Un affresco del conflitto fra i kulaki e le fattorie collettive in Ucraina. Sebbene realizzato sotto l'egida di un rigoroso realismo sovietico, è un film carico di passione tragica, che raggiunge un'apoteosi panteistica nella scena del funerale nel bosco. Un capolavoro pregno di un'intensa morale laica e universale. Spesso citato assieme a La Corazzata Potemkin come uno dei film più importanti del cinema sovietico. Quasi dimenticato ma indimenticabile.
La terra è la protagonista, senza dubbio, ma anche il cielo che la sovrasta, che cambia tono seguendo le vicende di uomini e donne dagli sguardi profondi, che ridono, che cantano o che si disperano. Il mezzo meccanico rappresenta il nuovo, voluto dal basso, che lo fa funzionare anche con la propria urina e visto di malocchio dall'alto, dai poteri e qui c'è la parte politica. Immagini di grande energia montate come forse ancora oggi non si sa fare, primi piani che sostituiscono la parola, riprese e inquadrature di grande bellezza estetica.
MEMORABILE: Basil che torna a casa ballando e sollevando nuvole di polvere (la terra) in un estatico controluce; La partoriente durante i funerali "laici" di Basil.
Contadini comunisti contro kulaki anti-collettivizzazione: nato come opera di propaganda sovietica, il racconto del giovane che guida il suo villaggio verso il futuro ma è ucciso dai reazionari assume contorni ambigui, che gettano invece ponti solidi verso il passato, rievocato liricamente nella morte iniziale del patriarca. Straordinaria la folgorazione visiva, tra primi piani e paesaggi panici, con ritmi incalzanti, scene travolgenti (l’arrivo del trattore) e una forza epica che penetra fin nel brano documentaristico della panificazione.
Arcaico, polveroso, insostenibile macigno di matrice ucraina e anima sovietica (anche se pare la Russia non gradì). Una trama che definire esile sarebbe un eufemismo, inquadrature grezze e ripetitive (molti p.p. frontali, angolati dal basso, un po' alla Pasolini per intenderci), montaggi sincopati che nel 1930 avevano già fatto il loro tempo, volti smunti e scavati (anch'essi proto-pasoliniani) di cui solo un paio veramente espressivi, un senso di atavico tedio che farebbe la gioia del Riccardelli e la morte cerebrale delle masse plebee. Mattone.
Capolavoro di Dovzenko in cui la storia (in parole povere: contadini versus kulaki) passa completamente in secondo piano dinanzi ad immagini di grande splendore formale e di inusitata forza visiva ed emotiva. Le immagini scorrono via, prima lente e tranquille per poi aumentare di intensità e velocità col procedere dei minuti. Il lavoro di montaggio lascia di stucco e gli ultimi venti minuti sono di rara intensità (anche oggi è molto difficile trovarne così) e suscitano emozioni a profusione. Superbo.
MEMORABILE: L’inizio con la “dolce” e tranquilla morte del vecchio contadino. Gli ultimi venti minuti. I volti dei contadini.
Insostenibile mattonata ingenua e senza un minimo di appeal. Concezione del ritmo pari allo zero assoluto, una trama incomprensibile, inquadrature sgangherate con una leggera pulsione verso i cavalli, recitazione imbarazzante (la vecchietta che piange è l'apoteosi del trash); il tutto corredato da frasi ridicole (indimenticabile l'affermazione "amava le pere"). Fortunatamente il supplizio dura poco più di settanta minuti. Dopo la visione sale una voglia smisurata di recuperare tutta la filmografia di Tony Scott. Pessimo e incomprensibilmente osannato dalla critica.
Splendido poema lirico di morte e rinascita attraversato dall'occhio penetrante della Natura, con al centro il pulsante e determinante discorso sulla lotta di classe tra kulaki (ricchi latifondisti) e braccianti alla ricerca di un proprio ruolo centrale all'interno della rinnovata società comunista russa. Da confrontare con il moderno e bellissimo Leviathan (che però esprime una critica totale all'epoca della Russia sovietica) per quanto riguarda l'intervento di nefasta sobillatrice delle masse attribuito alla religione.
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Da inossidabile sostenitore degli impiegati della megaditta italpetrolcemetermotessilfarmometalchimica ho erroneamente messo un apostrofo di troppo prima di "eufemismo" nel commento. Le vittime del Riccardelli forse approverebbero, ma dinnanzi a pallinaggi tanto imponenti (a parte quello dell'amico Didda) meglio cercare di restare seri. Chiedo quindi a Zender di correggere l'errore. :)
Deepred89 ebbe a dire: Da inossidabile sostenitore degli impiegati della megaditta italpetrolcemetermotessilfarmometalchimica ho erroneamente messo un apostrofo di troppo prima di "eufemismo" nel commento. Le vittime del Riccardelli forse approverebbero, ma dinnanzi a pallinaggi tanto imponenti (a parte quello dell'amico Didda) meglio cercare di restare seri. Chiedo quindi a Zender di correggere l'errore. :)
Di questo film esiste un'edizione italiana in DVD, distribuita da DNA Srl: ZVENIGORA (La montagna incantata, 1927) + LA TERRA (1930)(2 Film su un unico Dvd). I film sono muti (con accompagnamento musicale stereo) e sottotitoli in italiano (forced) sui cartelli in originale. Rapporto schermo: 1.33:1 (Riadattato in formato 16/9 Pillarbox) Extra: Trailers DNA I film sono stati rieditati con il contributo dello studioso di storia del cinema Riccardo Cusin. Questa versione è disponibile anche in streaming su alcune piattaforme.