufficiali mise in dubbio la possibilità che un atleta fin lì non così straordinario potesse arrivare a trionfare addirittura sette volte al Tour de France. Il complesso programma studiato per eludere i controlli antidoping non viene descritto nelle sue diverse sfumature perché non è questo che interessa; l'attenzione è concentrata sull'uomo Armstrong prima che sul ciclista, tanto è vero che non è necessario conoscere i meccanismi di uno sport...Leggi tutto complesso come il ciclismo per capire il film: le vittorie di tappa, le scalate, le fughe si limitano a poche immagini sulle strade di montagna con la sovrimpressione di giornali che riassumono nei diversi titoli i momenti chiave. Ciò che conta sono l'indagine giornalistica da una parte e l'elaborazione di una strategia vincente attraverso le sostanze proibite dall'altra, in una contrapposizione che mette in luce la sicurezza e il decisionismo di Armstrong (straordinaria la somiglianza di Ben Foster), la sfacciataggine di chi sa di aver contribuito in modo decisivo a trasformare il Tour de France in uno dei più grandi eventi sportivi annuali. Si comincia coi primi timidi successi e con il dramma del tumore ai testicoli, si racconta dell'incontro con l'italiano Michele Ferrari (Canet) e della decisione di accettare qualsiasi trattamento pur di raggiungere la vittoria. Ecco quindi l'adesione a un team (la US Postal) in cui il doping diventa di casa, con la promozione di un giovane di belle speranze come Floyd Landis (Plemons) da gregario a capitano (vinse pure lui un tour che poco dopo gli venne revocato per doping) e la predominanza di un Armstrong sempre più divo, pronto tuttavia a rimontare in sella pochi anni dopo il ritiro successivo alle famose sette vittorie al Tour. Frears è abile a comprendere in un film di poco superiore all'ora e mezza l'intera carriera del ciclista, rischiando spesso di apparire superficiale e sbrigativo ma guadagnando in scorrevolezza e godibilità, assistito da un eccellente cast e da una stimabile chiarezza espositiva. Chiaramente si tratta di un'opera realizzata per i non intenditori, per chi ha voglia di conoscere senza approfondimenti accessori la storia di uno dei personaggi più controversi dello sport di ogni tempo, eroe della lotta contro il cancro (con milioni di dollari devoluti alla causa), esempio di volontà e abnegazione ma insieme triste alfiere di uno dei maggiori crimini sportivi che la storia ricordi.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 31/01/16 DAL BENEMERITO DANIELA POI DAVINOTTATO IL GIORNO 9/12/16
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Daniela 31/01/16 12:03 - 12626 commenti

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Grande leggenda quella di Lance Armstrong, e che delusione scoprire la realtà su cui si poggiava. Frears ne ricostruisce la vicenda dalla scoperta della malattia allo smascheramento incentrando la narrazione sul lato sportivo, mentre i riflessi umani sono affidati all'interpretazione di Foster, convincente nel rendere una personalità egocentrica, arrogante fino alla megalomania, che relega tutti gli altri personaggi sullo sfondo, a parte il Landis del bravo Plemons. Approccio squadrato, magari troppo didascalico, ma il risultato è interessante.

Galbo 17/06/16 05:51 - 12380 commenti

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Sulla storia di Lance Armstrong, un "instant movie" abbastanza didascalico, corretto nella rappresentazione, ma poco personale. Probabilmente un'opera realizzata su commissione da un regista dal quale ci si aspettava un film con maggiore personalità. Da registrare una buona ricostruzione ambientale e una prova degna di nota di Ben Foster che ben rappresenta il misto di ostinazione e scaltrezza del protagonista. Detto ciò, coloro i quali sono interessati all'argomento troveranno qualche documentario ben realizzato e più meritevole di visone.

Hackett 19/11/16 10:57 - 1865 commenti

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Film documento che parte con un'impostazione leggermente piatta tardando ad appassionare lo spettatore. Quando emerge però il vero (impensabile all'epoca dei fatti) Armstrong, con il suo fare da sbruffone e la sua aggressività, lo spettatore si desta e inizia a farsi domande. Chi non si interessa di ciclismo aveva comunque sempre percepito l'ex atleta in modo molto diverso e ciò incuriosisce. Peccato che la vicenda si concentri solo sull'americano e lasci sullo sfondo il grosso problema di doping che affligge il ciclismo tutto, non solo Armstrong.

