Playback ovvero il caso Malien - Corto (2016)

Playback ovvero il caso Malien

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Chi è Alberto Malien? Ce lo spiega questo mediometraggio (52') che, come tutti i mockumentary, ha un unico, ovvio, grande "difetto", svelato questa volta apertamente nel finale. La realizzazione è di Roberto Giglio, cantautore romano che tra le diverse scene inserisce musiche da lui composte e pure una sorta di making of di un proprio brano con i musicisti che lo accompagnano in split screen. Malien è personaggio avvolto in un alone di leggenda, ci spiega subito Greg introducendo il lavoro di Giglio: è la firma nascosta dietro alle composizioni più note degli Anni Settanta e Ottanta. In attività (oscura) fino al 1991, compositore sopraffino di...Leggi tutto qualità uniche, firmò un contratto capestro (a vita, pare!) con la RCA per la quale si impegnava a scrivere un centinaio di canzoni guadagnando bene ma accettando di non apparire mai, per nessun motivo, nei crediti dei brani né sui giornali presentandosi come autore. Un ghost-writer, insomma. Il punto è che qui parliamo di qualcuno in grado di scrivere brani eterni (si cita un paio di volte “Piccolo grande amore”, Patty Pravo tira in mezzo i Pooh, ma nel complesso si evitano di citare titoli e autori per... paura, visto che non si possono avere le prove certe di quel che si sta sostenendo). Ci si ferma quindi all'indagine sulla persona, attuata come da tradizione dei mockumentary attraverso una serie di interviste che vengono montate intelligentemente in modo da poter dare ritmo all'opera. Quindi interviste “spezzate” e alternate: si veda quella alla “Iena” Giulio Golia, ad esempio, che racconta a frammenti di aver incontrato Malien in Brasile e di averci passato una serata indimenticabile a cui avrebbe dovuto seguire un'intervista – poi mai realizzata causa improvvisa scomparsa del soggetto - nella sua villa di Parati. L'obiettivo è quello di creare più mistero possibile attorno alla figura di Malien attraverso aneddoti raccontati da intervistati eccellenti (Cristicchi, Arbore, Laganà, Telesforo, Magalli...) che spesso dicono e non dicono avvisando che si tratta di un argomento scottante (Gino Castaldo pretende addirittura che la sua testimonianza non venga inserita nel montaggio finale) o più semplicemente ammettono di pensare che siano solo tutte dicerie. Il lavoro di Giglio sta quindi nell'organizzare il materiale a disposizione in modo da rendere interessante una storia che, a dire il vero, fatica a trovare spunti in grado di renderla davvero singolare (se non per il fatto di coinvolgere nel “complotto” grandi nomi della nostra musica) e che talvolta incappa in alcune contraddizioni. Troppo spesso si scivola nella ripetizione senza arrivare nel finale a tirare le fila della vicenda, che risulta quindi piuttosto inconcludente (e per questo forse anche più credibile) e talvolta la presenza di Giglio - con il racconto delle sue vicissitudini personali - pare troppo ingombrante rispetto alla semplice funzione di narratore che dovrebbe ricoprire. Cionostante il mediometraggio è gradevole, ben montato, spontaneo nella resa delle interviste.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 15/07/20 DAL BENEMERITO B. LEGNANI POI DAVINOTTATO IL GIORNO 18/07/20
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B. Legnani 15/07/20 20:54 - 5523 commenti

I gusti di B. Legnani

Divertenti 52' sull'enigma Alberto Malien, ipotetico autore delle grandi canzoni italiane degli Anni Settanta e Ottanta (e oltre, forse), mai firmate, fungendo da ghostwriter ("negro" si diceva una volta), con contratto... a vita. Racconto del tutto inventato, ovviamente un po' ispirato a sparizione vere (viene sempre in mente Majorana), molto divertente nelle finte interviste, nelle quali brillano per naturalezza Magalli, Silvestri e Golia, al punto che sembrano crederci. Perdonabile l'autopromozione finale per "Misofonia". Perché "Malien"? Anagramma di "Milena", la ragazza amata.
MEMORABILE: Silvestri racconta l'incontro sanremese con Malien.

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