Buiomega71 • 9/03/24 10:01
Consigliere - 27109 interventiDifficile parlare del film e non incorrere in rischio spoiler maledetto (attenzione, anche solo una foto di scena, che potrebbe svelare particolari "anacronistici", rischia enormemente di mandare tutto in vacca e far crollare l'inaspettato colpo di scena).
Anche solo citando apertamente qualche titolo di altri film (come nei commenti) guasterebbe il gusto della terribile sorpresa che si vela nella terza trance della pellicola.
I primi 25 minuti prendono di petto mezzo secolo di cinema schiavista (che va da
Mandingo fino a
Sankofa), realizzato in maniera magistrale (il piano sequenza iniziale mozza il fiato, supportato dal potentissimo score di Nate Wonder), con sottofondo di cannonate come nell'
Inganno, in piena guerra di secessione nella Louisiana al tempo degli schiavi e delle piantagioni di cotone.
Barlumi di gran cinema, in acri sapori alla
Radici 2.0, dove il talentuoso duo registico dissemina segnali che, si sveleranno, solo quando il meccanismo si rileva in tutto il suo orrore.
Poi qualcosa di strano e destabilizzante succede a metà film e non si sa più dove Bush e il suo compare vogliano andare a parare (aumentando l'interesse e la curiosità), ma attenzione alla maleducazione della receptionist dell'hotel.
Così come la parte centrale alla
Waiting to Exhale pare confondere le acque, diventando un'altro film, stentando a capire cosa c'entri lo schiavismo con la festa dell'8 marzo.
Fai un paio di congetture ma si rivelano un buco nell'acqua, e te ne stai li a rimurginare su cosa stai vedendo.
Da quì in poi sarebbe saggio non scrivere più nulla, perchè
Antebellum è il classico film da vedere al buio, senza leggere in giro nulla e , soprattutto, evitando di sbirciare foto o immagini.
Per non rovinare nulla citerò alcuni titoli, ma solamente linkandoli, per lasciare la scelta se svelarli oppure no.
Perchè
Antebellum è opera intensa, emozionante, stordente e a suo modo geniale, come quel finale evocativo e epico, che si dipana al ralenti, in mezzo agli spari di cannone e alle battaglie, dove, finalmente e con amarissima sorpresa, verrà svelato il significato della parola Antebellum.
Jena Malone che si aggira
depalmianamente (tacchi alti, rossetto, occhiali e guanti neri) per la stanza di un lussuoso motel, un'inquietante bambina
baviana incontrata in ascensore (occhio alle scarpette da ginnastica che indossa, sono un indizio fondamentale, come il tatuaggio della farfalla e la copertina del libro, nonchè il mazzo di fiori di cotone recapitato in omaggio), cosa può significare tutto ciò?
Stupri, marchiature a fuoco, forni crematori (una sequenza emotivamente potentissima riguarderà proprio il forno crematorio in fiamme), pestaggi di donne incinte, la cieca e furiosa supremazia bianca ai tempi di
Addio zio Tom, poi arrivano gli echi
crichtoniani e, col senno di poi,
pasoliniani, e finendo in territori di
caccia/femminea Di più è meglio non svelare, e la netta presa di parte del duo registico (democraticamente politicamente corretta, contro patriarcato e razzismo, ruolo della donna nera nella società americana dell'era Trump) lascia il posto a barlumi di grandissimo cinema.
Menzione per la straordinaria Janelle Monae e per una luciferina e diabolica Jena Malone (perchè, in fondo, è visceralmente un cinema di donne).
Un vero peccato che non sia approdato in sala (causa post pandemia), anche per il grandioso e arioso formato panoramico scelto dai due registi.
Per il sottoscritto (che paradossalmente non condivide certe idee politiche) uno dei film più poderosi, coinvolgenti, spiazzanti e geniali degli ultimi anni.
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