Da un'idea di Carlo Lucarelli una nuova fiction giallo-poliziesca Rai di buon livello girata a Trieste. La trama non è poi così distante da Ghost ma sono l'atmosfera mystery-thriller e alcune suggestioni visive, curiosamente simili a quelle viste in Rocco Schiavone, a rendere apprezzabile la produzione. La regia e la fotografia sono di tutto rispetto, così come la musica e le ambientazioni. I primi episodi riescono a nascondere il volto dell'assassino e a mantenere vivo l'interesse dello spettatore.
Davvero una buona serie tv. Lino Guanciale è molto bravo nella parte del "fantasma" che cerca verità sulla sua morte; l'intreccio giallo è particolarmente complesso e mantiene vivo l'interesse dello spettatore nel corso delle puntate. Da segnalare anche una buona prova della Pession, così come della giovane Valentina Romani (che avrà un peso specifico notevole nelle indagini...). Azzeccate le location in quel di Trieste.
MEMORABILE: La sigla; Lo scontro tra Cagliostro e il Messicano.
Un esperimento davvero coraggioso quello di portare in prima serata un prodotto che fa del fantastico il suo leit motiv. Un non morto che resta in collegamento con il nostro mondo e usa un tramite (la Romani) per scoprire molte verità. Le vicende sono complesse, tangendo tematiche come la famiglia, la depressione, la solitudine, l'amore e, ovviamente, il trapasso. Malgrado la serialità, il prodotto rimane di alto livello tensivo e non mancano sia qualche concessione sexy sia quel sentore di politicamente scorretto. Eccellente Gaetano Bruno.
MEMORABILE: La visione di Trieste dal celeberrimo Ursus e dal quadrilatero Melara.
Complimenti alla Rai per aver prodotto e proposto questo avvincente noir e al sempre bravo Carlo Lucarelli, affiancato da Giampiero Rigosi per l'ideazione. I personaggi sono tutti azzeccati e pure la seconda serie (spesso non è così) si fa apprezzare per la continuità e la coerenza del plot. Forse in alcuni momenti il brodo è un po' allungato, ma il buon Guanciale "morto che parla" accentra giustamente l'attenzione e crea una costante imprevedibilità.
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Questa serie televisiva, nata da un'idea dell'esperto Carlo Lucarelli, sposa il difficile connubio giallo-soprannaturale.
Ad un testo whodunit aggiunge la componente fantastica, con un Guanciale versione ghost che si avvicina ad una medium adolescente al fine di venire a capo del suo assassino.
Tempi dilatati, spesso eccessivi, con due episodi per ogni puntata.
I ritmi, pertanto, patiscono questa scelta diegetica, sebbene non manchino i momenti di interesse.
Qualche nudo (notevole quello della Mayarchuck) in più della media spiega anche il perché sia stata scelta la rete 2 anziché l'ammiraglia RAI...
Io invece ho trovato molto buono il ritmo...considerati il genere e il numero di episodi, mi aspettavo molti dialoghi noiosi e riempitivi.
Mi è piaciuta molto la caratterizzazione dei personaggi, lontani da certi clichè dicotomici, la loro evoluzione, il 'non è tutto come sembra' ed ho trovato in parte gli attori.
Pensavo mi sarei annoiata presto e invece ho divorato l'intera serie in tre giorni.
Spero vivamente in una seconda stagione...
MusicheHuck finn • 10/05/19 17:33 Galoppino - 689 interventi
La bella colonna sonora composta da Stefano Lentini:
Il brano dei finali di puntata, che fa da sfondo al consueto monologo fuori campo di Cagliostro, è un breve riarrangiamento del secondo movimento della Settima sinfonia di Beethoven per orchestra, coro, sintetizzatore e percussioni:
La seconda stagione (andata in onda da febbraio 2019) ha reso ancor più intricate le vicende che spingono il protagonista "non trapassato" Guanciale a non varcare la fatidica porta eponima. Spesso ci sembra di ammirare un poliziesco serrato, nei rirmi come nelle suggestioni (anche processuali), senza mai che venga tralasciato il quid fantastico proprio della diegesi. Il cast è in grande spolvero, con la giovane Romani e Gaetano Bruno a giocarsela con Fortunato Cerlino e Roberto Citran per la palma di migliore. In una piccola parte anche Ivan Franek, volto noto nel panorama di genere italiano (nella serie "Crimini" ad esempio). Più che consigliato.