Tra i corti realizzati per Netflix da Wes Anderson questo è decisamente il più avvincente e quello che forse avrebbe meritato uno sviluppo più lungo, non fosse altro per il finale aperto che lascia diverse domande senza risposta: che legame c'è tra i tre personaggi? Il protagonista ha davvero sognato o c'è stato un effettivo tentativo di omicidio? E se sì, per quale motivo? La tensione e la suspense reggono bene per tutto il tempo e gli attori sono decisamente in parte. Cumberbatch è il più allucinato di tutti, ma Kinsley non è da meno, immerso nella sua ambiguità. Interessante.
La riduzione del racconto di Dahl stavolta mostra la corda: non certo a causa della messa in scena e dell'ottimo cast, ma proprio per la brevità che non riesce a dispiegare il sottile sarcasmo originario cui è connessa la problematica razzista (l'inglese Pope vive nella colonia indiana). Per tale motivo si galleggia solo a livello di sottile divertimento (e della tensione suscitata dall'aspettativa di vedere il minuscolo, letale rettile). Rimane il piacere di vedere il grande Kingsley.
Un uomo prova a restare assolutamente immobile nel suo letto per timore si essere morso da un serpene velenoso che ha visto infiltrarsi tra le lenzuola... Fra i quattro cortometraggi che Anderson ha tratto da racconti di Dahl, questo è il meno convincente. Come negli altri casi, nulla da eccepire sulla messa in scena oppure sulle prestazioni degli attori, ma resta troppa poca traccia di quel sarcasmo di cui era fatto segno il protagonista - inglese ottuso e livoroso nei confronti del medico indiano chiamato a soccorrerlo - che costituiva il focus del testo.
Un uomo è immobile sul letto con un serpente sul corpo, pronto ad avvelenarlo: una situazione paralizzante e al tempo stesso concitata e terrificante, che cattura lo spettatore con una curiosità impreziosita da una cornice raffinata. Peccato che, come per gli altri cortometraggi della serie ispirata a Roald Dahl, Wes Anderson devitalizzi la storia con uno pseudo-brechtismo che porta i personaggi a recitare le pagine fissando la mdp. Virtuosismo raffinato ma anche noioso, che spegne purtroppo la carica drammatica dell’opera.
Uno dei quattro cortometraggi in cui Wes Anderson si confronta con un racconto di Dahl. Qui la storia di partenza è di quelle al fulmicotone e va detto che la sceneggiatura riesce a tenere alta la tensione dall'inizio alla fine per il quarto d'ora di durata dell'opera. Peccato per il finale che potrà deludere più di qualcuno. Ambienti, scenografie, costumi, colori e tutto il resto faranno invece felici i fan del regista poiché sono al 100% nello stile dei suoi film, compreso un "ricco" cast, pur essendo in questo caso in versione "ridotta".
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DiscussioneDaniela • 18/10/23 15:46 Gran Burattinaio - 5944 interventi
Fa parte di una serie di 4 cortometraggi tratti da racconti dello scrittore gallese Roald Dahl.