Il fine sarà pure nobile, ma il prodotto è di infimo livello. Un'incursione in un ippodromo, ostacolata da un vecchio signore che non farebbe paura neppure a una mosca, un'intervista-monologo terribile, perfino un attore che dimentica le battute. È il caso di dire: "Il fine non giustifica i mezzi". Poco più di semplice materiale di scarto.
Francamente mi sfugge il senso ultimo di questo corto di Herzog. Il regista ci mostra personaggi assurdi che spiegano, guardando costantemente in macchina come se si trattasse di un documentario, il loro metodo per tenere lontano i fanatici dai cavalli dell'ippodromo. Un Herzog giovane e "demenziale", ben lontano dai suoi esiti migliori. Stupisce trovare tra i vari personaggi anche Mario Adorf. Curioso e niente più, solo per completisti della filmografia del regista tedesco.
Provvedimenti (per carità, giustissimi e doverosi) contro dei fanatici accusati di tormentare cavalli (si sa, animali nobilissimi e pregiati) all’ippodromo. Scombiccherato e fuori fuoco, non si riescono ad afferrare i “perché” di quest’operazione, se non quello di divulgare e sensibilizzare (?) un messaggio animalista verso creature indifese. Stupisce la presenza di un Mario Adorf quasi in imbarazzo. Francamente dimenticabile e brutto, ma qualcosa da salvare c’è: il ragazzo che mostra timidamente la mano, piccola e apparentemente innocua.
Probabilmente il peggior lavoro di Herzog che abbia visto sinora; assurdo e inconcludente, ha dalla sua solo un dovuto messaggio animalista e la curiosa presenza di Adorf. Praticamente è un corto che poteva girare chiunque, magari anche meglio. Evitabile, adolescenziale e spiazzante, potrebbe magari piacere ai fanatici del weird.
Lo sguardo ancora acerbo di Herzog si posa su chi difende con fervore e passione i cavalli (ma anche i fenicotteri) dall'interperanza dei fanatici dell'ippodromo. Viene utilizzato il metodo dell'intervista, ma i soggetti intervistati non appaiono a proprio agio e ripetono stancamente e "a pappagallo" sempre le stesse frasi senza metterci un briciolo di enfasi. Il messaggio animalista passa ma in maniera semplicistica e banale senza suscitare il benché minimo interesse nello spettatore. Chi ama le opere di Herzog lo può vedere per una sorta di completismo, ma il corto è poca cosa.
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Uno degli intervistati è Mario Adorf (l'uomo che promette pugni che staccano la testa a tutti), che qualche anno più tardi Herzog avrà modo di rivalutare sul set di Fitzcarraldo.