Buiomega71 • 20/07/24 10:52
Consigliere - 26461 interventi Inizio suggestivo dalle reminiscenze lanthimosniane (la Mercedes ferma sul ciglio della strada, con la portiera aperta, nel silenzio spezzato dal vento), un'esecuzione inaspettata tanto fulminea quanto brutale (i due figlioletti, in realtà nemmeno simpaticcismi, sparati a bruciapelo).
Poi tutto si muta in un viaggio nottuno on the road, dove i
cani arrabbiati baviani si incrociano con un'
Ore disperate su quattro ruote, tenendo bene a mente
Le strade della paura di Eric Red.
Il tempo si dilata esponenzialmente e la noia comincia a farsi sentire, il villain Mandrake che filosofeggia fino a diventare fastidioso, una scia di sangue nel viaggio verso la notte (il benzinaio massacrato a colpi di estintore, rigorosamente off screen, i ragazzi all'autodromo che giocano alle
Macchine che distrussero Parigi falcidiati a fucilate, la moglie, di origini mahori, che si getta dall'auto in corsa per buttarsi nel fiume) e un finale (nel correzionale alla
Magdalene) tanto scontato quanto prevedibile.
Ashcroft impacchetta il tutto con una regia autoriale, come se non volesse sporcarsi le mani con l'exploitation, che stride con l'intelaiatura "selvaggia" da revenge/movie sui generis, tra riferimenti colti (la pittura nei bellissimi paesaggi rurali neozeandesi, e la letteratura come la citazione al
Frankenstein di Mary Shelley) e un pò di spocchia nei tanti, troppi, dialoghi
Insomma, tiro il sasso e nascondo la mano, dove lo schema dell'home invasion (su strada) viene vanificato dalla monotoia della situazione (con i riferimenti ad un passato fatto di abusi minorili, che più del brutto
Sleepers mi faceva tornare alla mente la canzone
Casa bianca di Marisa Sannia ) e da una vendetta tirata spasmodicamente per le lunghe, che, alla fine, smorza l'interesse e arriva in zona "resa dei conti" simil western nel solito edificio abbandonato.
Così va a farsi benedire anche l'apprensione per il destino dei protagonisti, che alla fine della notte non producono più nessuna empatia e trionfa la convenzionalità e quell'autorialità "fighetta" da sociologismo spicciolo che mal si amalgama con questo genere di pellicole.
Lodevole la fotografia notturna di Matt Henley, minimale la colonna sonora, e meravigliosi gli scorci "herzoghiani" delle location naturali, ma tutto ciò non basta a risollevare questo forzato "invito al viaggio", che manca totalmente di visceralità, dall'inedia e dai colpi di sonno.
Ringraziamenti a Peter Jackson e alla moglie Fran Walsh sui titoli di coda.
Doppiaggio italiano parecchio discutibile.
Schramm
Herrkinski, Kinodrop, Lupus73, Daniela, Anthonyvm, Pumpkh75
Teddy , Buiomega71