Curiosità su Deliria - Film (1987)

CURIOSITÀ

7 post
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  • Undying • 13/12/07 20:57
    Risorse umane - 7574 interventi
    * Le belle musiche di Simon Boswell sono state utilizzate, in precedenza, in Dèmoni 2.

    ** E' il primo film diretto da Soavi, che interpreta anche la parte di un poliziotto, all'interno di un'auto parcheggiata nei dintorni del Teatro.

    *** Il titolo di lavorazione (Aquarius), stava ad indicare lo stato dei personaggi, visti metaforicamente come pesci all’interno di un acquario (il Teatro è rappresentato come “sommerso” da una pioggia battente per tutta la durata del film).

    **** E' stato vincitore del primo premio al Fantafestival di Avoriaz (edizione 1987).

    ***** E' circolato, nell'edizione per l'estero (ora disponibile nel DVD Alan Young Pictures) con inserti splatter leggermente più insistiti, a differenza della versione distribuita nelle sale italiane, frutto del cut finale voluto dal produttore (Aristide Massaccesi).
  • Markus • 28/12/07 16:29
    Scrivano - 4775 interventi
    incasso scarso di 299.870.000 lire.
  • Undying • 13/06/08 21:02
    Risorse umane - 7574 interventi
    Michele Soavi & l'Uomo Nero

    Michele Soavi, figlio di buona famiglia (la madre è una Olivetti, il padre è Giorgio Soavi, scrittore e poeta), prima di debuttare alla regia dietro la produzione di Massaccesi (che per Deliria impose un limite pari a sei settimane e mezzo di tempo) ha avuto occasione di frequentare in veste d'attore, tecnico e aiuto regista i maggiori Autori del cinema "di genere" italiano: da Ruggero Deodato a Lucio Fulci, da Joe D'Amato a Lamberto Bava, sino al più celebre Dario Argento.

    In occasione del buon riscontro di critica e di pubblico ottenuto da Deliria, nel 1987 Claudio Lazzaro realizzò questa interessante intervista.

    Michele Soavi racconta: "Fin da bambino facevo strani disegni, che tradivano un certo gusto del macabro. Mamma decise di portarmi dallo psicanalista. Ma io continuai a dipingere. Del resto neanche i quadri del secondo marito di mia madre, il pittore Bruno Caruso, sono particolarmente allegri".

    Ha portato nel film i suoi incubi infantili?
    Il soggetto non l'ho scritto io. L'autore è Luigi Montefiori (che è anche un buon attore e ha diversi pseudonimi, come George Eastman o Lew Cooper). Naturalmente io ci ho messo le mie idee sulla paura e il mio personale archivio di immagini.

    Quali incubi?
    Da piccolo mi dicevano: "Se non stai buono l'Uomo Nero ti porta via". Io mi chiedevo: "Che Diavolo ci farà l'Uomo Nero con quelli che porta via?". E nel film mostro il maniaco che, dopo aver fatto una strage, ricompone per bene i cadaveri attorno a un tavolo, come fossero una famiglia nel salotto buono. Anche l'Uomo Nero, insomma, ha un suo progetto, un suo lavoro da fare e anche i mostri hanno una loro "normale" umanità.

    E le immagini?
    La scena dei cadaveri in salotto l'avevo messa anni fa nei miei quadri. Il mostro invece è copiato da un collage di Max Ernst. E' un Uomo Nero con una grande testa di gufo: per uccidere indossa una maschera di piume.

    Chi sono i suoi maestri?
    Dario Argento. A 14 anni ho visto il suo primo film, L'Uccello dalle Piume di Cristallo. Sono stato il suo assistente in Tenebre e Phenomena. Poi ringrazio sempre Truffaut per avere scritto il suo libro-intervista ad Hitchcock: una vera bibbia. E considero Tarkovskij il più grande visionario di cinema: Stalker, per me, è un capolavoro assoluto.

