sono opere a se stante che a seconda dell'ordine in cui le guardi potrebbero forse formare un diverso vettore.
diciamo che sono complementari tra di loro, per cui come incastri, incastri liscio, avrai comunque la visione della costellazione che il telescopio del regista indica.
quelle legate da maggiore fratellanza segnica e stilistica sono sicuramente
posetitel muzeya e questa, ma poi vi sono spore ricorrenti in tutte e quattro, come appunto i bambini visti al contempo come speranza di un nuovo mondo ed eterno ritorno della distruzione. forse quella più, diciamo così, dissociata è
quell'ultimo giorno perché la sublimazione trascendentale, metafisica, surreale degli altri tre diventa prevalentemente terrena, infera, senza speranza, essendo il tutto proiettato nella catastrofe nucleare planetaria che non lascia adito a un mondo nuovo, e che anzi fa ripiombare in un fideismo scientifico pernicioso che dimostra come l'uomo non vuole saperne di imparare dagli sbagli che più lo estinguono. però come vedrai anche in
quell'ultimo giorno c'è il refrain dell'infanzia che è l'umanità nefasta del domani.
sicuramente il collante che per primo si impone all'attenzione è l'impressionante uso di una fotografia cremosa, smodata, che dà la costante impressione che la pellicola sudi o sanguini colore. questa è una costante di tutte e quattro le opere.
alla fine anche questa è differente dalle altre perché animata anche da una spinta satirica inusuale che non si trova nemmeno sottotraccia nelle altre.
sull'ordine non so che consigliare: per andare sul sicuro magari vedile in ordine cronologico, le trame in ogni caso più che legate tra loro sono interfacciate, parallele. ciascuna fa (fine del) mondo a sé.
Ultima modifica: 20/07/15 20:53 da
Schramm