Un giovane fotografo irlandese viene aggredito nei vicoli di Dublino, picchiato, sfregiato e castrato da due teppisti per puro passatempo. Si salva, ma inizia per lui una discesa allucinante nell'inferno della paura, della rabbia e della vendetta, mentre rovina ogni illusione consolatoria di poter riprendere il controllo di un'esistenza fatta a pezzi. Un film crudo e disturbante sulle angosce urbane e sul rapporto con la violenza, impreziosito da una buona interpretazione di Healy e da un finale di indicibile, inaudita e terrifica potenza.
Suddiviso in capitoli dal sapore quasi didascalico, un film omeopatico sul tema della giustizia fai-da-te, della vendetta come "chiusura dei conti" che ristabilisce l'ordine violato. La graduale trasformazione di Healy da vittima a carnefice è narrata in modo tale da suscitare la nostra compassione per il suo dolore e la sua disperata solitudine, ma non la nostra immedesimazione complice. E se anche questa ci fosse stata, ci avrebbe pensato il finale, terribile e "cattivo", a lasciarci inchiodati sulla sedia, allibiti, di fronte ad un orrore privo di qualsiasi alibi catartico.
La violenza non genera mostri; li risveglia, li snida, li tira su da quell'angolo buio dell'indole umana per portarli in trionfo sull'altare della carne. Quando ti piomba addosso e ti snatura irreparabilmente, la fascinazione istintiva e le paure sottomesse e razionali (l'osservazione del misero accapigliamento tra barboni) s'invertono di segno, diventando attrazione consapevole e terrore rabbioso, irrazionale. E Paul, costretto a procacciarsi il suo scudo androgenico in protesi, steroidi, lame e tecniche marziali, questo sentiero interrotto lo coprirà sino all'ultima cancellata. Perchè poi, tutto andrà bene.
MEMORABILE: L'orrendo bagno di sangue "purificatorio"; Il doloroso colpo di scena rivelato dalla notiziario in tv.
Siamo dalle parti del cupo minimalismo misto ad alienazione e solitudine urbana di un Red white & blue. Un durissimo spaccato di vita deflagrato sotto i colpi di una società completamente allo sbando. Altro point of view spesso e di mestiere sul tema vendetta che porta con sé tutto il peso dell’evolversi di uno stato d’animo e di un’esistenza ineluttabilmente segnata, che, naufragata, annaspa ossessionata e ossessionante sull’orlo di una città megera, sporca e rumorosa che tutto inghiotte e nulla regala. Calamitico Haley. Incisivo.
Il desiderio di vendetta che diventa ossessione fino a creare una personalità psichicamente segnata, è al centro di un film che si discosta per qualità dai soliti "revenge movies", proprio per lo studio psicologico del personaggio principale. Il contesto, efficacissimo, è quello di una città ostile, quasi specchio interiore del protagonista, il bravissimo Darren Healy. Disturbante.
Pestato e castrato da teppisti, affonda nel dolore e nella follia attraversando – come da cartelli – paura, controllo, rabbia e vendetta: così Muldowney racconta un giustiziere piagato dal tormento, fragile e inerme di fronte ai propri incubi, ben diverso dai suoi "colleghi" made in Usa. Eccellente la progressione narrativa che procede per slittamenti psicologici accompagnati da una fotografia livida e da un notevole tappeto sonoro, che restituiscono l’atmosfera beluina che percorre le metropoli. Cupo, tanto bestiale quanto umano.
Plumbeo revenge-movie in grado di ottimizzare i probabilmente non elevatissimi mezzi: la violenza è mostrata con una parsimonia che produce esiti inaspettati (i danni che emergono, spiazzanti, quando il colpo pare assimilato) mentre la grezza fotografia amplifica il senso di repusione per l'infernale metropoli dublinese (alla Taxi driver, film che Muldowney tiene a mente in diversi frangenti) e dipinge di nero una discesa negli inferi della psiche credibile e coerente. Pur senza dir nulla di nuovo, un prodotto intenso ed efficace.
Muldowney riesce nell'impresa di lavorare di cesello all'interno d'un genere controverso per eccellenza, quello del rape & revenge. Lo fa scegliendo un originale punto di vista: la castrazione, la "deflorazione" della virilità, gli permette infatti di seguire tracciati narrativi inconsueti, lontani dal mainstream e aderenti alla sensibilità di un protagonista costretto a una alternativa identità sessuale. Qualche sviluppo psicologico tagliato con l'accetta, ma la visione di una umanità ritratta con sintetico straniamento nella sua deriva ferina, incide.
MEMORABILE: L'intensità nello sguardo di Nora-Jane Noone.
Aggredito in strada da due balordi nei bassifondi irlandesi, il fotografo Paul inizia il proprio calvario nel tentativo di inseguire una improbabile rinascita fisica e interiore. Minimalista e spietato (il titolo del resto parla chiaro), è un revenge-movie sicuramente imperfetto ma di grande impatto, nobilitato da un attore protagonista in stato di grazia: credibilissima la sua trasformazione da sfortunato nerd a sofferente predatore urbano, forzati invece alcuni snodi, ma nel complesso il film è molto riuscito. Assolutamente non catartico il bagno di sangue finale.
MEMORABILE: Paul che si confronta nel bagno con l' ex invadente; Paul alla psicologa: "Cosa ne sa di cosa vuol dire essere un uomo?"; "Tu non stai bene, Paul".
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DiscussioneDaniela • 8/05/12 09:02 Gran Burattinaio - 5944 interventi
Un grazie a Greymouser per l'ennesima preziosa "dritta"...
Stavolta sono io a dovermi congratulare con Grey per l'ottima segnalazione (ho anche notato che su altri siti il film è pressochè sconosciuto, purtroppo).
Un revenge di spessore, lontano da trend e prevedibilità riciclate (il colpo di scena al telegiornale, vissuto poi nel volto contratto del protagonista, è un colpo al basso ventre molto fastidioso...)
La prima parte vale un tetrapallino sicuro, la seconda invece scende sotto di un gradino, perdendosi forse in qualche ridondanza strutturale. Comunque un gran bel film, intelligente e severo come si deve.
Però, permettetemi di dirlo, voglio spezzare anche una lancetta a favore dei due balordi responsabili del crudele pestaggio: con quel look da nerd sfigato il protagonista era impresentabile; una caricata di sberle gliel'avrei fatta anch'io, solo per una semplice questione di dignità estetica :D
Contento che ti sia piaciuto.
Sono anche d'accordo con te su un certo relativo scadimento della seconda parte, ma devi ammettere che il finale risolleva tutto di colpo. Per me, veramente agghiacciante.
devi ammettere che il finale risolleva tutto di colpo. Per me, veramente agghiacciante.
Si, il finale l'ho menzionato di dovere tra i "momenti memorabili".
DiscussioneDaniela • 5/06/12 08:49 Gran Burattinaio - 5944 interventi
E si... il finale è di quelli che lasciano basiti a fissare lo schermo, per "metabolizzare" quanto appena visto...
Peccato che, come ha notato Gest, il film sia praticamente sconosciuto, doppia ola al Davinotti-club, senza il quale mi sarei persa un sacco di visioni memorabili