La strada senza nome - Film (1948)

Appartenente allo stesso filone di T-Men cui assomiglia sotto molti aspetti ma con un pizzico di ritmo in più (davvero notevole ed avvincente la parte finale) e con un personaggio che si eleva dalla massa anonima dei tanti criminali: il gangster maniaco dell'igiene e, forse, velatamente omosessuale interpretato da un sempre grande Widmark. Buona regia, ottima la fotografia (elemento essenziale visto il genere): insomma una godibilissima e divertente opera di genere che chi ama il noir farebbe bene a recuperare.

Poliziotto fresco di Accademia inizia a frequentare sotto copertura una palestra di boxe equivoca, nella speranza di entrare in contatto con una banda di rapinatori che si è già resa colpevole di alcuni omicidi. Poliziesco classico, dal taglio documentario, che si eleva sopra la media del periodo non tanto per la buona fattura, in particolare della fotografia (cosa non insolita) quanto per la presenza del magnetico Widmark, cattivo elegante ed ambiguo. Nel rest del cast, da segnalare il bravo caratterista John McIntire.

I moderni metodi della polizia e dell'FBI sono messi in evidenza in questo film-documentario che, come detto nei titoli di testa, mostra dove possibile, veri ambienti e veri addetti della sicurezza, al lavoro. Il giovane poliziotto infiltrato commette diversi errori e proprio questi creano suspense e danno ritmo a un poliziesco molto godibile, ben girato e ben interpretato. Richard Widmark, senz'altro protagonista, qui fa il duro, elegante, sicuro (ma teme i raffreddori) e anche lui crede di usare metodi scientifici per perpetrare i suoi colpi.

Il "povero" Richard Widmark inchiodato nel ruolo dell'usuale gangster sadico, picchiatore di donne e psicopatico, versus un poliziotto di bell'aspetto infiltrato nell'ambiente malavitoso. Non perdetevi questo poliziesco-noir efficacissimo, cinico, lurido, con una trama geniale che dispiega tutta la sua potenza espressiva nel finale apocalittico. Sullo sfondo un' America piovosa e tenebrosamente fotografata.

Una gruppo di criminali passa dallo sfruttamento del gioco d'azzardo alle rapine con omicidi. La polizia decide di utilizzare un agente affinché riesca a infiltrarsi nell'ipotetica banda. Gangster movie a tinte noir ruvido e bello teso che ci regala anche un bell'incontro di boxe tra una sigaretta e l'altra. Gli stilemi del genere sono tutti presenti, compresa l'ambientazione e la figura femminile che deve sopportare i soprusi del gangster che la tiene in pugno.

Archiviato nei minuti iniziali l'omaggio alla polizia con interessanti delucidazioni sul suo lavoro visto dall'interno, la pellicola si trasforma in un energico gangster movie che, dopo aver esplorato il crimine dal punto di vista psicologico, esplode in un finale action di buon livello. Buona prova di Stevens, uno dei primi "infiltrati" del cinema, ma il migliore del cast è un superbo Widmark, un cattivo pieno di mezzi toni che non si dimentica facilmente. La splendida fotografia del mago della luce MacDonald è la ciliegina su una torta che vale la pena di assaporare ad ogni boccone.

Le indagini di FBI e polizia vengono descritte con un taglio documentaristico (e annessa voce narrante) assai diffuso all'epoca, ma per il resto questo bel poliziesco propone dinamiche molto moderne, con l'agente infiltrato in una pericolosa banda che a sua volta può contare su una talpa nelle forze dell'ordine. Discreto Stevens, validi caratteristi, ma il migliore è un Widmark di magnetica spietatezza; insolitamente marginale invece il personaggio femminile (una giovanissima Lawrence). Fuller ne firmerà un remake in salsa nipponica molto più incline al sentimentalismo.