    Saprebbe esporre sinteticamente le sue idee sul cinema della paura?
    Dimenticare gli effetti speciali, di cui abbiamo fatto indigestione, e ritornare a studiare per quale ragione un semplice corridoio, illuminato in un certo modo, fa tanta paura. Insomma tornare a studiare il meccanismo dei simboli e della mente: tornare a scuola da Hitchcock.

    Lui usava gli effetti speciali.
    Ma non si vedevano, non la facevano da protagonista. Gli effetti speciali servono a creare un clima visionario, ma se esageri diventa gratuito, esci dal contesto reale e a quel punto lo spettatore non è più coinvolto emotivamente. La regola che io seguo, e che certo non ho inventato io, è molto semplice: "Ciò che si immagina è molto più terrificante di ciò che si vede". Il problema quindi è: come stimolare l'immaginazione del pubblico? L'altra cosa da dimenticare è il sangue. Io l'ho usato, ma sono rimasto ampiamente al di sotto dei livelli da macelleria che ormai il cinema horror ha raggiunto e superato.

    Quali sono gli errori che un aspirante regista non deve commettere?
    Buttarsi nella mischia armato di splendide idee. In Italia si sottovaluta l'aspetto tecnico: la produzione dell'immagine. C'è ancora chi pensa di poter fare cinema sorretto solo dai contenuti, cioè da una creatività di tipo letterario. Fortunatamente il cinema di Dario Argento è una grande scuola di arte visuale. Come gli americani lui gira con una story-board, cioè una descrizione precisa e dettagliata di ogni singola immagine che apparirà sullo schermo.

    Ha già pronto un secondo progetto?

    Mi piacerebbe girare un film in Australia perchè lì lo spazio è così immenso da risultare soffocante e claustrofobico come il teatro in cui si svolge tutta l'azione di Bloody Bird.

    Non le interessa dirigere una storia più italiana?

    Chissà. improvvisamente tutti si sono accorti di me e mi tempestano di telefonate e di offerte. Con l'aria di farmi un regalo enorme mi propongono di realizzare il prossimo film di Serena Grandi. Io credo invece che per un pò di tempo mi farò ancora qualche seconda unità al fianco di bravi registi: voglio impararli tutti, i trucchi del mestiere.

    Fonte: Sequenze n. 7 - Rosso Italiano (1977/1987)
  • Undying • 29/09/08 23:13
    Risorse umane - 7574 interventi
    Parola del regista...

    "D’Amato e io ci vedevamo spessissimo. Gli era piaciuto il mio video musicale (clip di Phenomena, n.d.r.) e mi chiese per ciò di fare un film per lui. Ci venne l’idea di un thriller ambientato completamente in un set teatrale, e nel giro di un mese avevamo già il trattamento pronto. Non era perfetto, perciò lo feci leggere a Dario, che mi fu di grandissimo aiuto.
    (…) Dario non ebbe più alcun modo di partecipare: era indaffaratissimo nella produzione di Demoni 2 e poi il progetto era di D’Amato”.

    Fonte: Fangoria ed. italiana n. 3
  • Undying • 1/02/09 18:07
    Risorse umane - 7574 interventi
    La presenza di Barbara Cupisti nei film firmati da Michele Soavi (la ritroviamo, infatti nei successivi La chiesa e Dellamorte Dellamore) non è dettata dalla casualità.
    All'epoca l'attrice ed il regista erano legati da una relazione sentimentale...

    Fonte: Joe D'Amato - Nocturno Dossier n. 78
  • Puppigallo • 3/01/10 14:20
    Scrivano - 506 interventi
    Nella scena della macabra rappresentazione con cadaveri, il morto dietro all'assassino, seduto, con occhi sbarrati, sbatte più volte le palpebre (forse sarebbe stato meglio ucciderlo anche nella realtà, così sarebbe stato più credibile, tanto, visto come funziona la giustizia, il regista non si sarebbe fatto più di 48 ore di galera, con un buon avvocato).
  • Lucius • 18/09/11 11:22
    Scrivano - 9051 interventi
    Il film viene omaggiato da Massaccesi, nel suo Undici giorni, undici notti: i titoli di coda della pellicola sono "inglobati" nel film di Massaccesi.