Ramen shop - Film (2018)

Ragazzo giapponese in viaggio a Singapore sulle tracce - culinarie, in particolare - dei suoi genitori deceduti: poveristico e infantile ma a suo modo immediato filmetto di formazione che sprizza lacrime facili e ridicolo involontario da tutti i pori, come in un glorioso lacrima movie d'antan. Lo spettatore non si annoia un secondo e si delizia tra volti in estasi di fronte a piatti più inquietanti che appetitosi, capelli tinti dal gusto quasi onirico, psicologie a dir poco essenziali e sentimenti come se piovesse. Spinge alla clemenza.

Morti entrambi i genitori, un ragazzo compie a Singapore un viaggio culinario e sentimentale alla ricerca delle sue radici. La sceneggiatura sa trattare con delicatezza e garbo, ma rimanendo troppo in superficie, temi intimi ed importanti ma indulge troppo spesso nel sentimentalismo dalla lacrima facile e ciò può disturbare una parte di spettatori ma allo stesso tempo piacere ad altri. Più interessante invece la parte prettamente mangereccia con l'analisi di alcune ricette iconiche della cucina orientale. Nulla di originale ma con un suo perché.