Buiomega71 • 9/11/19 09:57
Consigliere - 27521 interventiNoir crepuscolare, scarno, vibrante, di rara intensità, sospeso in un limbo che sembra venire direttamente dagli anni 70.
Pregnante e intensissima opera seconda di un regista che c'ha i numeri, dove le atmosfere fosche e umidicce del paesino canadese non sono molto dissimili da quelle dei
Ragazzi del fiume e il ritrovamento del corpo nudo (e villipeso) di Melissa non può non ricordare Laura Palmer.
Un grandioso Peter Stormare, poliziotto sui generis, perso in crisi interiori, dove perde le bave e sputa sangue, in una redenzione sofferta che lo porta a estraniarsi dal contesto "poliziesco" della vicenda.
Scandito dai passi della bibbia e dalle straordinarie canzoni spiritual sparate a tutto volume che gettano inquietudine e una forza dirompente notevole, da brutti ceffi che assomigliano a Charles Manson, da una coltre di grigiore che avvolge tutto il film e entra nell'animo, come una staffilata.
Importa fino ad un certo punto se "succede" poco o nulla, ma è come Donnelly imposta la narrazione (intimista, profonda, dolorosa, lancinante) a dare al film un tocco originale e realistico che rapisce fin dal primo fotogramma (la bellissima sequenza notturna, quasi incubotica, al ralenti, di Stormare, la Hennessy e la Plimpton sulla strada, tra le luci dell'auto della polizia).
Un piccolo gioiellino da custodire gelosamente, dalla brevissima durata e dalla grandissima profondità psicologica che lascia il segno, come il gelido ritrovamento del cadavere di Melissa e la crisi di rabbia (mista a repressione) di Stormare a tavola con la Plimpton.
Da recuperare, astenersi chi cerca il solito thrilleretto canonico e convenzionale.
E' stato , per me, un colpo al cuore ritrovare Martha Plimpton, beniamina del cinema "giovanilistico" degli anni 80, dove presi una cotta adolescenziale ai tempi dei
Goonies.
Buiomega71
Rullo
Greymouser, Cotola
Myvincent, Daniela