Nando 3/01/17 17:57 - 3810 commenti

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Biografia sportiva e umana di colui che ha infangato il mondo del ciclismo con vergognose pratiche dopanti. Una pellicola ben realizzata in cui all'inizio si enfatizza la malattia del protagonista sempre comunque evidenziando le turpi pratiche. Buone riprese nelle fasi sportive e in parte Forster, che mostra una grande padronanza scenica. Cronologicamente ben realizzato.

Viccrowley 26/10/16 00:51 - 814 commenti

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L'ottimo The Armstrong lie aveva già detto tutto quello che c'era da dire sulla vergognosa caduta di una delle stelle più splendenti dello sport. Frears sceglie una strada cautamente emozionale ma rigorosa e basandosi sul libro di Walsh, accusatore di Armstrong in tempi non sospetti, realizza un'opera che ha il pregio di raccontare il Lance uomo. Impreziosita dalle prove di Foster e O'Dowd, la vicenda si concentra sul carattere del ciclista texano, sulla sua abnegazione e sulla megalomania di un atleta vittima e prigioniero di un ego sconfinato.
MEMORABILE: "Soffrire è temporaneo, mollare è per sempre".

Didda23 7/11/16 14:33 - 2426 commenti

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Un film destinato a scontentare sia il curioso che vuole informarsi sulla vicenda, sia l'appassionato di ciclismo (soprattutto per le pochissime scene di corsa). Non si può certo dire che sia fatto male, perché Frears è un regista abilissimo nella confenzione e dona un ritmo forsennato alla pellicola. La sceneggiatura indugia più sull'Armostrong uomo e sul delirio di onnipotenza dovuto alla fama e al riscatto sportivo (dal tumore alla vittoria del Tour). Il doping è - ovviamente - centrale e poggia su una verosimiglianza notevole nelle pratiche.
MEMORABILE: "Ma come fa un'atleta che prima della malattia prendeva 30 minuti da tutti gli scalatori più forti, staccarli così in salita? "; L'incontro con Ferrari.

Jandileida 14/11/16 13:16 - 1560 commenti

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Comincio con il dire che non è di per sé un film qualificabile come brutto: anzi, il ritmo imposto da Frears permette di arrivare agevolmente fino alla fine. Anche l'Armstrong di Foster merita assai. Il problema è che il film dice tutto quello che già era stato detto in milioni di articoli, libri, trasmissioni: da ciclomaniaco praticamente ho fatto un ripasso. Dispiace anche che gli aspetti più legati al ciclismo vero e proprio manchino del tutto, concentrandosi la storia soprattutto sulla personalità del texano, quasi fosse l'unico ciclista del mondo.

Manfrin 11/01/17 19:52 - 391 commenti

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Gli Usa tanto esaltano quanto polverizzano i loro miti e questo film ne è la dimostrazione. Armstrong, ben interpretato da un somigliante Foster, passa da eroe miracolato a megatruffatore. La sua parabola ascendente viene giustamente farcita di ripetute e realistiche immagini di siringhe e trasfusioni. Buone le immagini che ricostruiscono alcune fasi dei vari Tour.

Piero68 10/01/17 14:12 - 2955 commenti

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Impiestoso biopic su uno degli atleti più controversi e dopati degli ultimi decenni. Ispirato dal libro di Walsh, giornalista che per anni, anche in tempi non sospetti, aveva accusato Armstrong di pratiche dopanti, il film è semplice e didascalico ma soprattutto ampiamente fruibile anche per coloro che non seguono o non amano il ciclismo. Peccato che il film mantenga sempre atmosfere algide e distaccate così come l'interpretazione di Foster. Certo non bisognava entrare in empatia col personaggio, ma un po' di passione in più avrebbe solo giovato.

Giùan 29/08/17 17:26 - 4540 commenti

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Fa specie perché non si riesce a collegarne la marcata anodinità allo spessore autoriale sempre ravvisabile in Frears, visto che per il resto è un prodotto che (al di là del rotocalchistico tema trattato) risulta cinematograficamente pulito e scorrevole. Dal regista inglese invece ci si sarebbero aspettati un andamento più ellittico, un'atmosfera più ironicamente "dopata" di cui nel film, piatto come una tappa di trasferimento per velocisti, non v'è traccia. Tutto, a partire dal personaggio Armstrong, è troppo sfumato. Riuscito il brufoloso Landis di Plemons.
MEMORABILE: Armstrong con infame arroganza e il beneplacito dell'intero gruppo va a far il "concione" al "delatore" Filippo Simeoni durante una tappa del Tour.

