Nella (allora) periferia parigina un ubriacone nasconde un ricercato nella cantina di un amico musicista, ma il bandito lo ricambia approfittandosi di una ragazza di cui è innamorato. Capolavoro in appendice alla stagione già conclusa del realismo poetico e vero e proprio anello mancante fra l'etica miserabile dei classici di Victor Hugo e il nichilismo cosmico del Josè Giovanni che sarebbe presto arrivato. Brassens interpreta quasi sé stesso (generoso, anarchico e gattaro) ma senza che le sue canzoni risultino forzate come avviene di solito con i cantanti in veste di attori.
MEMORABILE: Il furto delle scatolette di Foie Gras. L'"artista" offre il vino a Brasseur. L'esecuzione di "Au bois de mon cœur" eseguita nel café.
Un innocuo ubriacone scansafatiche presta aiuto ad un criminale in fuga, convincendo un riluttante musicista suo compagno di bevute a nasconderlo in cantina, salvo poi scoprire che l'uomo è un vero mascalzone... Fare del bene ad un altro migliora se stessi, anche se l'altro non se lo merita: è la lezione che si apprende vedendo questo bel film sulla redenzione del commovente personaggio interpretato dal grande Brasseur. Quasi autobiografica la prova dello chansonnier Brassens, straordinaria l'ambientazione in un quartiere popolare parigino ricostruito con affettuosa ironia.
MEMORABILE: Il resoconto della fuga del bandito attraverso la lettura del giornale ed i giochi dei bambini in strada.
In un piccolo quartiere dove tutti si conoscono, un perdigiorno mite e generoso e l'amico detto "l'artista" (nientedimeno che Brassens) danno rifugio a un rapinatore ricercato in tutta la Francia, ma si renderanno conto che la loro disponibilità sarà tutt'altro che ben ripagata. Meravigliosamente disegnata e interpretata da Brasseur la personalità ingenua e senza doppiezza del protagonista, per una sorta di apologo sulla bontà e sull'amicizia che rasserena per il suo idealismo e per la speranza che offre. Una trama esile, ravvivata dall'umanità delle tante figure di un tempo che fu.
MEMORABILE: Brassens animatore quotidiano del café; I bambini che replicano giocando la cronaca radiofonica delle gesta del rapinatore; Perquisizioni e foie gras.
Incredibile film che, pur basandosi su una storia tutto sommato esile, riesce ad avvincere ed emozionare profondamente, forse proprio grazie alla sua "semplicità", tutt'altro che semplice con la sua storia di un'amicizia che va al di là del giudizio e della morale comune. Cinema d'altri tempi, attento agli ambienti, ricostruiti con grande maestria, che sa disegnare personaggi meravigliosi, dai principali ai comprimari, sui quali giganteggia un indimenticabile Brasseur, così come quello di Brassens. Piccola gemma, una delle tante, del cinema francese, che non ha la fama che merita.
MEMORABILE: Brassens a Brasseur: "Hai più sete di me".
Una Parigi ancora ferita dalla guerra, ma liricamente affrescata da René Clair, è popolata da altrettante figure sghembe dal cuore amaro: beoni, chansonniers, pelandroni, malandrini in fuga. Reietti che s'incontrano, si riconoscono e si compattano per istinto naturale in un'alleanza senza senso tra buoni e cattivi. Maria, unico bagliore di grazia in mezzo al declino, è un delicato fiore di ciombolino che occhieggia dai muri scrostati, ma ha la forza dirompente di aprire uno squarcio che li abbatta definitivamente: nulla sarà più come prima. Poetico e amaro.
MEMORABILE: Brassens che canta “Au bois de mon cœur”; I bambini che interpretano la cronaca nera; “Le ragazze sono stupide ma hanno le antenne, indovinano tutto”.
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