Tratto da un'antica fiaba giapponese del X secolo, il film è solo all'apparenza semplice ma conserva al suo interno non pochi significati nascosti e simbologie come spesso accade nelle pellicole giapponesi d'animazione. La prima parte è più "in prosa"; la seconda più "poetica", complessa, filosofica e riserva maggiori emozioni che pure non mancavano in precedenza. Alla fine il film risulta molto piacevole e scorrevole nonostante la lunga durata (135 minuti). La tecnica del disegno è diversa da quella di altri lavori dello studio Ghibli, ma resta di livello altissimo e fa sempre il suo effetto.
Perla assoluta dell'animazione contemporanea, che riesce a trarre della storia più elementare possibile il massimo delle emozioni, con un tocco dolce, tenero e malinconico che entra nell'anima fin dalle prime, splendide inquadrature. Il tutto mostrato attraverso immagini sfumate e stilizzate (un po' alla Luigi Toccafondo, seppur basato sul semplice disegno); un film di quelli che difficilmente avrei pensato di apprezzare ma che, nell'insieme (si aggiunga l'azzeccata OST), si trasforma in pura poesia. Bellissimo e appagante il finale. Meraviglioso.
Dura da mandar giù vedere l'Oscar assegnato a un filmetto modaiolo come Big hero 6 a discapito dell'ultima immensa opera di Takahata. Basato sulla tradizionale fiaba della bimba dell'albero di bambù, il film dello Studio Ghibli è una gioia per gli occhi e per l'anima, graziato dal meraviglioso stile pittorico dei disegni, che cambiano cromatismi e cinetismo in base allo stato d'animo dei personaggi. Profondamente allegorico e ricco di simbolismi, narra una storia fruibile su molteplici livelli di lettura che si chiude su dolci note malinconiche.
Isao Takahata (di cui apprezzeremo presto al cinema una riedizione de Una tomba per le lucciole) utilizza la pittura per rappresentare un'antica fiaba giapponese e finisce per restituirci 135 minuti di poesia per immagini, che si perdono tra musiche bellissime, simbologie non immediate e diversi piani di lettura, adatte a palati diversi (per lo più raffinati).
Abbandonando lo stile iper-realistico delle sue opere precedenti, Isao Takahata porta lo spettatore all'interno della mitologia giapponese con un'opera ambiziosa tratta da una nota leggenda popolare di quel paese. Il risultato è un film sognante con unopartire stile grafico davvero stupefacente e assolutamente inedito. Un tratto all'apparenza semplice che si rivela invece assai elaborato. Dal punto di vista narrativo, la pellicola paga una durata eccessiva e alcuni passaggi oscuri per il pubblico occidentale e forse penalizzati dal doppiaggio.
Malinconico, simbolista, minimalista, bellissimo capolavoro di un maestro dell'animazione. Semplicemente uno dei più bei cartoni mai creati, con disegni che sembrano vere opere d'arte giapponesi. Una storia di delicata rinuncia e insolita formazione. La nostra principessa attraverserà le sciagurate convenzioni umane rimanendovi tristemente impigliata.
Sotto le spoglie di una favola onirica e misticheggiante si cela una denuncia della tradizione giapponese che imporrebbe il ruolo della donna come oggetto. La felice scelta di utilizzare un segno poco dettagliato permette di guadagnare in dinamicità e, insieme all’uso di tenui colori acquerellati e un’ombreggiatura quasi assente, produce immagini sfumate che ben si sposano con la trama, in un’alternanza tutta orientale di dramma e leggera comicità. Film delicato e talmente bello da vedere che gli si perdona anche la lunghezza.
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DiscussionePanza • 6/04/18 10:34 Contratto a progetto - 5250 interventi