The survivalist - Film (2015)

Definito il Mad Max dei boschi o una versione squattrinata e malsana di The martian, è a mio avviso solo un tentativo furbo di autorializzare generi diversi massimizzando immagini sporche e volti paranoici. Ci sono creatività e tecnica di ripresa, gli attori sono validi ma più volte la narrazione diventa pretestuosa e Fingleton costringe a sorbirci silenzi e gestualità non richieste.

Un uomo nei boschi a difendere a mano armata le sue misere coltivazioni. Poi arrivano due donne, mamma e figlia, ancora più affamate di lui... Post-apocalittico di quelli allegri come un funerale a novembre sotto la pioggia: d'accordo, la situazione non invita alla socializzazione, ma qualche parola in più non avrebbe guastato. Invece, fra un silenzio e l'altro, il regista si affida molto all'espressività fra lo spiritato e il catatonico dei suoi personaggi. Fantascienza povera e cenciosa, il che non sarebbe un handicap, ma l'impressione è che si sia tirato al risparmio anche sulle idee.

E' vero: gli sviluppi narrativi non sono molti e per di più abbastanza prevedibili. Ma è anche vero che la situazione non permetteva particolari voli pindarici o di fantasia. Regia e sceneggiatura invece azzeccano l'ambientazione e soprattutto il tono molto pessimista (certo, anche quello non nuovo) nei confronti dei vari personaggi, anche se ad un certo punto qualcosa sembra cambiare. Finale aperto e non nuovo per il genere ma che almeno non prende in giro lo spettatore. Buona confezione per un film, a mio avviso, discreto.

La terra, la guerra, una questione privata. Non occorre guardare troppo in là per secernere distopia. La fantascienza è ora, è tra noi, siamo noi. Le risorse naturali sono agli sgoccioli, e ci si trucida per delle semenze. Ciascuno coltiva e difende il proprio orticello; assieme si resiste, divisi non si esiste. L'avvenire è preistoria, il futuro è antiquato. Per il suo originale esordio, Fingleton tira la propria corda finché tiene: è esile finché si vuole, ma sa farne lazi cappi nodi per immobilizzarci o un gioco da cortile, e l'aleggiante minacciosità non deflette mai un minuto.