With great joy - Film (2001)

Luc ritrova per caso il fratello Ad, scomparso senza ragione quindici anni prima... Un film claustrofobico e cupo, refrattario a qualsiasi moina o divismo. Il terribile segreto custodito da Ad è non solo l'innesco di una crudele rivelazione, ma anche il redde rationem fra due personalità completamente diverse e gonfie di risentimento l'una verso l'altra. Quasi un dramma da camera la cui antiestetica nudità formale è vieppiù resa intensa da un paesaggio altrettanto spoglio e desolato. Buon cast ove si distingue la Soutendijk.

Dopo molti anni di separazione, Luc, in compagnia della moglie, si mette sulle tracce del fratello Ad che vive in un volontario isolamento con la compagna, per cercare di riallacciare un rapporto non facile; ben presto si paleseranno le ragioni profonde di un esilio apparentemente incomprensibile. Un dramma che si svolge quasi tutto nel chiuso del casolare che fa da sfondo alla difficoltà di comunicare un qualcosa di pressoché indicibile, diretto con una venatura thriller anche se prevale l'elemento psicologico prima di incredulità e poi di presa di coscienza. Forte e teso.

Un uomo scopre che il fratello,con il quale ha perso ogni contatto da molti ann, vive rintanato in una casa nel bosco insiene alla compagna... Nella prima parte i dialoghi portano pensare che sia stato un evento del passato legato proprio a quella donna la causa di un comportamento tanto scostante, per cui la scoperta del "segreto" gelosamente custodito all'inizio spiazza e poi colpisce duro con la sua devastante drammaticità. Opera tosta da affrontare perché porta a chiedersi come ci si comporterebbe in quella situazione e la difficoltà di dare una risposta mette a disagio. 

Ritrova il fratello che quindici anni prima era fuggito nascondendosi misteriosamente in un bosco: perché? Film di rapporti e tensioni familiari (ma meno sull’asse fraterno di quel che si potrebbe immaginare) che porta altrove, reclamando nella seconda parte – dopo la sconcertante rivelazione – interrogativi ben più potenti sulla responsabilità, con un finale amarissimo. Una ruvida cupezza grava su plot e dialoghi genuinamente teatrali, da livido dramma claustrofobico, spezzato da esterni che sembrano evocare un horror più etico che cruento.