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Puppigallo 25/06/20 16:01 - 5259 commenti

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Per  conquistare sette volte il Tour de France bisogna essere dei fuoriclasse; e Armstrong lo era. Ma almeno secondo questa ricostruzione del periodo dalle stelle alle stalle (tumore, vittorie, doping) pare che per lui competere  (e soprattutto vincere) fosse tutto; il resto non contava. Come non contava il modo in cui ottenere l’agognato traguardo. Il protagonista se la cava discretamente, le ricostruzioni sono passabili e in generale, come resoconto della parabola, ci può stare. E’ però un po’ troppo freddo, distaccato, tranne quando Lance visita i giovani malati oncologici.
MEMORABILE: Il giornalista: “Non mi va di andare a seguire una gara tra farmacisti”; Il doping sistematico, molto organizzato;  Floyd vuota il sacco.

Peter neal 21/11/20 09:32 - 38 commenti

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Biopic che illustra con perizia la parabola di uno degli atleti più controversi dell' intera storia dello sport, consegnando agli spettatori il ritratto non solo di Lance Armstrong ma anche, per riflesso, degli anni più bui del ciclismo, quelli in cui il doping ematico salì alla ribalta con conseguenze devastanti in altre figure coinvolte. Rispetto al tv-movie incentrato sulle vicende di Marco Pantani, altra vittima illustre di quel sistema, questo "The program" offre una ricostruzione decisamente più riuscita e coinvolgente, grazie a budget, attori e regia di gran lunga superiori.
MEMORABILE: Aghi e siringhe, che non si erano visti in quantità tali nemmeno in Cristiana F.; Le tazze di caffè ingurgitate in sequenza dal gregario Landis.

Androv 29/12/21 21:41 - 195 commenti

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Film dal taglio documentaristico che denuncia, con rara precisione e dovizia di dettagli, il problema del doping nello sport prendendo come spunto la storia di Lance Armstrong. Interessante soprattutto la parte iniziale e la scoperta dei piccoli e grandi indizi legati all'uso di sostanze proibite, nonché della commistione fra atleti dopati, squadre e giornalisti, che continuano nel loro lavoro fingendo di non sapere. Molto ben girato e discretamente recitato, bel taglio documentaristico. Essenziale per chi ancora crede che lo sport non sia truccato.
MEMORABILE: Armstrong che vince in salita con il freno tirato; I ciclisti e le loro attività "notturne"; La casta dei giornalisti; L'amaro finale.

Caesars 28/12/21 00:12 - 3779 commenti

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Frears riesce, in poco più di 90 minuti, a sintetizzare in modo efficace la parabola sportiva e umana di Lance Armstrong, il ciclista che, dopo essere guarito da un tumore, vinse (truffando) ben sette tour de France. L'opera è ben realizzata e si avvale di attori poco noti ma assai convincenti. Certo non si riescono ad approfondire gli aspetti "tecnici" del grande inganno, ma è innegabile che la pellicola non abbia un momenti di stanca e che riesca a catturare completamente l'attenzione degli spettatori. Il ritratto del campione è restituito col giusto grado di chiaroscuri.

Silvestro 19/07/21 00:11 - 358 commenti

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Film-inchiesta sulle note vicende del ciclista Lance Armstrong, caratterizzato da uno stile asciutto. Ci si concentra poco o nulla sulla vita privata del protagonista spingendo invece molto sulla sua fame di vittoria e sul "programma" di doping utilizzato per scalare le vette del ciclismo. Una scelta narrativa portata avanti con coerenza, che forse non incontrerà il favore di tutti e non sempre rende la vicenda coinvolgente, ma che conferisce al film una sua dignità e una precisa cifra stilistica.
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  • Discussione Raremirko • 15/10/19 22:49
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    Mi è piaciuto molto, a cominciare da Foster, un vero sosia di Armstrong, bravo e convincente; tutto regge, ritmo, riprese dal vero e ricostruzioni, regia di abile di Frears.

    Hoffmann incide poco e magari sarebbe stato meglio puntare su voti meno noti, proprio per aumentare l'aspetto realismo, molto mercato già di suo.

    E' il logico completamento, o per meglio dire la versione fiction, di The Armstrong lie di Gidney, col quale condivide pure varie scene.

    Molto buono.