Con un cast di attrici che ha scritto notevoli pagine della storia del cinema, LeRoy dirige uno dei tanti remake tratti dal romanzo della Alcott, tra i meno apprezzati dalla critica in rapporto agli altri, ma che, valutato isolatamente, fa una degna figura. La mia valutazione è una media tra i tre pallini del suo discreto valore tecnico ed i quattro del gradimento personale, dovuto alla presenza di una bontà ed autenticità di sentimenti che sono sempre più merce rara. Ideale soprattutto per il periodo natalizio. ***!
La famiglia March, composta dalla madre e da quattro figlie vive nell'america ottocentesca in attesa del ritorno del padre, che combatte in guerra. Seconda trasposizione cinematografica del celebre romanzo della May Alcott dopo quella di Cuckor. Pur inferiore a quest'ultimo, il film di LeRoy risulta piuttosto riuscito e godibile anche se con momenti eccessivamente sentimentali e strappalacrime. Buona prova del cast in cui spiccano la Allison, una giovanissima Taylor e l'italiano Rossano Brazzi.
Diciamo che non si sentiva l’esigenza di un remake dell’omonimo film di Cukor, da cui in effetti questa nuova versione non si discosta, incapace di dire qualcosa di nuovo o diverso. Dai due romanzi originari vien fuori una storia ugualmente dolciastra, anzi forse perfino un po’ meno frizzante, ma più sontuosa (e ridondante), del precedente. Comunque godibile se si vuol vedere un tranquillizzante classico hollywoodiano.
Ambienti da studios falsi come pochi, attori a briglia sciolta (nel '49, non si era già capito che cinema e teatro sono due cose diverse?), la Taylor già antipatica; peccato che da un bel romanzo adolescenziale come Piccole Donne esca fuori questo film decisamente mediocre. I ritmi sono sostenuti, tanto da unire il primo libro con il secondo (Piccole Donne Crescono), ma non basta per interessare davvero: gli eventi si ripetono uguali e anche i personaggi non sono trattati a tutto tondo, rimanendo piuttosto delle macchiette. Mediocre.
Un classico della letteratura adolescenziale in una pellicola scenograficamente impeccabile e sontuosa che si avvale di un cast appropriato e di un notevole sentimento melodrammatico. Visto con gli occhi attuali mostra il segno dei tempi, ma nonostante il buonismo ancora mostra dei pregi interessanti.
Uno dei casi in cui è difficile parlare di nuova trasposizione di un romanzo famoso, in quanto sembra più un remake della versione del 1933 diretta da Cukor da cui deriva l'intera sceneggiatura con varianti minime. Si tratta quindi di un film- fotocopia, ma è una fotocopia sbiadita: LeRoy dirige in modo impersonale e la scelta della modesta Allyson nel ruolo di Jo in precedenza brillantemente ricoperto da Hepburn priva la protagonista di quell'energia in grado di riscattare il rischio della leziosaggine, sempre in agguato nel mettere in scena questa storia di crinoline e buoni sentimenti.
Uno strano prodotto fuori dal tempo, probabilmente datato già all'epoca ma oggi rivalutabile come piccola perla naïf, infantile nel senso più accattivante del termine, di un'atmosfera fiabesca pur senza lati macabri e dagli splendidi cromatismi saturi e irreali. Simpatica e spontanea June Allyson, un po' in secondo piano le altre attrici. Per chi sta al gioco, una visione insolita e appagante. Gli amanti del lacrima-movie capiranno al volo l'identità della vittima designata, ma si tratterà fortunatamente di uno snodo secondario.
La migliore trasposizione cinematografica con un ottimo cast, bei costumi, ritmo sostenuto nonostante la lunghezza e quell'atmosfera fresca e genuina che ormai latita nelle produzioni odierne; anzi, nella prima parte che ci mostra le quattro protagoniste in fase adolescenziale il film usa toni persino più leggeri del romanzo da cui è tratto, omettendo alcuni accesi bisticci fra le sorelle. L'intreccio si fa comunque davvero interessante quando queste ultime imparano ad affrontare con coraggio la vita e i problemi sentimentali. Un po' frettoloso ma emozionante il finale.
Trasposizione onesta e discreta del grande classico per ragazzi di Louisa Mary Alcott, che a dispetto del titolo inserisce particolari anche dal successivo "Piccole donne crescono". Il film è godibile e mostra bene le atmosfere narrate dalla scrittrice, anche se a livello di cast non tutto funziona, e manca poi l'introspezione psicologica presente nel romanzo che riguarda tutt'e quattro le ragazze. Qui l'unica approfondita è Jo, delle altre si perdono presto le tracce. È comunque un classico da rivedere sempre, al di là dei buoni sentimenti oggi ormai scomparsi.
Trasposizione della più celebre opera alcottiana popolata dall'iconico quartetto di sorelle: l'inquieta, la fragile, la vanesia e la giudiziosa. Caratteri ben definiti che potessero furbescamente agganciare commercialmente ogni tipo di lettrice… o le diverse indoli in conflitto nell’animo di ognuna. Tutte queste essenze si combinano con LeRoy in modo ben ritmato, giocando con equilibrio ogni carta a disposizione: il divertente, il commovente, il romantico, il dramma. Interpreti splendide avvolte in costumi e scenografie solidamente vittoriane dipinte da un polposo Technicolor.
MEMORABILE: La diagnosi di non-innamoramento di Jo; Il curioso accento di Brazzi: teoricamente dovrebbe essere tedesco, ma sembra più Ollio.
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