Buiomega71 • 23/09/23 09:46
Consigliere - 27153 interventiPer il sottoscritto la perfetta fusione tra western classico fordiano e l'horror/survivor cannibalico più viscerale (Zahler è forse l'unico , talentuoso, regista ad avere davvero compreso l'animo del cannibal movie deodatiano e a renderle sincero tributo).
Teaser di raro cinismo e crudeltà (i due sciacalli di Sig Haig e David Arquette), poi la presentazione dei personaggi nella cittadina di Nuova Speranza, il viaggio picaresco dove Zahler unisce l'ariosità di John Ford, l'avventura di
Uomo bianco và col tuo Dio , il crepuscolo walterhilliano di
Wild Bill, e i bivacchi e gli agguati del Robert Aldrich di
Nessuna pietà per UlzanaSi entra così nella psicologia dei personaggi tratteggiati magnificamente (lo sceriffo di uno straordinario Kurt Russell, il dandi pistolero di Matthew Fox-spietato ma intuitivo all'occorenza, l'uccisione a freddo dei due messicani al bivacco notturno, e straziante quando deve sopprimere la sua amata cavalla-il ciarliero Richard Jenkins che stempera un pò la tensione e soprattutto Patrick Wilson sulla via del martirio che si deve trascinare su una gamba ferita che le procura dolore e impedimenti), dove la lunga attesa dello scontro finale viene ripagata con veloci, fulminanti e sbalorditive schegge splatter (le frecce che scoccano dal nulla, le mani che saltano, i tomahawk che spaccano teste, il sangue che imbratta i vestiti e la terra che si tinge di rosso).
126 minuti di intenso inizio del cammino fino alle sequenze estreme nella grotta della mostruosa tribù antropofaga come non se ne vedavano dai cannibal movie deodatiani e dagli smembramenti romeriani del
Giorno degli zombi (e a questo proposito un plauso a David Abbott e ai suoi impressionanti SFX gore saviniani di incredibile iperrealismo) dove Zahler sposta l'asse dal western selvaggio/classico ad un pseudo remake di
Ultimo mondo cannibale, tra scotennamenti alla
Salò (o alla
Maniac), corpi denudati, villipesi e tranciati in due come un quarto di bue (con fluviale fuori uscita delle viscere), stomaci aperti dove infilarci fiaschette roventi, dita dei piedi tranciate di netto, decapitazioni in puro stile Pamela Voorhees del primo
Venerdì 13, rozze tracheutomie (geniale lo strumento del richiamo animale installato nella trachea dei cannibali) e le donne della tribù ridotte a freak con bastoni infilati negli occhi, gli arti amputati e gravide.
Basterebbe l'ultima parte nella terra dei cannibali a fare di
Bone Tomahawk uno dei migliori western-horror mai realizzati (se non il migliore) con quei mostruosi e disumani indiani cannibali, davvero spaventosi (se la giocano con i mutanti delle nuove
Colline hanno gli occhi di Alexandre Aja), feroci e spietati, dal look quasi predatoresco, esseri ancestrali e terrificanti che fanno davvero paura. E per quanto possa sembrare paradossale, visto che stuprano e divorano le loro madri (cit.) con una loro etica primitiva (vanno a riprendersi ciò che era loro e che le è stato sottratto, mettono pericolose e macabre avvisaglie sul loro territorio, non stuprano le loro prede femminili bianche).
Lusinghiero biglietto da visita di uno dei registi emergenti più talentuosi degli ultimi anni (e tra un dialogo tarantiniano e l'altro salta fuori una perla, quando la guida indiana afferma che la tribù di antropofagi-temuta anche dai "normali" nativi americani-non "Mangiano i negri"- riferendosi allo stalliere di colore trovato sviscerato nella stalla dei cavalli-e la risposta di Cicoria: "Forse le staranno indigesti!") dove si respira aria di gran cinema della frontiera e parentesi gore/splatter quasi insostenibili per crudezza e efferatezza.
Ruoli cameo per Sean Young (la moglie del sindaco che assomiglia alla Boldrini), Michael Parè (sinceramente non l'ho riconosciuto) e un ritrovato James Tolkan (il pianista da saloon dormiente).
Al netto di ogni considerazione il vero omaggio a monsieur cannibal (con buona pace di inferni verdi, insaziabili e cannibali canterini) dove le gole dei canyon, le cavità delle grotte e l'antropofagia e i suoi crudeli rituali primordiali mettono davvero a disagio e la sensibilità a prova durissima.
In soldoni un gran film e che gran regista che è S. Craig Zahler!
Entra di diritto nella lista delle personali palme d'oro annuali (giocandesola, per ora, con
Ex-machina e
Hostile).
Buiomega71
Decimamusa
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