Inizio col botto (del Winchester 1873...) della collaborazione fra Mann e Jimmy Stewart, che molto farà per portare il western nell'elite dei generi cinematografici "alti" anche per la spocchiosa critica europea. Il fucile del titolo, vinto in una gara di tiro, è il movente di un film on the road e di gran finezza psicologica. Solo Hitchock saprà valorizzare come Mann il lato oscuro del probo Stewart. In ruoli minimi Tony Curtis e Rock Hudson pellerossa (mah...)
Gran western vecchia guardia, ma con un soggetto piuttosto originale che si incentra nell'inseguimento di un fucile raro da parte di due uomini che si odiano. I ripetuti cambi di scenario e soggetto del film rendono il tutto avvincente e tutt'altro che noiso. Da vedere in bianco e nero com'era in origine.
Grande classico del duo Anthony Mann-James Stewart, Winchester '73 con una storia centrata intorno ad un modello illustre di fucile ha tutti i momenti "topici" del western classico: sparatorie, assalti degli indiani, fanciulle in pericolo. Mann introduce però una notevole cura nella caratterizzazione del personaggio e grazie a questo (ed ancora di più ai film successivi) il genere diventa finalmente maturo ed "autorale". Bellissima la prova in chiaroscuro di James Stewart, vero eroe atipico della pellicola.
Quello che mi ha colpito di questo western, rivisto da adulto (quando lo vidi da bambino ero come i bambini del film, con il naso appiccicato alla vetrina dove era esposto il famoso fucile e non vedevo niente altro), sono i vari personaggi all'apparenza semplici, ma credo veri come erano veramente all'epoca e i dialoghi e la scenografia. Forse dico una bestemmia ma mi viene da pensare al neorealismo, il neorealismo del western. Unici fasulli i pellerossa, ma non si può avere tutto. Solo in b/n.
MEMORABILE: La prima entrata nel saloon di Lin (James Stewart), quando incontra Dutch e sono senza revolver (fatti togliere dallo sceriffo).
Storico. Oltre a conferire al soggetto un’inedita veste romanzesca – il Winchester che passa di mano in mano -, la suddivisione in più episodi con altrettanti personaggi rafforza la compattezza di una struttura narrativa in cui l’epopea western rivive nei suoi due aspetti principali: una certa fedeltà documentaria e il tema della vendetta, che per le sue implicazioni psicanalitiche assume le tinte fosche e bibliche dell’odio fratricida. Testimoni d’eccezione, il canagliesco Duryea e la solida Winters siglano il primo sodalizio artistico tra Mann e Stewart.
MEMORABILE: La gara per l’aggiudicazione del Winchester 73; la sfida tra le rocce.
Due tiratori infallibili si contendono un rarissimo esemplare di fucile Winchester, prima in una gara arbitrata nientemeno che da Wyatt Earp, poi tra Kansas e Texas. Di mezzo ci sono Cheyenne, cavalleggeri, cantanti da saloon e banditi assortiti. Primo western di Mann, è un film compatto e per certi versi debitore della fase noir del regista (gli antagonisti sono legati da un passato comune e l'eroe è meno scolpito rispetto ai modelli classici del genere). Cast ottimo e curatissimo anche nei ruoli secondari.
Un vero e proprio capolavoro, questo western di Mann: il passaggio del fucile di mano in mano consente allo spettatore di conoscere una galleria di personaggi perfetti, il tutto orchestrato con un grande senso del ritmo e una bellissima fotografia in b/n. James Stewart è stupendo, a capo di un cast dove nessuno è fuori posto (grandi Duryea e McIntire, con particine per i giovani Hudson e Curtis). Bella la colonna sonora, duello finale fra le rocce davvero memorabile. Da non perdere.
Inizia con una sfida fra due uomini legati da un profondo odio e si conclude con una resa dei conti: all'interno di questa cornice classica, il racconto si incentra sul fucile del titolo che passa di mano in mano, dando l'occasione per una carrellata dei temi tipici del genere. Avrebbe potuto essere solo una raccolta di stereotipi, ma il vigore della regia, la qualità della sceneggiatura in grado di dare spessore ai personaggi, la bellezza della fotografia, la monumentale prova di Stewart ne fanno un classico intramontabile, oltre che uno dei film western più profondi ed originali di sempre.
Il soggetto è inesorabile come un archetipo: due fratelli l'uno contro l'altro armati. Uno insegue l'altro per regolare un tragico conto aperto. Quasi come l'uomo (o un uomo) e il suo doppio in perenne e fatale contrasto. Poi, tra l'altro, c'e un oggetto conteso, ovvero un fucile dalla fama mitica. Western denso e perfettamente congegnato, scandito da potenti immagini e grandi interpretazioni; regia solida.
Primo capitolo della lunga collaborazione fra Mann e Stewart, è un western ben confezionato e godibile. La vicenda principale, che ruota intorno al conteso fucile del titolo, si intreccia con la vicenda personale di Lin e Dakota, sapientemente svelata allo spettatore per gradi, il che consente di mantenere l'interesse alto sino al classico duello finale. Magistrale come sempre la voce di Gualtiero De Angelis. C'è anche Duryea, che non soffre il salto dal noir al western: l'insolenza e la faccia da schiaffi sono sempre le stesse.
MEMORABILE: La lunga gara a Dodge City per assegnare il Winchester.
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