Alla sua uscita scatenò diverse polemiche: e ci credo. Non bastano gli ultimi dieci minuti, un goffo tentativo di riequilibrare politicamente il film, per scansare l’accusa di essere fazioso e quanto meno discutibile nella descrizione dei palestinesi. Per di più non funziona bene nemmeno sul piano del puro intrattenimento: troppe le pause (forse però necessarie per caratterizzare meglio il personaggio principale) che portano ad inevitabili cali di tensione. La Keaton offre una gran prestazione.
Modo sbagliato, sbrigativo e teatral-cinematografico per affrontare il problema palestinese al di là delle tendenze politiche (molto più in là nel tempo Spielberg, con Munich, non farà di certo un lavoro equilibrato e analitico). Kinski e la Keaton, oltre che buoni effetti speciali, cercano di innalzare il livello di un film che si guarda con curiosità ma a volte anche stanchezza. Il suo perché l'opera di Hill ce l'ha, ma risulta diluita e si perde nell'immediatezza delle situazioni e dei discorsi.
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