Bellissimo thriller che si regge tutto su una forte tensione emotiva e che mescola materiale eterogeneo di diversa natura, risentendo soprattutto dell'influsso dell'espressionismo tedesco (per forza, visto che Ulmer fu allievo di Murnau) e del mito letterario di Faust. Ottime la regia e la fotografia, buona la prova degli attori. Da vedere.
Ottimo, un gioiellino. John Carradine è un perfetto Barbablu che strangola le sue vittime con una cravatta, il cast si impegna, c'e una bella fotografia. Ben realizzate le scene con i burattini, di buona tensione la scena del dipinto, la fuga sui tetti. L'atmosfera è ben creata e il film è davvero ben fatto, consigliato.
Il mito di Pigmalione riletto al contrario, nella folgorante e lucida esplorazione di una follia misogina ed omicida. Invece di trasformare un simulacro in donna viva, il pittore Morel riduce donne vive a simulacri, uccidendole dopo averle ritratte. Thriller espressionista con reminiscenze gotiche, torvo di sguardi bistrati, spettrale di primi piani cerei incastonati nel buio, maestoso e sinistro. E, nel flash back del primo delitto, un meraviglioso sbizzarrirsi in inquadrature oblique... Affascinante!
MEMORABILE: Lo spettacolo di burattini all'inizio, Morel che ritrae Francine osservandone il riflesso in uno specchio; la fuga sui tetti e il tuffo nella Senna.
Tra gli ultimi film espressionisti in bianco e nero degli anni 40, che avevano un grande fascino. Ambientato in una Parigi oscura e brumosa dove le scenografie della città sono solo dipinte, in modo semplice ma efficace (le vedute di Notre Dame, della Senna e di alcuni cunicoli) fanno da sfondo ad una storia tragica e romantica, su un pittore ferito nella sua sensibilità di artista, troppo preso dal suo ideale impossibile... Ottime anche le scenografia dell'atelier e naturalmente la fotografia, cupa, che risalta i contrasti di luce e ombre.
Penalizzato dal ritmo lasco, talora ricorrente nei film di Ulmer, ma caratterizzato da una magistrale coesione registica, in grado di precipitare lo spettatore all'interno del piccolo mondo conchiuso e artefatto costruito sullo schermo, rendendo incombente e oppressivo il clima generale della pellicola. Curiosa l'introduzione del personaggio della sorella "detective" di Parker, come brevi ma notevoli sono i carachters di Stossel (il mercante Lamarte), della Sorel (poi moglie di Carradine) e del fisarmonicista ubriachello. L'occhio di Carradine uccide!
Un misterioso strangolatore di donne si aggira imperturbato in una Parigi oscura, piena di ombre e cunicoli segreti: si scoprirà solo alla fine il perché di tanta natura omicida grazie a sottili implicazioni psicoanalitiche di grande effetto catartico sullo spettatore. Perfetto il clima angoscioso che segue il filo delle vicende, letteralmente perforate dallo sguardo folle di John Carradine a segnare i momenti più topici della intera storia. Romantico, tragico e orrorifico nello stesso momento.
Ennesimo B-movie di Ulmer rivalutato dalla critica per la capacità di ottimizzare tempi e mezzi produttivi, oltre che per gli innesti gotici ed espressionisti – per la verità abbastanza comuni nel cinema di genere coevo: ma i pregi finiscono qui. Il film è costituito da una prima parte concitata, verbosa e sbrigativa che prelude ad una seconda che cerca di dare anima ai protagonisti. Il montaggio sbozzato e approssimato, l'enfasi recitativa (Carradine in particolare) evocano gli stilemi del cinema muto. Come intrattenimento funziona, ma siamo dalle parti della mera curiosità d'epoca.
Gli influssi delle correnti più nobili del cinema muto si rilevano solo a tratti; e anche la conclamata derivazione dall'Espressionismo è più un cascame che non uno stile che struttura solidamente la pellicola (l'impalcatura simbolica di quel mondo, poi, è semplicemente assente). Ulmer, anzi, si lascia andare a una narrativa prolissa e, infatti, le ossessioni del protagonista sono più raccontate che non evocate o intimamente trasmesse allo spettatore. Rimangono gli sprazzi d'autore di cui si discorreva: i chiaroscuri, le sequenze del teatrino.
Soggetto a raptus omicidi, un pittore uccide le modelle a cui fa il ritratto. Innamoratosi di una modista, decide di redimersi smettendo di dipingere per dedicarsi all'attività di burattinaio ma... Girato in pochi giorni e con un budjet limitatissimo, un film in cui, rifacendosi all'esempio del maestro Murnau, Ulmer ricostruisce in studio una Parigi ottocentesca stilizzata in senso espressionista in cui si aggira come un fantasma la figura elegante e sottile di Carradine. La sua interpretazione malinconica accresce il fascino onirico di questa piccola opera preziosa, da recuperare.
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Il direttore della fotografia era Eugen Schufftan,che pero' venne accreditato come scenografo visto che non era iscritto all'unione dei direttori della fotografia.