Medea Scienza ha neutralizzato padri, figli e spiriti santi, il fideismo ha portato al peggio, trovando snodi anche nel dopobomba, dove spazio, tempo, speranza e umanesimo sono refrigerati, uniformati e candeggiati in tinte ambra (la conservazione), ocra e cobalto, e un ex Einstien tiene viva la fiamma utopica di rianimare un pianeta in rigor mortis. Il museo, cripta mnemonica e amniotica di un'umanità azzerata, è la neo-placenta. Come Threads via Tarkovskij scevro d'ecumenismo, rintocca come una preghiera implosa, e lascia un nodo alla gola, più d'uno allo stomaco e uno, gordiano, all'anima.
MEMORABILE: La lampadina fulminata in dettaglio al ralenty, emblema della Fine di tutto; "Voglio parlarvi francamente da uomo morto a uomo morto".
Potente atto d'accusa (basti il finale per rendersene conto) contro il pericolo nucleare che si rivela tanto più efficace quanto più non ricorre per nulla o quasi ad immagini shock. Ma è tutta l'atmosfera ad essere angosciante
e disturbante, cosicché quasi ogni singolo atto o gesto dei protagonisti si colora di accenti funesti, funerei nonché in più di un caso accusatori. La forma a la Tarkovskij e Sokurov non manca di affascinare ed incantare. Il regista
ha i numeri e lo dimostra in pieno. Un buon film: forse anche qualcosa in più.
Cronache del dopobomba: il film si fa apprezzare per lo spoglio resoconto dei fatti senza indulgere nell'iperrealismo e nelle goffaggini degli effetti speciali; forse un po' troppo parlato e con un sottile (seppur malcelato) intento didascalico che, alla fine, disturba lo spettatore più smaliziato. E tuttavia è difficile dimenticare tali atmosfere plumbee in cui risuona, cupo, il basso continuo dell'apocalisse e dell'umana follia.
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nei nuke-movies? non saprei. a mia memoria non risultano molte scene simili nella storia del cinema atomico.
secondo me è probabile che l'ideatore della copertina della vhs (peraltro davvero fuorviante e pattona per quel che è invece il film) avesse in mente quella scena.
sì, mi riferisco alla visione di insieme. il fungo atomico sullo sfondo e la donna disperata con le braccia tese. è una figura che nei nuke-movies non si è mai vista e che campeggia solo all'inizio di dreamscapes.
visto che si è così varata la discussione generale per questo film, ne approfitto per consigliarne accoratamente il recupero a tutti.
Il primo film di questo regista è andato. Molto bello ed interessante. Con richiami a Tarkovskij e forse ancor di più a Sokurov. E un grande atto d'accusa contro il nucleare. Bello: per me 3 palle.
Ma è dagli altri film che mi aspetto di più. Appena
li vedo ti contatto, Schramm.
Cotola ebbe a dire: Il primo film di questo regista è andato. Molto bello ed interessante. Con richiami a Tarkovskij e forse ancor di più a Sokurov. E un grande atto d'accusa contro il nucleare. Bello: per me 3 palle.
Ma è dagli altri film che mi aspetto di più. Appena
li vedo ti contatto, Schramm.
mazza, appena 3! per essere "molto bello e interessante" ci sei andato giù severo. io direi che è più per esteso un j'accuse contro ogni forma di fideismo scientifico, di cui il dopobomba è al contempo testo e pretesto per tutt'altri snodi, specie protesi all'esuberazione estetica (che è, come si dice, tantissima roba) e poetica (che un po' smorza retoricamente la tanta roba della parentesi precedente, impedendogli il conseguimento di un pentapalla categorico). devo dire, che andrej mi perdoni, che figurativamente, fotograficamente, pittoricamente, tematicamente e come scultorea prova di un'altra dimensione temporale (e non) io lo prediligo di grandissima lunga a tarkovskij. forse perché -come meglio vedrai nelle altre opere- abbraccia maggiormente il sacro senza farti sentire il peso dell'ecumenismo e di una profonda cristianità (che nel cinema di t. si fa largo a spintoni a ogni sequenza), per vie paradossalmente più laiche e anarcoidi. anche se, certo, senza il cinema di tarkovskij non ci sarebbe forse stato il suo, o sarebbe stato differente.