Attrice teatrale di mezza età va in crisi per un ruolo di donna che sta invecchiando, dopo aver assistito alla morte di una giovane fan in un incidente. Cassavetes indaga la crisi esistenziale di una donna con il suo inconfondibile tocco iperrealista che scruta gli attori in primissimi piani sfuggenti dall'inquadratura, con la volontà di carpire gli slittamenti dell'anima dilaniata dalla solitudine e dall'angoscia. Un bel film, con una splendida Rowlands, ma dopo un po' dà l'impressione di essere pedante e schematico.
La sera della prima è il momento per tirare le somme, fare i conti con la propria vita, forse riscoprirne una differente, addolcita, reinventata, improvvisata. Il sottile confine tra finzione e realtà si esemplifica nell’atto semplice e liberatorio eseguito sopra un palcoscenico. Un’altra eccezionale prova per Gena Rowlands in questo dramma teatrale che mischia vicissitudini lavorative e problemi esistenziali legati alla depressione, al rimorso, al passato che ritorna sottoforma di utopia effimera, claustrofobica, beffardamente sognatrice.
Gena Rowlands è la colonna portante di questo film, che giudico davvero notevole: John Cassavetes le ha scritto una parte che le calza a pennello. Storia melodrammatica che, nonostante la durata, risulta molto interessante e coinvolgente. Per raccontare i problemi esistenziali non bisogna per forza cadere nel piagnisteo e nel banale: questo film ne è la dimostrazione.
Cassavetes allo stato puro: cinema teatrale (ma non solo), rapporti tra i sessi, attori che sembrano improvvisare. Ma soprattutto uno straordinario (non è la prima volta) ritratto di donna con tutte le sue fobie, insicurezze, fragilità. I ritmi non sono certo frenetici eppure si resta coinvolti e sicuramente rapiti da una prova monumentale di Gena Rowlands. Straordinaria anche la capacità magistrale di mescolare i vari piani della realtà con la vita che si fa teatro e viceversa. In più anche l'innesto dell'aspetto onirico. Da applausi.
Ultimo Cassavetes puro (i film degli anni '80 vedranno "contaminazioni" commerciali), è un opera il cui chiaro impegno concettuale può risultare al solito respingente, salvo il lasciarsi coinvolgere nella fenomenologica concretezza della messinscena. Le parti in teatro sono tra le più straordinariamente accorate dedicate a questa forma di spettacolo, mentre la performance della Rowlands è al contempo l'ennesimo atto d'amore verso la donna e la testimonianza magistrale della messa in discussione come condizione esistenziale perenne dell'attore. Blondell e Gazzara reggon ruoli ingrati.
MEMORABILE: I due incontri con le medium: entrambi risolti in clamoroso anticlimax; Le inutili indicazioni e consolazioni di Gazzara, Blondell e Stewart.
Le prove di una commedia teatrale diventano lo psicodramma di un'attrice in crisi, acuita dal trauma di aver assistito all'incidente mortale di una ragazza. Gran prova degli uomini (Gazzara, Stewart, lo stesso Cassavetes) in ruoli sgradevoli e ancillari (ciascuno di loro ha un rapporto "sentimentale" con la protagonista ma anche di interesse e/o di competizione) che confermano l'affiatamento del "clan Cassavetes", ma in finale il peso è tutto sulle spalle della bravissima Rowlands. Affascinante, benché un po' troppo compiaciuto nel suo intellettualismo.
MEMORABILE: La scena (che ormai ben conosciamo per averla vista stravolta in vari modi durante le prove) recitata dalla Rowlands ubriaca sul palco.
Cinema sperimentale, dominio completo degli attori e libertà d'espressione senza vincoli. Questa coraggiosa filosofia di Cassavetes ha certamente grande fascino ma anche alcuni difetti: la mancanza di una storia vera e proria e di una narrazione rigidamente controllata, in nome della pura creazione del personaggio, a tratti sembra far scadere il film nel virtuosismo cinematografico fine a se stesso, o nella ripetizione. Eppure il meraviglioso ritratto di donna rimane impresso, così come la caratterizzazione di tutti i personaggi, con attori che recitano a livelli celestiali.
MEMORABILE: Le apparizioni del "fantasma"; Il personaggio di Melva Drake.
Myrtle (Rowlands) sublima nell'alcol tutte le sue incertezze di attrice di mezz'età che vede sfiorire al contempo avvenenza e rilevanza professionale. Una sera, la traumatica morte della giovane fan Nancy (Johnson) la pone una volta per tutte di fronte ai propri fantasmi... Sontuoso saggio metacinematografico di Cassavetes: una riflessione a tutto tondo sulla vita a teatro e sul teatro della vita, su declino e morte, sulle mille maschere indossate dall'individuo per sfuggire a sé stesso. Gli ammiratori dell'ultimo Lynch troveranno molto di Myrtle nella Nikki (Dern) di Inland empire.
MEMORABILE: È Myrtle a parlare, o il suo personaggio? La sera della prima.
Una fan di una attrice viene investita dopo averle chiesto l'autografo. Psicodramma di una donna cinquantenne che realizza di aver perso la giovinezza. Cassavetes descrive la vita e il mondo del teatro in un amalgama che le fa confondere, e abbozza qualche sprazzo di esoterismo per enfatizzare il malessere della protagonista. Rowlands perfetta sia mentre è sul palcoscenico che quando affronta la sua psiche turbata dagli eventi. Gazzara appare sacrificato.
MEMORABILE: L'autolesionismo; Il rifiuto dello schiaffo in scena; La lotta con lo spirito; L’entrata in scena ubriaca.
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