Anomala commedia veneta che chiama Neri Marcorè a impersonare la caratteristica flemma del nobile locale in disgrazia, abituato a poter contare sull'influenza dell'anziana madre (Degli Esposti) per risolvere qualsiasi problema. Fermato nell'incipit dal cognato vigile (Pesce) che lo pizzica ubriaco al volante, Gualtiero Cecchin risponde con sufficienza e fugge via incurante delle conseguenze per consegnare in tempo un crocifisso in plastica riciclata ad un sacerdote che sta celebrando in piazza. Stop, si torna a una settimana prima per farci capire cosa rappresenti quel crocifisso. Si tratta di un bislacco business che Gualtiero ha organizzato facendo realizzare una gran quantità...Leggi tutto di crocifissi con i soldi prestatigli da un losco camorrista (Pennarella). L'idea poteva anche funzionare se non fosse che, a contatto con l'acqua, si scopre che i crocifissi... esplodono!
Questo lo spunto centrale sul quale poi si innestano altre vicende legate principalmente alla nobile famiglia che vive a Ca' Marcello, magnifica villa di Piombino Dese, nel padovano. Se la madre è costretta a letto e riceve i figli da lì ricordando le imprese del marito defunto e le glorie dei Cecchin, sua figlia Elisa (Dalton) è un'insegnante dal carattere deciso e ben più onesta del fratello. Sposata al vigile visto nel prologo, che l'anziana signora non vede certo di buon occhio (questione di classe sociale), avrà una sua breve avventura a scuola, mentre più spazio trova per l'appunto il di lei marito, alle prese con una ricca biondona (D'Alberto) che lo invita a casa dopo aver preso una multa... Se insomma il protagonista è Marcorè, la commedia ha ambizioni corali ed è ben inserita nella realtà provinciale che descrive, con suggestivi scorci di Treviso a far da sfondo e un bel respiro guadagnato grazie all'ampio uso di esterni.
Attori locali (ottimo il solito Pennacchi nel ruolo di collega di Pesce) consentono di riacquistare quel po' di credibilità che l'accento poco convinto del marchigiano Marcorè (più accostabile ai veneti per l'atteggiamento indolente, mai irritato che assume durante tutto il film) in parte compromette. Se poi il soggetto sa un po' di raffazzonato, più curata è la sceneggiatura, che qualche discreta battuta la offre, segnatamente nei tipici commenti sarcastici dei veneti. Si capisce come l'esordiente Pietro Parolin conosca bene la sua gente ed è un peccato che la regia non sia (com'era dopotutto prevedibile) all'altezza dello script: più dinamismo, una maggiore qualità nella gestione dei tempi che in una commedia sono fondamentali avrebbe sicuramente elevato il livello del film; non spiacevole, a tratti anzi pregevole ma un po' zoppicante, confezionato senza la giusta malizia e di conseguenza più piatto dello sperato. Non ha guizzi che lo vivacizzino a sufficienza e certe gag (quelle relative alla breve deriva sadomaso per esempio) suonano goffe.
Ad ogni modo il desiderio di rompere gli argini con uno stile meno scontato della media, pronto a seguire anche nell'andamento la posa da sfaticato di Gualtiero, che si atteggia a saggio filosofo senza i titoli per farlo, è interessante. Così come lo è il riflettere divertendosi sulle sfere d'influenza e il potere politico di una famiglia altolocata, in cui a sfruttare la propria posizione di comodo non è forse solo il figlio più fatuo... E se a salvarsi per una volta fossero proprio le tanto vituperate nuovissime generazioni (ovvero il figlio di Gualtiero)? Meno efficaci le gag legate agli extracomunitari che vendono merce al mercato e altre legate a siparietti evitabili. Marcel M.J. Davinotti jr. Chiudi
L'esordiente regista veneto Pietro Parolin dà vita a un garbato omaggio alla commedia all'italiana con apprezzabili risultati. Avvalendosi del simpatico e scanzonato Marcorè e con un buon cast arricchito dalla classe della Degli Esposti, racconta una frizzante vicenda dei nostri giorni con ironia e sarcasmo. Da scoprire.
Commedia dalla breve durata tutta incentrata sull'istrionismo di Marcorè che regala qualche sorriso ben coadiuvato dall'ironia della Degli Esposti, tuttavia nel complesso appare una pellicola sufficiente che non propone nulla di nuovo cercando spunto dal vasto repertorio della commedia all'italiana. Belle le ambientazioni venete e simpatico il finale che scoperchia certi pruriti della provincia.
Commedia all'acqua di rose che già parte con lo svantaggio di un Marcoré sì bravo e divertente ma con accento veneto che quanto ad artificiosità se la batte senza paura con quello romanesco di Celentano. La breve durata permette di seguire senza problemi ma purtroppo senza eccessivo interesse: dopo la prima mezz'ora le vicende dell'imprenditore impenitente esauriscono la loro spinta propulsiva e si finisce per assistere a siparietti simpatici in alcuni casi (quelli con la Degli Esposti) ma molto trasparenti in altri. Piace comunque la ricostruzione di un Veneto abbastanza realistico.
Arrivista figlio degenere di una famiglia di imprenditori veneti si trova sul lastrico e deve reinventarsi una carriera, combinando una discreta quantità di disastri. Ovviamente tutto per ridere. Almeno, questo sarebbe il fine dell'operazione, che però riesce a malapena a far sogghignare in qualche occasione. Marcoré, per carità, è sempre bravo ma queste commedie "garbate" con ambientazioni provinciali che sembrano girate per essere proiettate alle fiere del turismo hanno stancato.
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