Buiomega71 • 4/08/14 10:00
Consigliere - 27109 interventi Rassegna estiva:
Le Regine del B-Movie
E non potevo cominciare la rassegna estiva "buiesca" dedicata alle donne dell'expolitation con Stephanie Rothman, forse la prima donna regista (cresciuta nella factory di Roger Corman) che ha realizzato "grindhouse", prerogativa dei soli colleghi maschietti. In un certo senso una pioniera (escludendo, magari, Ida Lupino e Doris Wishman) del genere
Il suo
Terminal Island e un b-movie a tutti gli effetti, sorta di "prison movie" senza sbarre e secondini, dove i condannati a morte vengono confinati dallo stato della California su di un isola impenetrabile e inacessibile (impossibile fuggire, causa l'annegamento o le mine antiuomo-che non si vedono mai-), ridotti a vivere allo stato brado, dove regna anarchia (uccisioni, stupri) e un capetto psicotico (che mi ha ricordato parecchio il Joe Pilato del
Giorno degli Zombi) che comanda la fazione dei cattivi (usano le donne-e sì, perchè la detenzione a vita sull'isola prevede la prigionia mista uomini con donne-come bestie da lavoro o per sfogare i loro bisogni sessuali). Poi, nascosti nelle foreste dell'isola, c'è la fazione dei "buoni", specie di partigiani che liberano le donne e dichiarano guerra al gruppo dei malvagi (imboscate, trappole simil
Ultimo Mondo Cannibale, furenti lotte) con armi rudimentali e bombe fatte in casa)
Fino all'esplosivo finale action, tutto trick-track bombe a mano , fucilate e sanguinosi colpi in arrivo, per poi ricreare uno stato di serenità e equilibrio sull'isola
Insomma, un antesignano di
Fuga da Absolom (l'intelaiatura e la stessa), dove la Rothman pare meno rozza dei colleghi maschi, ma anche meno brutale
Una sorta di
Isola dei Famosi in versione "grindhouse" mi verrebbe da dire
La violenza e assai contenuta per gli standar exploitativi dell'epoca (lotte corpo a corpo, pugnalate, accettate nella schiena, qualche colpo in arrivo ben reso, frustate) ma nulla di memorabile. Così come il lato sex o le umiliazioni tipiche del genere (le donne costrette a subire le voglie dei compagni, tentati stupri) trattate all'acqua di rose e ben poco incisive come non ci si aspetterebbe da un "prison movie" settantiano dai sapori cormaniani
La Rothman, poi, incide la sua mano femminista (le prigioniere, nonostante siano abusate e usate, non perdono mai la loro dignità e spesso tirano fuori unghie e denti quando si tratta di combattere), come nella figura della nera Carmen (un tocco di blaxploitation) e della muta e schiva Bunny, che raccoglie fiorellini o e ripresa dalla Rothman in tramonti esotici che he risaltano la bellezza
Le bionde e le nere menano, tirano bombe rudimentali, si fanno uccidere per la giusta causa e si rivelano toste e diaboliche (vedere l'imbarazzante sequenza "comicarola" della trappola sessuale del miele e delle api)
Qualche momento riuscito (il nero Monk che sputa l'acqua in faccia a una delle ragazze assetate, il capo del gruppo, Bobby, che frusta Bunny legata a dei pali, sulla spiaggia, per far da esca, scena che avrebbe fatto la felicità di Jess Franco, i cadaveri galleggianti in mare all'arrivo di Carmen sull'isola) in quello che e un anomalo e bizzarro "prison movie" con idee (nemmeno malvagie) che si riduce , poi, in un action tout-court (con scene d'azione nemmeno girate malaccio) tipicamente seventies.
Unico film della Rothman giunto in Italia, regista che comunque non ha nulla da invidiare ai suoi colleghi maschietti, che ha la sola colpa di non aver azzardato di più in "sex and violence", anche se l'azione tiene e il divertimento anche.
Orecchiabile (ma avulsa dal contesto) la canzone countryneggiante sui titoli di testa.
Buiomega71, Daidae, Herrkinski
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