Quando si trova finalmente il sacro Graal non è il caso di andare troppo per il sottile, direi. Il film secondo me funziona bene, soprattutto per la suggestiva atmosfera che riesce a trasmettere sin dalle primissime inquadrature: Reitano poi (doppiato, ça va sans dire) è bene in parte. Rimane un qualcosa di strano, che non scivola nel ridicolo involontario come avevo pensato e nemmeno riesce ad elevarsi a "film serio", detto tra virgolette. Notevoli scenografie e costumi.
Trafficante di alchemiche bizzarrie, Carpi allegorizza la vita di Gesù sospendendola in un limbo atemporale in cui villaggi aridi ed indigenti prelevati dall’Antico Testamento si sovrappongono ad una città futuristica, con intervallo di carnevalesco baccanale felliniano. Un compìto Reitano (doppiato da Pino Colizzi) aderisce ad un Cristo inconsapevole testimone di se stesso fino all’agnizione e relativa “Passio” finale. Lo affianca un curioso cast: dall’impellicciato committente Jurgens al tentatore Purdom, passando per la bionda apostola Quaia, ex vampira de La cripta e l’incubo. Astratto.
MEMORABILE: Gozlino, danzante Giovanni Battista, battezza Cristo/Reitano con lo champagne.
Inaudito. Follìa di Pier Carpi (regìa, soggetto, sceneggiatura) che affida ad un rigidissimo e inaccettabile Reitano la figura che per metàfora richiama Cristo. Messa in scena involontariamente ridicola, perché si vede che Carpi ci crede: ma cade in tutte le trappole, a partire dal tormentone dei "fratelli della notte", continuando con situazioni stucchevoli, irrisolte. A rendere il tutto surreale il fatto che le facce sono pure giuste, perché al di là del rigido Jurgens, gli altri (la bellissima Dexter, Grassilli, Purdom, Lastretti, Badessi, Gozlino, la Galli) funzionerebbero pure bene!
Un film incredibile che subito mi ha ricordato il buon vecchio Joan Lui: entrambi brutti, ma almeno nell'altro caso il progetto era talmente tronfio e megalomane che scadeva inevitabilmente nell'assurdo e nel ridicolo e come tale lo si considerava. Qua invece Carpi si prende terribilmente sul serio, coll'incredibile parallelismo con la vita di Cristo che si fa stucchevole nel secondo tempo. Il film è interminabile, con le insopportabili elucubrazioni del protagonista che pesano come un macigno sul collo dello spettatore.
Folle, pretenzioso, assurdo. La storia è strana di suo e Carpi la infarcisce di dialoghi deliranti e immagini surreali in abbondanza. Già dalle premesse (Mino Reitano nei panni di una sorta di reincarnazione di Gesù) non ci si poteva aspettare nulla di diverso. Il film si prende tanto sul serio che a lungo andare mi ci sono affezionato. Il ridicolo involontario è dietro l'angolo, ma alla fine della visione si ha l'idea di aver assistito a un qualcosa di autoriale e persino profondo a tratti. Lentissimo, ma non noioso. Andrebbe rivalutato.
Un giovane detective viene ingaggiato da un ricco potente per cercare la prova dell'esistenza di Gesù. Pier Carpi trasforma in film il suo omonimo romanzo adattato in un tempo indefinito, tra antico e moderno, quasi a voler fuorviare il pubblico. Tutto fumo negli occhi, in quanto la pellicola sciorina allo spettatore una serie di infinite e verbose elucubrazioni mentali dal sapore decisamente naif. C'è da dire che il protagonista Mino Reitano è meno peggio del previsto, forse perché si muove poco ed è doppiato da Pino Colizzi.
Di norma è a Dio che si chiede un segno della sua presenza, qui se ne chiede prova/detection a suo figlio. Con semantica ed esoterismo non si bara facile, a meno di chiamarsi Jodorowsky o Tarkovsky (per dirne due che han dato alla testa di Pier Carpi) e anche il più sbattezzato sgamerà via via le nozze di Cana, Lazzaro, Giuda, Barabba, Maddalena e tutto il catechistico etcetera silurato in curiosi estetismi pre-brassiani impastati con distopie pop, col non felice risultato di una barzelletta narrata dalla fine. Il maccosametro tocca picchi altissimi, ma anche la noia non vola bassa.
MEMORABILE: Beruschi serio come un necrologio; Badessi alle generali per Caligola; "Bisogna saper brindare anche alle sconfitte".
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DiscussioneZender • 21/04/09 13:18 Capo scrivano - 48554 interventi
Temo che non andrebbe esaurito così presto... Merola aveva i suoi fan napoletani pronti a tutto, Reitano non credo potesse contare su uno zoccolo duro così ampio.
L’IMDB confonde l’attore Giovanni BRUSATORI (che nel film di Carpi interpreta Giuda) con Giovanni BUSSADORI, comparsa storica in molti film di Pupi Avati.
Giovanni BRUSATORI in "Povero Cristo":
Giovanni BUSSADORI in "La casa dalle finsetsre che ridono" (è uno dei clienti che asssite alla scenata di Cavina ubriaco all'osteria):
DiscussioneZender • 12/05/11 20:15 Capo scrivano - 48554 interventi
Scusa Buono, ma vuoi dire che una badia viene spacciata per officina??? Non riesco a capire... Cioè, con tutta la fantasia del mondo non riesco possibile come si riesca a nascondere così spudoratamente la natura di una location.
Zender ebbe a dire: Scusa Buono, ma vuoi dire che una badia viene spacciata per officina??? Non riesco a capire... Cioè, con tutta la fantasia del mondo non riesco possibile come si riesca a nascondere così spudoratamente la natura di una location.
Che ti devo dire? Come ricorderai, nei post presenti una volta in DA CERCARE avevo scritto subito che quella costruzione mi ricordava fortemente un edificio visto decine di volte fra Colorno e Parma. Come hai visto (e si vede ora in VERIFICATE), è proprio quello. Sono molto preso e non ho controllato, ma l'edificio dovrebbe ora appartenere all'Università di Parma.
DiscussioneZender • 13/05/11 09:36 Capo scrivano - 48554 interventi
No, il fatto è che non avendo visto il film non riesco a capire come una costruzione simile si resca a spacciare per officina... A vederla non pare proprio un'officina. Questo intendevo.
Zender ebbe a dire: No, il fatto è che non avendo visto il film non riesco a capire come una costruzione simile si resca a spacciare per officina... A vederla non pare proprio un'officina. Questo intendevo.
L'officina è grande, ma non è detto, ovviamente, che abbiano girato lì dentro. D'altra parte come teatro hanno usato addirittura quello di Sabbioneta... senza contare che il film ha una sua dimensione un po' così, e che possa quindi essere un messaggio sul ruolo "divino" di Reitano.